DOVE OSANO LE PECORE

Post N° 286


Una mattinaguardavo dal lunotto posteriore scomparire la città su di un velo di nebbia.Farsi piccine case e strade, allungarsi i suoni e le macchine minuscole dietro l'orizzonte.Una mattinail sorriso splendido di un semi sconosciuto, che mi rapisce, che mi coccola, che mi sfotte.Che mi scuote dal torpore dell'ennesimo sbaglio. Che mi fa volare alto, sopra la foschia, sul pelo del Lago, sul grano sabbioso diUna mattina.Mi sono stesa sull'erba davanti all'acqua ferma e quieta. E poi ho passeggiato sull'arena bagnata a piedi nudi...ho disegnato un cerchio ed ho immaginato la musica. Le ho dato un corpo, ed era il suo corpo. Un viso, un profumo; il suo viso ed il suo profumo.Mi sentivo protetta, rifugiata com'ero nell'osservarti dormire sotto il sole.E tu eri stanco mentre tuo fratello sedeva e chissà cosa passava nei suoi momenti, nei suoi silenzi....osservare lo sconosciuto farsi quotidiano, come le nuvole bianche.Nuvole bianchee sole, e grida e Camel Light e Morgan a strillare nella macchina verso casa e ridere senza aver più bisogno di guardare dietro, nel lunotto, alla ricerca dello scomparire del mondo.Nuvole bianche!profilarsi ennesimamente sulla riga del giorno che viene.Per ogni addio da sussurrare la forza di balbettare arrivederci. In ogni lacrima l'echeggiare di un sorriso. E così impari, diventi ogni giorno più grande....Che poi in fondo è tutta qui, credo, la vita.Nelle nuvole bianche, nelle onde del lago, in una mattina da accarezzare, nella prima stella del mattino.Perché se non è questo il senso, io non vedo senso.Il senso.nello scorrere stranamente emozionato delle mie dita sulla tastiera.E nella combinazione fortuita: l'unico brano che volevi ascoltare era l'unico ch' io fossi in grado di suonare....e diventa magia. grazie Raffaele, perché con me non hai palleggiato.