Lo zibaldone

Signa: PRESENTE!


Catturato a Dongo il giorno precedente, il 28 aprile 1945 viene giustiziato Benito Mussolini e assassinata Claretta Petacci. La morte del Duce risulta scontata, meno quella di Claretta su cui non pende nessuna accusa e tanto meno condanna. Con lo statista scompare la compromettente corrispondenza con Winston Churchill e nei giorni a seguire scompare l'oro ed il denaro della Repubblica Sociale Italiana. In conseguenza di queste sparizioni, numerosi saranno gli omicidi che si consumano fra i partigiani comunisti e non pochi gli espedienti politici degli anni immediatamente a seguire, che porteranno Togliatti a dover mediare alcune posizioni con De Gasperi, mediazioni queste che faranno arrabbiare non poco il dittatore comunista Stalin. In merito alla scomparsa del tesoro di Dongo ed agli omicidi che lo seguirono, si era aperto un processo che dopo un primo rinvio,  fu chiuso grazie ad una delle tante amnistie che impedirono di perseguire, nella sostanza, tanto i crimini dei partigiani comunisti, quanto quelli dei criminali fascisti. Dalla vicenda di Dongo, ne escono alla ribalta Luigi Canali, conosciuto con il nome di battaglia di Capitano Neri e la sua compagna Giuseppina Tuissi, detta Gianna. Neri, che per alcuni potrebbe aver preso parte attiva anche alla fucilazione di Mussolini e della Petacci, era capo di stato maggiore della brigata Garibaldi. Comunista e antifascista, era tanto rispettato dai suoi uomini, quanto malvisto dai vertici comunisti, evidentemente meno idealisti del Neri. La sua condanna fu quando si oppose ad un piano escogitato da esponenti comunisti, di fingere un agguato fascista al camion che avrebbe trasportato il tesoro di Dongo, per appropriarsene; tale piano prevedeva l'assassinio dei due partigiani di scorta, assassinio che avrebbe provato l'assalto dei fascisti. Il capitano Neri si oppose fermamente a questa ipotesi apostrofando di assassini e traditori i compagni. Il giorno seguente, 7 maggio, uscì di casa senza farne ritorno. Gianna fu nei giorni a seguire, più volte "invitata" a non interessarsi della fine di Neri, inviti ai quali non diede ascolto. Il 22 giugno Gianna viene uccisa e gettata nel lago, il suo corpo non fu mai trovato.  Il 5 luglio riemerge invece dal lago il corpo di Anna Maria Bianchi, amica e confidente della Gianna, annegata dopo essere stata torturata e ferita con due colpi di rivoltella. Lo stesso giorno è ritrovato anche il cadavere di uno dei custodi notturni di Mussolini e della Petacci, il partigiano Giuseppe Frangi "Lino" e, la notte successiva, Michele Bianchi, padre di Anna Maria, è ucciso con due colpi alla nuca.Evidentemente il 28 aprile 1945,  la morte di Mussolini e la misteriosa scomparsa del suo carteggio con il leader inglese, ma soprattutto il furto del tesoro della Repubblica Sociale, con gli omicidi che ne seguono, mettono a nudo da subito, la vera faccia  del nuovo potere che si porrà alla guida del Paese. E' per questo che insieme a Mussolini e a Claretta Petacci, mi sono sentito di ricordare anche chi come il Capitano Neri e Gianna, antifascisti e comunisti, pur lottando dalla parte opposta e forse uno causa della morte dell'altro, probabilmente portavano nel cuore lo stesso amore per la Patria e per il Popolo. Quanto sopra a testimonianza inoltre che chi si ergeva a salvatore della Patria e viene commemorato il 25 aprile, non era certo migliore del "nemico" che andava combattendo.  Dunque, il 28 aprile di 69 anni fa veniva ucciso Mussolini. Domenica 27 la commemorazione a Giulino di Mezzegra, luogo del fatto e a Predappio, città natale. Una delegazione di Signa capitanata dall'inossidabile Roberto Parretti, era presente a Predappio dove il gruppo con in testa Don Giulio Maria Tam, partito dalla piazza principale di fronte al luogo natio, ha raggiunto il cimitero di San Cassiano dove nel 1957 ha trovato sepoltura Mussolini.
Al centro del gruppo Roberto Parretti con un fiero saluto romano, accanto Bruno e dietro Daniele.
 
Sopra abbiamo detto che la salma del Duce riposa nel cimitero di San Cassiano di Predappio dal 1957; infatti, dopo essere stato appeso in piazza Loreto,  per dodici anni fu tenuto nascosto dalle autorita' governative di allora per paura di celebrazioni postume, fu negato alla moglie e ai figli perche' avesse sepoltura in terra consacrata, fu infine prima trafugato e poi restituito di nascosto, tra mille cautele poliziesche, in una cassa da imballaggio e contro la firma di una ricevuta da parte della vedova, senza parte del cervello che, trasmesso negli Stati Uniti per motivi di studio, fu consegnato alla vedova solo nel 1966 in una busta.  Nel 1957 fu l'allora presidente del Consiglio, il democristiano Adone Zoli, a consentire la sepoltura di Mussolini presso il cimitero di San Cassiano come dallo stesso Duce auspicato prima di morire.
Lo stesso Adone Zoli è sepolto a Predappio