Parole...

Falcone & Borsellino


Per non dimenticare…Era un sabato pomeriggio. Faceva caldo. Erano quasi le 18 quando la tv diede la notizia : << C’è stato un attentato al giudice Falcone,lui e le moglie sono feriti,tre agenti della scorta sono morti >>. Nel giro di un’ora la flebile speranza che il magistrato palermitano e Francesca Morbillo potessero salvarsi,si spense. Era il 23 maggio 1992 e i mafiosi,i criminali siciliani che Giovanni Falcone e il suo amico e collega Paolo Borsellino avevano fatto processare e condannare,fecero un brindisi. Volevano vendicarsi perché,come scrisse uno scolaro di Palermo,avevano << paura che lui scoprisse sempre più cose e potesse danneggiarli nei loro interessi >>. Lo temevano perché parlava palermitano,capiva il linguaggio dei boss fatto di sguardi e di segni. Era capace di far breccia nell’animo di certi mafiosi,di farli pentire. E di scoprire dove tenevano i soldi guadagnati vendendo droga e armi,o minacciando negozianti e industriali. Per essere sicuri di ucciderlo gli assassini usarono una carica di tritolo enorme. La infilarono sotto un cunicolo dell’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo,vicino all’uscita di Capaci. E aspettarono. Era dal 1983,quando s’era formato il pool,ovvero il gruppo di magistrati che indagava solo sui mafiosi e in cui c’era pure Borsellino,che volevano ucciderlo. E anche quando quell’esperienza finì,continuarono a temere Falcone e il suo amico. Quel sabato nessuno l’aspettava,il volo era stato deciso all’improvviso…Forse qualcuno avvisò i mafiosi,che fecero saltare in aria l’autostrada. I tre umini della scorta,Antonio Mortinaro,Vito Schifani e Rocco Dicillo,che erano sulla prima auto,morirono sul colpo. Falcone,la moglie e l’autista Giuseppe Costanza ( unico superstite ) quando giunsero i soccorsi erano vivi. I tre uomini sull’auto che li seguiva si salvarono. Ancora oggi c’è chi si chiede se i mafiosi organizzarono tutto da soli o se Falcone avesse anche altri nemici…Dopo 57 giorni morì Borsellino. Il giudice Paolo Borsellino sapeva che andare ogni domenica in via D’Amelio,a Palermo,a trovare l’anziana mamma poteva essere rischioso. Ma continuò a farlo finché non entrarono in azione i mafiosi che avevano deciso di ucciderlo come il suo amico Falcone. Quel 19 luglio 1992 aspettarono che salisse sull’auto insieme agli uomini della scorta e fecero saltare in aria una << 600 >> zeppa di tritolo. Morirono tutti : il giudice e gli agenti Agostino Catalano,Eddie Walter Cosina,Emanuela Loi,Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Erano passati 57 giorni dalla strage di Capaci e dei due magistrati cresciuti nel rione Kalsa rimase solo il ricordo.Ho notato (e con molta tristezza) che in questi giorni e quelli trascorsi che si è dato poco risalto di questo avvenimento,vale ancora il detto che siamo un popolo senza ricordi e senza vergogna?