SEMPLICE.E.ANGEL

...prendi a cuore il mio destino...


     Mancano poche settimane a Pasqua e in questo periodo mi piace ascoltare brani di quel genio musicale che è stato Wolfgang Amadeus Mozart. In particolare il capolavoro del Requiem lasciato incompiuto, ci introduce nel destino ultimo dell'uomo: il mistero della morte. Avevo già proposto questo post nel mio blog qualche anno fa ed ho pensato di riproporlo ancora qui (mi scuso con chi non ama questo genere musicale), perché la sua musica sembra dare luce e sollievo all'umana tristezza.  
  La morte di Mozart avvenuta nel 1791 rimane avvolta da un tenebrosa leggenda fatta da oscure premonizioni, presunti avvelenamenti e da un emissario mascherato che gli commissiona la Messa da Requiem. Sebbene gravemente ammalato Mozart lavora febbrilmente al suo capolavoro. Scrive Vincent Novello " ... Una volta egli stesso, insieme a Sùssmayr e alla signora Mozart, provò una parte del Requiem, ma alcuni passaggi lo agitarono talmente che non potè trattenere le lacrime, e non fu in grado di proseguire...". Questa opera sublime colpisce per il carattere intimo nel cui intreccio sonoro si svela la personale commozione dell'autore di fronte al divino che porta in scena l'inevitabile incontro con la morte. Nell'ultima lettera indirizzata al padre, Mozart scrive: "...Poiché la morte (a ben guardare) è l'ultimo, vero fine della nostra vita, da un paio d'anni sono entrato in tanta familiarità con quest'amica sincera e carissima dell'uomo, che la sua immagine non solo non ha per me più nulla di terrificante, ma mi appare addirittura molto tranquillizzante e consolante! .... Non vado mai a letto senza pensare che (per quanto giovane io sia) l'indomani forse non ci sarò più. Eppure nessuno fra tutti coloro che mi conoscono potrà dire che in compagnia io sia triste o di cattivo umore. E di questa fortuna ringrazio ogni giorno il mio creatore e l'auguro di tutto cuore ad ognuno dei miei simili...".  
  Il Requiem è una meditazione profonda e drammatica dell'uomo davanti a Dio, del peccatore arrivato al momento del compimento della sua esistenza che si rivela nell'inquieto e austero avanzare dell'Introitus, come nel tumultuoso polittico della Sequentia dove, l'attacco grandioso e apocalittico del Dies Irae manifesta la maestosità e la terribilità di Dio. Al trombone, che evoca la tromba del giudizio universale, segue una stupenda voce di basso (una voce fonda che sembra evocare l'aprirsi dei sepolcri), ecco esplodere la voce del tenore, che con quel Mors stupebit sembra esprimere in modo visivo la sorpresa dell'eccezionale evento che sconfigge la morte. Sul Rex tremendae majestatis, fiorisce poi l'invocazione Salva me come una preghiera che sale dal profondo dell'anima e diventa fiduciosa invocazione di pietà e di perdono. Nel Recordare si invoca la misericordia di Dio. L'umanità di Gesù appare come il "ponte" tra la miseria dell'uomo e la grandezza Divina. Si fa strada nel Confutatis il Voca me cum benedictis, che è come un lieve canto angelico che viene da lontananze astrali e che mitiga l'asprezza del Confutatis: Ti supplico umilmente prostrato, con il cuore spezzato, come polvere: prendi a cuore il mio destino. Il cuore di Mozart ha cessato di battere esattamente alla strofa Lacrimosa dies illa, proprio mentre invocava la misericordia del Signore. Il capolavoro incompleto è stato poi terminato da Sùssmayr allievo di Mozart.  
  Quaerens me, sedisti lassus:redemisti crucem passus:tantus labor non sit cassus.(Per cercarmi, ti sei affaticato; per salvarmi hai sofferto la croce, non sia inutile tanta sofferenza!)......Qui Mariam absolvisti, et latronem exaudisti, mihi quoque spem dedisti.(Tu, che hai perdonato Maria ed esaudito il ladrone, a me pure hai dato speranza).......Oro supplex et acclinis, cor contritum quasi cinis:gere curam mei finis.(Ti supplico umilmente prostrato, con il cuore spezzato, come polvere: prendi a cuore il mio destino)......