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Nag Arnoldi, sculture 1980 - 2010

Post n°1386 pubblicato il 10 Luglio 2011 da ileha
 
Tag: Art

Palazzo Reale di Milano ospita una retrospettiva di Nag Arnoldi (Locarno, 1928), lo scultore svizzero vivente di maggior prestigio internazionale.
Promossa dal Comune di Milano – Cultura e Palazzo Reale nell’ambito de “La Bella Estate di Milano”. l’esposizione, curata da Rudy Chiappini, sotto l’Alto Patronato della Presidente della Confederazione Svizzera, Micheline Calmy-Rey, col sostegno della Pro Helvetia, sponsor Société Générale, presenterà cinquanta sculture, alcune delle quali monumentali, in grado di ripercorrere gli ultimi trent’anni della sua carriera artistica, attraverso i temi più caratteristici della sua ricerca.
Nag Arnoldi è stato invitato a esporre in numerosi musei di tutto il mondo: dal Museo National de Arte di Città del Messico (1964) al Museo di San Diego in California (1968), a Palazzo Strozzi a Firenze (1981) e a Palazzo dei Diamanti a Ferrara (1990), e inoltre al Museo Olimpico di Losanna (1999) e al Museo di San Pietroburgo (2003). La sua ultima grande antologica nello splendido scenario del Castelgrande di Bellinzona, nel 2008, è stata visitata da oltre 300 mila visitatori.

Il percorso espositivo a Palazzo Reale, suddiviso per aree tematiche, si avvarrà dell’allestimento progettato da Mario Botta – che già aveva curato quello dell’antologica tenutasi a Lugano nel 1998 – appositamente studiato per esaltare l’elemento plastico di Arnoldi.
Particolare attenzione verrà dedicata al ciclo degli Astati e dei Guerrieri che occupano un ruolo privilegiato nell’immaginario figurativo di Nag Arnoldi, così come a quello dei Cavalli e dei Tori, testimonianza della sua predilezione per il mondo animale, e dei Minotauri, alcuni dei quali, di grandi dimensioni (3 metri di altezza), saranno ospitati in Piazzetta Reale.
Non mancherà un excursus sul tema del sacro, attraverso una serie di polittici d’ispirazione religiosa.
A una prima lettura, le forme dei suoi corazzati Guerrieri, dei Cavalli e dei minacciosi Astati, i bronzi di Arnoldi caratterizzati da una grande eleganza formale e da un altrettanto alta perizia esecutiva, rivelano una realtà più problematica, fatta di interrogativi e di riflessioni sulla condizione umana. Le sue sculture dunque non hanno nulla di scontato, non avvertono il trascorrere del tempo, non sono formula vuota ma innanzitutto struttura del pensiero, incontro con la storia, accumulo di esperienze esistenziali

Come afferma Rudy Chiappini, nel suo testo in catalogo, “l’opera di Nag Arnoldi, fortemente autobiografica, vive dentro lo spazio dell’accadimento continuo. Per lui la vita non si dà mai inutilmente, non è una vana traccia persa e fatta solo di memoria. Non svanisce ma resta aggrappata alla quotidianità, alla trama del tempo che scorre. La scultura non è una vuota formula, ma innanzitutto struttura del pensiero, incisione del destino, accumularsi di esperienze esistenziali, nascita di un’immagine dentro la coscienza che rende scheletro la realtà, violata da ogni parte, ma purissima nel suo legame con l’origine”.
“La sua produzione dell’ultimo quarto di secolo – continua il curatore – si è quindi mossa lungo la direttrice di una sintesi fra rigorosa definizione formale e mai sopita sperimentazione conoscitiva, costantemente sorrette da una drammatica tensione emozionale che denuncia un’etica smarrita e la dissolvenza di valori morali, rivelando, tra segni sofferti disgreganti la forma e rotondità levigate, quanto sia andato perduto di un patrimonio di bellezza e di integrità”.

Ad esempio, nel ciclo degli Armigeri, l’aspetto monumentale esteriore del guerriero, vero e proprio blocco monolitico, immagine della forza e del potere, si contrappone al volto che spunta dietro la celata dell’elmo, timoroso e prosciugato dalla durezza di un combattimento senza fine, che ha privato l’uomo della sua energia vitale e delle sue certezze.
O ancora, in quello degli Astati dove il gruppo dei militi rappresentati, tutti rivolti verso l’interno come a proteggersi vicendevolmente, non riesce a supplire alla fragilità dell’individuo ridotto a ruvida sagoma filiforme, metafora della loro condizione mortale.

Accompagna la mostra un catalogo Salvioni Editore, Bellinzona

Dal 6 luglio al 11 settembre 2011

Palazzo Reale - MIlano

Tafter.it

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Commenti al Post:
Nues.s
Nues.s il 11/07/11 alle 19:35 via WEB
Affascinante..
 
 
ileha
ileha il 14/07/11 alle 22:08 via WEB
Lui è mitico.
 
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