EL PUEBLO UNIDO

Il ministro del Welfare è anche - per coincidenza - il marito del direttore generale di Farmindustria...


 Il ministro del Welfare è anche - per coincidenza - il marito del direttore generale di Farmindustria, la lobby nostrana dei produttori di farmaci. E vaccino sarà. Non per tutti, ma quasi. L’influenza “porcina” non smette di stupire. E nemmeno il governo numero 3 del Cavaliere Berlusconi Silvio da Arcore. Che , per bocca del ministro per il Welfare, Maurizio Sacconi, ha annunciato una maxi campagna da 48 milioni - leggere due volte: quarantotto milioni - di vaccini che potrebbe abbattersi su chiappe e avambracci degli italiani.Una raffica di (potenziali) punturine e punturone che lascia un po’ perplessi. Sacconi ci aveva spiegato che “preoccupazioni eccessive, non hanno ragione d’ esistere. E’ tutto sotto controllo, monitoriamo con attenzione. Non bisogna sopravvalutare e neppure sottovalutare”.E infatti: senza sottovalutare e neppure sopravvalutare l’influenza “porcina”, il ministro a tutto tondo - che dall’alto della poltrona dell’intraducibile Welfare si occupa tanto di Sanità che di pensioni - oggi ha annunciato che il Belpaese, nel dubbio, comprerà 48 milioni di dosi di vaccino. Che 8,6 milioni di italiani - i soggetti a rischio (cardiopatici, diabetici e quant’altro) e i lavoratori della Sanità e di altri servizi pubblici essenziali - verranno vaccinati entro la fine dell’anno. Ma soprattutto - udite udite - “si sta considerando di vaccinare contro la nuova influenza anche la fascia di popolazione pari a 15,4 milioni di soggetti tra i 2 e i 27 anni, da gennaio 2010“.Certo, un infettivologo esperto come Mauro Moroni, aveva spiegato che sì “c’era stata una iniziale preoccupazione”, ma “oggi, dopo centinaia di migliaia di casi, si può dire che questo non è più cattivo di alcuni virus stagionali influenzali che ci hanno colpito negli ultimi 30 anni”. E aveva pure aggiunto che questa sì è “un’influenza severa”, però di norma dura 3-4 giorni e “poi guarisce, anche senza farmaci”; Poi - come se non bastasse - anche Fabrizio Pregliasco, esperto di virus influenzali dell’università di Milano: “La nuova influenza non lascia intendere caratteristiche peggiori di quella cui siamo abituati”. Ma alla fine, evidentemente, si è deciso che la corsa al vaccino - già partita in molti altri Paesi europei e non - fosse inevitabile.Un’ottima notizia. Soprattutto per le grandi case farmaceutiche. Che, secondo i calcoli della banca americana JPMorgan, dall’influenza di quest’anno dovrebbe guadagnare - tra vaccini e quant’altro - una decina di miliardi di dollari (circa 7 miliardi di euro). Vendite che, secondo il “Financial Times” (e “The Guardian”) rappresentano per alcuni big di Big Pharma una vera e propria boccata di ossigeno. Scrive infatti il quotidiano britannico che GlaxoSmithKline, da aprile a giugno di quest’anno, ha visto i suoi profitti (pre-tasse) calare di un 6%. Colpa della crisi. E anche della concorrenza dei farmaci generici (quelli per cui il brevetto è scaduto e che può produrre chiunque). Ma questo non ha impedito alla società di aumentare i dividendi per i proprio azionisti. Anche perchè, come ha spiegato oggi l’amministratore delegato Andrew Witty, Glaxo ha già ricevuto ordini per 195 milioni di vaccini. E conta di produrre enormi quantità di Relenza, un farmaco antivirale che - come il Tamiflu della Roche - serve appunto a combattere i ceppi più pericolosi di influenza. E per coincidenza anche quella “porcina”. Che - però e per fortuna - a discapito degli allarmi, per ora non ha fatto grandi sfracelli.In Europa, in 30 Paesi finora sono stati diagnosticati 17.189 casi di influenza A/H1N1 con 29 decessi nel Regno Unito e quattro in Spagna. I casi diagnosticati extra-Europa sono stati 149.364 con 810 decessi“. E allora? E allora, “L’aspetto positivo”, ha detto la commissaria Ue alla Sanità Andorula Vassiliou, “è che il tasso di mortalità resta relativamente debole, ma nessuno sa come il virus evolverà”.Ambeh. Se è per questo: è ipotizzabile che esistano in natura altri (migliaia? Milioni?) di virus che è difficile sapere come si comporteranno. E non per questo si vaccinano centinaia di milioni di individui. Ma poco importa. Perchè, evidentemente, prevenire è meglio che curare. E spendere (soldi pubblici), è meglio che risparmiare. Un copione che ricorda tanto quello della fantomatica “aviaria“ (chi sa che fine ha fatto, alzi la mano).Unica nota di colore: da noi il ministro del Welfare di cui sopra è anche - per coincidenza - il marito del direttore generale di Farmindustria, la lobby nostrana dei produttori di farmaci, al secolo Enrica Giorgetti. Ma si sa che gli italiani sono sempre un po’ più folkloristici e - verrebbe da dire - attaccati dalla famiglia degli altri. Chissà se un giorno i ricercatori di Big Pharma troveranno un vaccino anche per i conflitti di interessi. Sarebbe sempre a pagamento. Ma quelli sì che sarebbero soldi spesi bene.