SCOMPASSANDO

Rispondendo a Scacciavillani


Il quale ha fatto un articolo per gente molto terra terra, come me, per spiegare perché sarebbe una idiozia tornare alla lira: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/15/ritorno-alla-lira-for-dummies/627339/Dimenticando pero, a mio parere, alcune cosine "secondarie".<La questione è: chi paga?Perché è chiaro che qualcuno prima o poi la deve pagare. Ma questo a mio avviso dalle cime delle barricate dei pro-euro (con tutto quello che rappresenta) e degli anti-euro (anche qui con tutto ciò che significa), si elevano sentenze, giudizi inappellabili e previsioni di catastrofi nel caso che la tesi del proprio schieramento finisse per soccombere alle argomentazioni dell'opposto, ma nessuno che dice una parola chiara su chi debba pagare cosa. Forse è un argomento troppo scottante o "divisivo" come si dice con un termine di moda in questi tempi, per cui è meglio soprassedere. La questione è chi deve pagare le cavolate fatte fino a stamattina? Partissimo da zero oggi, visti i presupposti, sarebbe inattaccabile che una politica di rigore dove ognuno debba fare del proprio meglio e chi fa il furbo, o incapace ne subisca le conseguenze. Ma è giusto che oggi chi non ha il minimo sentore di quello che è successo, di un sistema marcio dal quale non ha guadagnato nulla debba pagare lui per tutto quello che è stato fatto sopra la propria testa e a propria insaputa? Se l'uscita dall'Euro e la conseguente prevedibile svalutazione per cercare di rendere competitivi a livello mondiale dei prodotti che non lo sono per mancanza di competitività delle imprese, per il peso di una fiscalità e di una inefficienza della macchina burocratica senza pari, col tempo portasse a perdere un po', o tanto, questo c'è qualcuno in grado di quantificarlo numericamente e non "a sensazione"?, sarebbe peggio che una perdita enorme di potere produttivo, della forza lavoro impiegata e un impoverimento generalizzato che colpirebbe soprattutto chi è sofferente già ora e lo sarà ancora di più nell'immediato futuro? La creazione di regole e di una cultura dell'efficientismo è doverosa e necessaria oltre che auspicabile e plausibile da ogni punto di vista. Ma quanto tempo impiegherebbe per sortire risultati numericamente importanti in grado di invertire l'andazzo "declinante importante" in cui si trova, da decenni ormai, questo paese? Non sarebbe forse il caso di dare una scarica elettrica al sistema risollevandolo in tempi brevi con una terapia d'urto, quale la rinegoziazione del debito o una nuova rivalutazione della moneta, subordinata in qualche modo all'obbligo di intraprendere delle misure profonde di riorganizzazione statale, che passi per una rifondazione della pubblica amministrazione e un severo patto di ricostruzione industriale ed energetico degno di questo nome? O aspettiamo di fare questo dopo che si sarà cincischiato per qualche altro ancora con un paese ormai in ginocchio intraprendendo terapie di lungo periodo con un paziente ormai irrimediabilmente compromesso?>>