E' un Luglio marzolino alla nostra latitudine, che non invoglia certo ad uscire per il gelato serale, ed allora l'attenzione va agli sport nazionali: il calcio e la politica. Infatti, se è risaputo che in Italia ci sono 60 milioni di allenatori, è altrettanto vero che ci sono 60 milioni di furbi e/o presunti tali. La differenza fra il calcio e la politica, è che nel primo caso avere 60 milioni di allenatori non ha un costo sociale se non, come direbbe un moderno Marx, rappresentare l'oppio del popolo, mentre uno scarso senso civico ha un costo sociale non indifferente a carico dei presunti furbi che, in quanto tali, provano o pensano di esserlo, mentre altro non fanno, se non alimentare il benessere dei furbi a danno di loro stessi e di coloro (pochi), che non sono ne furbi ne presunti furbi ma solamente "normali". I "normali" in quanto tali, sono anonimi, spettatori di una partita dove i presunti furbi rappresentano le pedine più o meno consapevoli di una gara dove si vince in pochi a danno dei molti. Sia ben chiaro: le tre categorie hanno numerose sottocategorie e spesso i confini non sono ben definiti o definibili, ed il fenomeno interessa tutta la società e le forze politiche che di essa ne sono emanazione, non escludendo da questo rischio il Fronte Nazionale.Ma cosa vogliamo dire? Parliamo di politica va bene, ma dove sta il nesso logico in tutto questo non ragionamento? Sappiamo che ci sono i furbi ed i presunti tali, ed è ovvio che ci siano anche i "normali", che chiameremo semplicemente cittadini, ma questo cosa vuol dire? E poi ancora, chi sono i furbi, i presunti furbi ed i normali?Nel processo Cusani, la testimonianza di un politico che riteniamo innominabile, se non fossero innominabili la maggior parte dei suoi colleghi, almeno quelli che contavano allora, avrebbe avuto dei risvolti clamorosi se fossimo stati dotati di un senso civico "anglosassone", tuttavia le parole di Craxi sono finite nel vuoto di chi non vuol vedere nè sentire ed il sistema politico dell'epoca, dopo un "rimpasto" più formale che sostanziale, ha potuto continuare ad imporre le proprie regole di "sistema" addirittura abbruttite da politici che alla scarsa moralità spesso abbinano incapacità.
Il Dlgs 33/2013 e la sua lettura
E' un Luglio marzolino alla nostra latitudine, che non invoglia certo ad uscire per il gelato serale, ed allora l'attenzione va agli sport nazionali: il calcio e la politica. Infatti, se è risaputo che in Italia ci sono 60 milioni di allenatori, è altrettanto vero che ci sono 60 milioni di furbi e/o presunti tali. La differenza fra il calcio e la politica, è che nel primo caso avere 60 milioni di allenatori non ha un costo sociale se non, come direbbe un moderno Marx, rappresentare l'oppio del popolo, mentre uno scarso senso civico ha un costo sociale non indifferente a carico dei presunti furbi che, in quanto tali, provano o pensano di esserlo, mentre altro non fanno, se non alimentare il benessere dei furbi a danno di loro stessi e di coloro (pochi), che non sono ne furbi ne presunti furbi ma solamente "normali". I "normali" in quanto tali, sono anonimi, spettatori di una partita dove i presunti furbi rappresentano le pedine più o meno consapevoli di una gara dove si vince in pochi a danno dei molti. Sia ben chiaro: le tre categorie hanno numerose sottocategorie e spesso i confini non sono ben definiti o definibili, ed il fenomeno interessa tutta la società e le forze politiche che di essa ne sono emanazione, non escludendo da questo rischio il Fronte Nazionale.Ma cosa vogliamo dire? Parliamo di politica va bene, ma dove sta il nesso logico in tutto questo non ragionamento? Sappiamo che ci sono i furbi ed i presunti tali, ed è ovvio che ci siano anche i "normali", che chiameremo semplicemente cittadini, ma questo cosa vuol dire? E poi ancora, chi sono i furbi, i presunti furbi ed i normali?Nel processo Cusani, la testimonianza di un politico che riteniamo innominabile, se non fossero innominabili la maggior parte dei suoi colleghi, almeno quelli che contavano allora, avrebbe avuto dei risvolti clamorosi se fossimo stati dotati di un senso civico "anglosassone", tuttavia le parole di Craxi sono finite nel vuoto di chi non vuol vedere nè sentire ed il sistema politico dell'epoca, dopo un "rimpasto" più formale che sostanziale, ha potuto continuare ad imporre le proprie regole di "sistema" addirittura abbruttite da politici che alla scarsa moralità spesso abbinano incapacità.