Lo zibaldone

Dalla ciclabile a Graziano Cioni, in uno zibaldone di informazioni


Occorre premettere che stiamo parlando del recupero positivo di un'area che per decenni era in completo stato di abbandono e, nel comune di Firenze, invasa da insediamenti abusivi di rom che ne avevano fatto una vera bidonville. Si tratta della strada bianca che io ricordo da sempre e che sicuramente esisteva fin dall'inizio del secolo scorso, quando era asservita al transito dei renaioli che fino agli anni 70 dragavano l'Arno, per alcuni conosciuti come "bucaioli" http://blog.libero.it/SIGNA/10580464.html  e che avevano dato vita alle trattorie più note della zona e non solo, vedi Burde e Angiolino. Poi l'abbandono, che coincise con la nascita negli anni 80 del più brutto quartiere di Firenze: LE PIAGGE. Ecco infatti che fra le splendide villette che fiancheggiavano via Pistoiese e l'Arno, nasce un quartiere oggetto delle più malsane idee dell'architettura di sinistra. un quartiere dormitorio con palazzoni di oltre 120 famiglie, senza un punto di aggregazione, una piazza: la negazione della socialità. Con la caduta del muro di Berlino e conseguentemente anche delle rigide frontiere con l'est, un flusso di emigrazione di rom da Romania, Bulgaria e Repubblica Ceka si aggiunge alle varie etnie macedoni, serbe e kossovare che già li avevano preceduti. Le rive dell'Arno da via Stazione delle Cascine al ponte dell'autostrada di San Donnino, si riempiono di baracche che crescono come funghi nella vegetazione selvaggia. Al termine degli anni 90 lo "Sceriffo" come è conosciuto l'ex senatore ed assessore Grazano Cioni, fa rientro in giunta a Firenze e decide che questo degrado deve terminare e, nonostante le rimostranze del parroco delle Piagge Alessandro Santoro e di tutte le associazioni pseudo umanitarie, in brevissimo tempo "sana" l'area e restituisce alla collettività quel tratto di Arno che adesso rappresenta per taluno la possibilità di mobilità alternativa, e per molti il luogo di svago per il tempo libero. La strada viene definita dalle istituzioni una pista ciclabile ma resta solamente una strada bianca, con tutti i difetti che ne conseguono e che ne limitano ampiamente l'uso in determinati periodi dell'anno oltre che nell'arco dei due terzi della giornata.E' bastata infatti una mezza nottata di pioggia per rendere il fondo fangoso e così lo resterà a lungo
 La strada è per larghi tratti allagata e per il resto affiorano il pietrisco ed il brecciolino
A San Donnino una nota di ricordo che ci riporta agli anni in cui sull'Arno si viveva e si lavorava: il traliccio che sosteneva il cavo dove era agganciata la zattera che traghettava dalle due sponde e che, unitamente ad un ponte in legno, garantiva ad esclusione dei periodi di piena, l'attraversamento del fiume avvicinando le comunità di Signa/Campi e Badia, ora distanti 12 km ed un'ora di marcia su auto in un incolonnamento continuo: risultato di un progresso disarmonico che non ha saputo tenere conto della praticità dei nostri padri.
Ma veniamo a Signa, la zona che più ci interessa. Che dire, qui la strada assomiglia più ad una mulattiera che ad una ciclabile
E gli accessi? Due sono gli accessi nel comune di Signa, uno da lato San Mauro, dalla Viacciam passando sotto la ferrovia. La situazione è tale che si è reso necessario uno strato di canne per poter transitare sul moticcio in quel tratto perenne
Sul lato opposto invece il problema è un'altro e vuole essere un monito a chi ha disatteso il vecchio ma sempre valido Testo Unico delle Opere Idrauliche: il RD 523 del 1904 che impediva di costruire a distanza inferiore a metri 10 dal ciglio di sponda. Ebbene, il tratto raffigurato in foto, ha visto una decina di anni fa franare in alveo un tratto di strada di circa duecento metri per una larghezza di tre/quattro metri. Immaginatevi se ciò fosse accaduto a Firenze, dove in un quarto di secolo, dal '70 si sono costruiti abusivamente ed in difetto a tale norma, ristoranti e discoteche. Colpa dei vigili direte voi, che non facevano il loro dovere. Dispiace deludervi, i vigili denunciavano già dai primi anni, altri non fecero il loro dovere, almeno finchè rimase impossibile negare anche l'evidenza e si giunse così ai provvedimenti di demolizione del Villa Kasaar, la Capannina di Sante, il Lidò, il Teatro sull'Acqua, la Rondinella, il teatro Lido, il Targa, già Caffè Concerto e all'adeguamento alle norme idrauliche del Teatro Tenda (Obi) e delle strutture attualmente esistenti. Anche in quel periodo ad operare fu la Polizia Muncipale diretta dall'assessore Cioni.Da questo Zibaldone di informazioni, emergono quindi due elementi: da un lato la necessità di chiamare le cose con il giusto nome e quindi chiameremo quella sull'Arno "strada bianca" adibita a pista ciclabile, e dall'altra la necessità di ricordare frammenti del mandato di un assessore di cui si poteva non condividere le idee politiche, ma al quale dobbiamo rendere onore per la determinazione sempre espressa nel portare avanti le sue idee, da quella della ZTL più grande d'Europa, a quella del limite dei 30 km/h, alla lotta al degrado con la costituzione di un nucleo speciale della polizia municipale a ciò dedicato. Graziano Cioni fu sempre ampiamente criticato anche dal suo stesso partito che ne temeva la popolarità, ma la validità delle sue scelte è testimoniata dal fatto che ad oggi niente è stato modificato, come se il tempo si fosse fermato a quel 2009 quando la magistratura gli negò l'opportunità di diventare sindaco; il resto è storia di questi giorni.