SINISTRAMAI

LA MIA SERA...


Il giorno fu pieno di lampi;ma ora verranno le stelle,le tacite stelle. Nei campic'è un breve gre gre di ranelle.Le tremule foglie dei pioppitrascorre una gioia leggiera.Nel giorno, che lampi! che scoppi!Che pace, la sera! Si devono aprire le stellenel cielo sì tenero e vivo.Là, presso le allegre ranelle,singhiozza monotono un rivo.Di tutto quel cupo tumulto,di tutta quell'aspra bufera,non resta che un dolce singultonell'umida sera.E', quella infinita tempesta,finita in un rivo canoro.Dei fulmini fragili restanocirri di porpora e d'oro.O stanco dolore, riposa!La nube nel giorno più nerafu quella che vedo più rosanell'ultima sera.Che voli di rondini intorno!Che gridi nell'aria serena!La fame del povero giornoprolunga la garrula cena.La parte, sì piccola, i nidinel giorno non l'ebbero intera.Nè io ... che voli, che gridi,mia limpida sera!Don ... Don ... E mi dicono, Dormi!mi cantano, Dormi! sussurrano, Dormi! bisbigliano, Dormi!là, voci di tenebra azzurra ...Mi sembrano canti di culla,che fanno ch'io torni com'era ...sentivo mia madre ... poi nulla ...sul far della sera.Non puo' mancare il saluto a colei che ci illumina la notte...Alla luna O graziosa luna, io mi rammentoChe, or volge l'anno, sovra questo colleIo venia pien d'angoscia a rimirarti:E tu pendevi allor su quella selvaSiccome or fai, che tutta la rischiari.Ma nebuloso e tremulo dal piantoChe mi sorgea sul ciglio, alle mie luciIl tuo volto apparia, che travagliosaEra mia vita: ed è, nè cangia stileO mia diletta luna. E pur mi giovaLa ricordanza, e il noverar l'etateDel mio dolore. Oh come grato occorreNel tempo giovanil, quando ancor lungoLa speme e breve ha la memoria il corsoIl rimembrar delle passate cose,Ancor che triste, e che l'affanno duri!