sima katartika

su la testa


c'è un segnale inequivocabile, un'azione apparentemente innoqua,un piccolo gesto che annuncia che...ok,hai cominciato finalmente a prendere la tua vita tra le mani. é quando riesci a dire al tuo parrucchiere che il taglio che ti ha fatto fa schifo! Che perfino la cavia peruviana di tua cugina è pettinata meglio, che la frangia non te l'ha scalata, te l'ha mozzata come la coda di un mulo e che ,per non dare nell'occhio, non ti rimane che ragliare. Che se quella che ti ha fatto è una tinta, che vada pure a fare graffiti sui treni della stazione. Che perfino le siepi di agrifoglio tremerebbero all'idea di farsi potare da lui! I capelli di una donna sono il termometro della sua anima. Quando una donna stà male che fà?...va dal parrucchiere prima ancora che dallo spicologo. Mette quello che ha di più vuoto tra le mani del suo parrucchiere e si abbandona fiduciosa. E magari all'improvviso l'incoscienza gli dice la fatidica frase: " FAI TU "Dire a un parrucchiere FAI TU è un pò come decidere di fare boungee jumping senza elastico. Armato solo del suo ego colossale, come un boia al patibolo, lui darà mano alle forbici e taglierà. Tanto e male. Quei bei tagli asimmetrici,sfilacciati,impettinabili,portabili al massimo in sfilata a Pitti Collezioni Moda.E mentre mieterà e falcerà ti dirà : " TESORO, SEI BELLISSIMA...." e te sei invece lì che pensi: " QUANTO CI METTERà MAI UN CAPELLO A RICRESCERE? UN MESE? UN ANNO? UN DECENNIO?Meglio così  comunque che scegliere l'acconciatura sfogliando quei tremendi giornali che trovi solo dai parrucchieri,  stampatiin una specie di tipografia segreta della categoria. Un misto di teste a pera e tagli da Basil l'investigatopo.E poi c'è il tocco finale. Una volta bastava la lacca a inchiodarti le chiome come Marion Cunningham di Happy Days . Adesso si va di gel, olio, schiuma, cera.....e così esci dal negozio che ci'hai i capelli unti come dopo una settimana di influenza!p.s.il nostro amore sbocciò coi gelsomini in quella trattoria sul fiume. All'antipasto sentii una fitta al cuore, portarono il primo e un nodo mi strinse la gola. Al secondo mi invase un senso di vertigine. Ricordo che chiusi gli occhi e pensai: "Ma dove cazzo mi hai portato a mangiare?"