Saul Ferrara

Karezze


 KAREZZE – Haiku e tanka di Saul Ferrara (Edizioni Progetto Cultura, pagg. 32, euro 5,00 ) (di Loredana Capellazzo)Saul Ferrara è autore non nuovo a cimentarsi negli haiku e il fatto di occuparsi di filosofia orientale non è certamente estraneo a questa sua scelta. Haiku è un tipo di poesia giapponese dalla caratteristica struttura di tre versi in 17 sillabe (5-7-5); un piccolo gioiello che racchiude in poche sillabe un'impressione, un pensiero, un sospiro dell'anima. Semplice raffinatezza e brevità che hanno fatto dire a Sei Shonagon, scrittrice giapponese del X sec.: "In verità, tutte le cose piccole sono belle." L'haiku è senza dubbio influenzato dal pensiero buddista ed esprime una visione della natura di solito serena e vicina alla spiritualità, capace di risuonare in armonia con le emo­zioni e i sentimenti del poeta che la contempla. L'haiku ha molti estimatori tra i grandi poeti contempora­nei, da Kerouac a Eluard, da Borges a Pessoa a Ezra Pound, che vi hanno introdotto piccole variazioni come la perdita del "kigo", riferimento a una stagione, e quindi una forma espres­siva più libera. Alla schiera di questi appassionati appartiene Saul Ferrara, che nel suo minimalismo ricco di illuminazioni istantanee e riflessioni a volte amare sa guidarci attraverso la sua visione della vita fatta di caducità e mutevolezza. A cominciare dal titolo, dove è usata la K non con la du­rezza che intendiamo noi occidentali, ma la "k" di haiku e tanka, lieve, leggera e schioccante, che rimanda alla defini­zione: "Haiku è un componimento dell'anima, dove tante pa­role non servono, agisce la delicata e quasi insostenibile leggerezza di una carezza." E quelle di Saul Ferrara sono "karezze" che di volta in volta aprono un sorriso, consolano la malinconia di un ricordo, fanno volare il pensiero. Troviamo in questa silloge alcuni versi di ispirazione più classica, dove il profondo amore e rispetto per la natura gli fanno compiere "cauti passi" perché "il fogliame nasconde / gusci di vita"; dove "una rondine scala/ l'arcobaleno"; ma anche qui il canto del grillo è "amaro". Alternati a questo genere di haiku ci sono quelli che por­tano riferimenti personali, riflessioni sul tempo e sulla vita, che esplorano l'anima e le sensazioni del corpo, facendo emergere spesso tristezza e nostalgia, che gli elementi della natura rispecchiano: "Luce lunare,/ muta sorella nella / soli­tudine". Nella seconda parte del volume abbiamo una breve rac­colta di tanka, la forma più antica della poesia giapponese, da cui l'haiku deriva, composti da 5 versi di 5-7-5-7-7 sillabe. Anche qui, immagini lievi di gioia si mescolano alla tristezza che fa dire al poeta "per riscaldarmi/ brucerò ricordi e / no­stalgici sospiri". Una sottile malinconia e il sempre presente sentimento del tempo che scorre e porta via i sogni ("ed ogni sogno/ diventa scuro come/ fumo di braci spente") sono la cifra della rac­colta, in cui brevi sprazzi di luce lasciano respirare la natura in tutte le sue declinazioni (stagioni, elementi naturali, ani­mali, piante) e accompagnano il mondo interiore del poeta, i momenti più introspettivi che definiscono il suo percorso spi­rituale e sua la ricerca verso la comprensione dell'uomo e della natura.     Haiku 3Fine d’estate,nel cielo si alzanocroci piumate   8Aghi di pinocadono, del bosco èl’intimo pianto 10Vago nel vastomare, la tua manola mia vela Tanka 1 L’età feliceè terminata. Comestelle in luttosul muro impronte dipiccole mani sporche.