DOVE OSANO LE PECORE

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"...E' che sei troppo in alto, tu. Ho una stima per te che non ti riuscirei a quantificare. Lo so che sono esagerato, lo sono volutamente. E ti voglio, adesso, solo per me."-D-E' come quando mi siedo fuori dalla finestra della mia camera a fumare una sigaretta e c'è vento.Mi incasso nelle spalle, appiattisco il collo e chino anche un pò la fronte. Gli occhi diventano spiragli ma non si chiudono.Ora il vento è piacevolmente caldo ma impetuoso. Magari un pò troppo.Dopo tanti giorni di solitudine mi sembra così strano essere avviluppata da venti tanto forti...come non fossi più avvezza a farmi coccolare. Come se qualcosa, in fondo, fosse cambiato perché prima o dopo doveva; doveva cambiare.E' così che mi sento: strattonata violentemente da venti che trapassano i quattro punti cardinali; ed io mi aggrappo al centro. Una violenza che per la prima volta non ferisce, un caldo che emoziona ma non brucia.Immagino che potrei, volendo, dominare questa situazione. Immagino che la tempesta in fondo non sia ancora iniziata e quelle che si paventano su questo cornicione siano solamente le prime avvisaglie...Però non lo so davvero se ho voglia di frenare, anche stavolta. Di mitigare l'emozione con uno sputacchio di realtà. Di invocare il nuovo e temere il mutamento.Forse stavolta sciolgo la coda, accarezzo la nuca e lascio che anche i miei capelli siano fatti prigionieri del turbinìo che mi circonda.Mi lascio abbracciare: sarà quel che sarà.