EL PUEBLO UNIDO

IL BAMBINO CON LA PISTOLA


Inizia con questo una serie di post dedicato ai minori e la giustizia, per il semplice fatto che i minori sono il futuro della società.
Lo chiamiamo IVAN.A poco più di dieci anni fu trovato in giro per le strade della città vecchia di Bari con una pistola di grosso calibro da consegnare a qualcuno. Si tentò di recuperarlo collocandolo in una comunità in Toscana da dove è fuggito non resistendo al richiamo della foresta, ovvero del contesto malavitoso nel quale era cresciuto. Ha ripreso a delinquere e, come prevedibile, ora che è maggiorenne, si legge di lui nelle cronache cittadine per il suo coinvolgimento in gravi fatti delittuosi.La vicenda, comune a tanti ragazzi, pone problematiche sociali, psicologiche, giuridiche, politiche. L'aspetto che sembra non valutato (ed è strano in un mondo dominato dal business) è quello del danno economico che la devianza minorile e la successiva criminalità adulta arrecano alla comunità.Quanto ci costa Ivan?Partiamo dal momento in cui è stato trovato con la pistola e facciamo dei conti: intervento della polizia, lavoro della magistratura e dei servizi sociali, spese per il trasferimento e per la permanenza nella comunità. E poi, quando è rientrato a Bari, costi della degenza in ospedale (per il suo ferimento in uno scontro tra bande) e, ancora, costi giudiziari per altri processi, costi della carcerazione. Senza dire delle vittime dei reati da lui compiuti, dei danni a queste vittime. Senza calcolare il contagio deviante diffuso nell'ambiente circostante e la conseguente moltiplicazione di "casi Ivan".E la storia dell'ex bambino con la pistola è soltanto all'inizio, con la facile previsione che la sua carriera sarà lunga e quindi molto "costosa". Un costo pesante, pagato per una vita criminale che è destinata a restare tale perchè nulla fa pensare ad una "conversione" di Ivan alla legalità.I primi dieci anni di vita di Ivan, il momento in cui si è svelata la sua inclinazione a delinquere, sono stati sufficienti a segnarlo per sempre. Ed è proprio in quei suoi primi anni bisognava tentare di intervenire. Certo non si poteva sottrarlo alla famiglia (anche se sulle famiglie malavitose si potrebbe effettuare un controllo di routine da parte dei servizi sociali), ma si poteva inserire in un asilo nido e poi in una scuola materna di qualità. Si poteva consentirgli di muoversi in parchi per giocare all'aperto, in strutture sportive, in ambienti ricreativi e culturali nel suo stesso quartire adattati a misura di bambino. E poi scuole studiate apposta per operare in realtà difficili, con programmi speciali ed insegnanti specializzati.MA TUTTO QUESTO A BARI E NEL SUD E' INCONCEPIBILE!!!!!!!Tutti questi bellissimi progetti potrebbero essere obiettati dai costi  consistenti per realizzarli, che se attuati potrebbero sanare il degrado ambientale in cui tanti bambini come IVAN vivono, in tanti luoghi sopratutto dell'Italia meridionale. C'è bisogno di molti soldi, è vero, ma facendo bene i conti, si scopre che l'investimento è economicamente redditizio. Come mai non ci si pensa?SONO troppo interessati alle speculazioni, al clientelarismo, a costruire i BUBBONI come punta PEROTTI. Da qui la constatazione che oltre , i politici , a perseguire interessi personali e di cordata, sono anche e sopratutto degli INCAPACI.Un ultima considerazione di carattere morale...forse in molti casi simili ad IVAN...sarebba bastata...UNA CAREZZA...(LA STORIA DI IVAN è reale e l'argomento è stato da me elaborato attingendo notizie dalla rivista MINORI E GIUSTIZIA)