Lo zibaldone

Un tempo, anche in Italia i comandanti non godevano dell'immunità, anzi...... Carlo Sestinii


Dopo Milano Expo, il Mose di Venezia; in Italia sforniamo scandali con la quantità con la quale un fornaio sforna pagnotte; attori i soliti faccendieri senza scrupoli che si nascondono sotto le sembianze di politici di destra e di sinistra: un panorama ormai noto che si ripete con tale monotonia da decenni, da aver assuefatto tutti o quasi, sicuramente non gli aderenti al Fronte Nazionale. Non rientra nel nostro modo di fare politica anzi, ci siamo posti l'impegno di non guardare indietro, ma come non paragonare la giustizia di questa falsa democrazia, con quella del ventennio? Stiamo attraversando un periodo storico nel quale chi amministra la cosa pubblica, immancabilmente viene colto con le mani nella marmellata ed immancabilmente la casta dei politici si muove di proposito a giustificare il reato o presunto tale. Eppure c'era un tempo in cui, fra una purga e l'altra, le opere pubbliche si facevano e si facevano bene, tanto che anche oggi ne possiamo godere. Certo, anche in quel periodo l'uomo era attratto dall'interesse personale, ma diverso era il senso di giustizia che si viveva, ovvero chi sbagliava veniva posto alla gogna e non premiato o giustificato come adesso (vedi l'esternazione di Nardella relativamente al Mose).
Veniamo a Signa, era il 1933 ed un certo Carlo Sestini, Commissario del fascismo delle Signe, appositamente mandato ivi per sanare lotte interne al partito fra gli aderenti di Signa e di Lastra, dopo anni di lavoro e dopo aver raggiunto gli obiettivi del suo mandato, decideva di far pagar pegno a Mussolini ed eccolo quindi chiedere al Duce un riconoscimento politico che avesse  anche un risvolto economico. Mussolini non esitò a premiare chi aveva dimostrato le capacità che erano proprie del Sestini e lo nominò gerente Agip per la Toscana. Si sa, l'uomo è uomo, la carne debole e le tentazioni tante ed ecco che l'integerrimo gerarca fascista imboscò una forte quantità di carburante nella sua villa di Signa e nella tenuta di Pozzolatico. Fino a qui niente di diverso a quanto avviene adesso. Infatti, la differenza sta proprio nella fase successiva, nelle modalità di come viene e veniva considerato e trattato chi tradiva il mandato che allora era del Duce e adesso della classe politica che governa. L'attuale casta, tende infatti ad autogiustificarsi,  scaricando le responsabilità su una magistratura politicizzata, oppure su una situazione che vuole il politico in balia di scaltri potenziari economici, vittima di un sistema che agisce nella sua stessa ignoranza; emblematici i casi di politici che a loro insaputa, si trovano patrimoni immobiliari regalati dai soliti noti; ancor più frequenti sono periodi di ferie trascorsi nei più riservati paradisi turistici a spese di chi il faccendiere lo fa di professione e non per elezione, la dove uno giustifica l'altro ed entrambi non giustificano nessuno. Riguardo ad eventuali sensi di colpa in relazione a chi (gli elettori) ha riposto nel politico la sua fiducia,  che dire ....... una grande faccia di bronzo. Ma non sempre è stato così; c'era un tempo in cui in Italia vi era un regime dittatoriale, anche se in quel tempo nacquero tutti i Codici che ancora oggi regolano la nostra vita quotidiana e l'intero apparato giudiziario. A quel tempo, chi moralmente tradiva la fiducia ripostagli, veniva additato e punito senza attenuanti, dai componenti dello stesso partito e, nel caso del gerarca signese, dallo stesso Duce. Certo, forse il diritto mancava di quel garantismo che sarebbe proprio di una società civile, ma che dire,  forse,  andava veramente meglio quando andava peggio.  Ed ecco quindi che, tornando alla nostra Signa, Mussolini stesso fece arrestare pubblicamente allo stadio Giovanni Berta durante la partita Fiorentina-Juventus, il gerarca Sestini per aver approfittato dell'Ente che gestiva al fine esclusivo di lucro personale. E' comprensibile come il luogo e le modalità non fossero state casuali: il corrotto doveva essere "sputtanato" ancor prima di essere condannato. Il Sestini fu sottoposto quindi a processo e condannato, destituito da ogni incarico e la sua villa fu assegnata a un IPAB per interventi sanitari. Durante il processo il PM dichiarò: "Guadagnava 58.000 lire al mese, non gli bastavano ......... ha voluto rubare!"  (tratto da  "Il Sogna mancato del ras fascista: unire Signa e Lastra" microstoria n. 15/2001 autore Giampiero Fossi). Che dire, quella era la legge e la morale del regime, adesso stiamo vivendo la legge e la morale della democrazia. E' vero,  non dobbiamo guardare indietro e non dobbiamo fare riferimenti al passato, ma quando ci vuole, ci vuole e quale miglior strumento per farlo se non lo Zibaldone di Signa? Passaggi e immagine tratti da Microstoria n. 15 del 2001