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A due passi

Post n°1372 pubblicato il 24 Maggio 2011 da ileha
 
Tag: Lieux

Il laghetto di Origlio

Una volta hanno chiesto a Giorgio Morandi (1890-1964) come mai non si muovesse mai da Bologna; era un coppia appena stata alle Maldive, i due non riuscivano a capire come mai un grande pittore come lui non avesse voglia di viaggiare, scoprire nuovi paesi lontani. Rispose solo: «Avete mai osservato bene le gocce di rugiada sotto le foglie delle rose?».Questa nuova rubrica ha come scopo quello di occuparsi di svelare qualche goccia di rugiada a due passi da casa. Riportare alla luce dei luoghi speciali dietro l’angolo. La nostra prima goccia è un grande stagno, conosciuto anche come laghetto d’Origlio. Andare in un posto a piedi con un obiettivo ben preciso, benché ci sia stato mille volte, presume sempre un senso di pellegrinaggio. Ecco così che m’incammino per andare al lago come si dice semplicemente da queste parti. In una giornata d’aprile come questa, senza vento contrario, in stan smith e con passo deciso, da casa ci vogliono sedici minuti circa prima di avvistarne, passando per il bel nucleo di Origlio, il primo polpastrello scintillante tra i canneti. La leggenda vuole che un giorno tanto tempo fa, un mendicante bussò alle porte degli abitanti di Origlio chiedendo qualcosa da mangiare: una dopo l’altra tutte le porte gli vennero sbattute in faccia. Tranne una, quella di una casa in fondo al villaggio dove viveva una povera donna e suoi tre figli.Gli diede ospitalità, anche se sul fuoco aveva messo dei sassolini per far credere ai figli affamati che ci fossero delle castagne per cena. Il mendicante disse alla donna di rovesciare in tavolo la pentola ed ecco delle castagne sul serio.Quando il mendicante se ne andò, disse alla donna che durante la notte sarebbe arrivata una tempesta; di non uscire se non il mattino dopo e di guardare nel granaio.Durante quella notte infatti venne giù un finimondo che allagò tutto il villaggio, tranne la casa della povera donna che trovò nel granaio sacchi di castagne, farina, patate, e due mucche con i loro vitellini. Ma se usiamo l’immaginazione per l’origine geologica del laghetto, dobbiamo fare un salto temporale di tredicimila anni per vedere la creazione di una culla morenica attraverso il ritiro del ghiacciaio dell’Adda, poi man mano riempita d’acqua. Il laghetto d’Origlio è un’autentica perla ambientale, inserita nell’Inventario federale delle torbiere,ma fino agli anni Ottanta è stato un posto balneare.Mi ricordo che c’era una liana appesa a un albero per tuffarsi e una marea di gente. Poi nel 1985 il divieto di balneazione e diventa un’oasi di pace,ma qualcuno c’è ancora, d’estate verso sera, che fa il bagno silenziosamente; dicono rilassi: è l’acqua piena di torba. Fa bene,ma bisogna avere almeno una trentina di birchermüesli alle spalle per apprezzarne le proprietà benefiche; il Guerin ad esempio,memoria storica del lago, improvvisamente l’estate scorsa mi ha detto che lui il bagno non lo fa mai,magari una o due volte, se ha piovuto molto. Si diceva che avevano vietato di fare il bagno anche perché era pericoloso, c’erano dei mulinelli che ti portavano sotto. Questa storia dei mulinelli la raccontava sempre anche la zia Ilda, diceva che tanti sono annegati; perfino d’inverno, con il ghiaccio che si rompeva e si richiudeva subito sopra. Infatti oltre al vecchio paese sommerso, sul fondo si racconta di cadaveri sui ciao come relitti tra le carpe a specchi, addirittura una porsche, intravista in un ottovolante sul ghiaccio un gennaio di fine anni Settanta.Ma a parte il suo lato oscuro, al lago d’Origlio di solito, in ogni stagione a qualsiasi ora, non gli manca mai niente per essere come direttamente dentro un haiku. Altro che Maldive. Un grande momento del lago d’Origlio comunque è il periodo delle ninfee,ma oggi è ancora presto e ci sono attorno al lago solo ammirevoli superfici di anemoni. Mentre rifIessa,si vede qualche cima ancora un po’ innevata e a guardare su verso la chiesetta di San Giorgio nel bosco che va fino a San Zeno, ecco qualche spruzzo bianco che indica la presenza dei ciliegi selvatici. Da notare lì una delle due case proprio vicino al lago, con le linee e i materiali tipici dell’architetto Franco Ponti. Il lago d’Origlio è soprattutto un biotopo polivalente: passeggiate d’amore, da soli, in modo norvegese, jogging, il cane, leggere un libro, un paio di birre sul pratone, classico giro del lago di per sé, per i bambini le piccole barche a vela, qualche fanatico adulto con il mini motoscafo,sedersi su un panchina così per sport, pesca paziente al luccio.Adesso infatti,a quest’ ora, il Gianmario laggiù sta curando il suo luccio, dall’altra parte due persone fanno tai chi, una signora porta in giro il suo beagle, un’anitra scivola via impassibile.

 

Oliver Scharpf

 
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ileha
ileha il 02/06/11 alle 20:37 via WEB
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