Lo zibaldone

Berto Ricci: l'Universale


L'adesione di questi giorni del figlio Paolo al Fronte Nazionale, ci riporta al pensiero di Berto Ricci, giovane intellettuale fiorentino anarco-fascista, fondatore de L'Universale che pur con moglie e due figli, partì volontario per il fronte africano dove trovò la morte il 2 febbraio 1941. Ci piace pubblicare fra i tanti, il pensiero di sotto espresso sul suo periodico, un pensiero al quale molti pseudo socialisti attuali, dovrebbero porre attenzione.« Finché il controllore ferroviario avrà un tono coi viaggiatori di prima classe, e un altro tono, leggermente diverso, con quelli di terza; finché l'usciere ministeriale si lascerà impressionare dal tipo "commendatore" e passerà di corsa sotto il naso del tipo a "povero diavolo", magari dicendo torno subito; finché l'agente municipale sarà cortesissimo e indulgentissimo con l'auto privata, un po' meno col taxi e quasi punto con quella marmaglia come noi, che osa ancora andare coi suoi piedi; finché il garbo nel chiedere i documenti sarà inversamente proporzionale alla miseria del vestiario; eccetera eccetera eccetera; finché insomma in Italia ci sarà del classismo, anche se fatto di sfumature spesso insensibili agli stessi interessati per lungo allenamento di generazioni; e finché il principal criterio nello stabilire la gerarchia sociale degli individui sarà il denaro o l'apparenza del denaro, secondo l'uso delle società nate dalla rivoluzione borghese, delle società mercantili, apolitiche ed antiguerriere; potremo dire e ripetere che c'è molto da fare per il Fascismo. Il che poi non è male. Non è male, a patto che lo si sappia bene »(L'Universale, 10/2/1935Indro Montanelli,  che nel dopoguerra dirà «Sono stato fascista dal momento in cui ho potuto essere qualcosa» , ebbe modo di affermare: «Nel fascismo non ci furono soltanto i gerarchi e i salti nel cerchio di fuoco e tutte le altre pagliacciate che ci umiliarono agli occhi del mondo e di noi stessi. Ci furono anche degli uomini come Ricci...»