Sogno e realtà

Come Penelope...


Ancora una notte interminabile, un’altra di quelle notti in cui liberava i suoi pensieri e tutte le sue aspirazioni.Nel buio e nel silenzio il muro costruito nelle ore diurne crollava trascinando con sé tutti i detriti polverosi e libera dalle dighe delle convenzioni e delle credenze usciva la sua parte più nascosta, quella che non rivelava neppure alle persone più vicine.In quel maestoso silenzio riprendeva a scavare nel suo profondo alla ricerca perenne di sé.Nei meandri più nascosti dell’inconscio cercava l’essenza della vita, quella mirabilmente nascosta anche al suo io palese e cosciente.E quell’involucro diveniva sempre più sottile, ancora e ancora più sottile, fino a diventare un velo trasparente attraverso il quale si intravedono i desideri e le paure nella loro quotidiana e perpetua lotta.Desiderio e paura di vivere.Desiderio di voltare pagina e paura di ciò che riserverà il domani.E poi quel desiderio che si fa largo tra le ragnatele del rifiuto dei pensieri, squarciando il timore di rinnovare il dolore, ancora spazio tra quelle lacrime intrappolate negli occhi ormai schivi ad ogni stimolo.Quel desiderio che potrebbe farla sentire Donna, eppure sa bene che quel desiderio resterà per sempre irrealizzato.Desiderio che diviene bisogno e comincia a gridare.Urla che non può più fingere di non sentire, eppure continua a serrare le labbra per intrappolare ogni suono di quel silenzio urlante. Ma resta una lotta impari e sebbene prema quella maschera sul suo viso esce il vero volto e infine le sue labbra sussurrano: “ Vorrei essere madre”...Ed è una specie di liberazione...Ormai le parole si rincorrono come un fiume in piena: “ Mi sento incompleta”, “Mi sento inutile”...E in quelle mezze frasi sussurrate tutte le sue convinzioni di sempre.Aveva sempre pensato che l’obiettivo di una Donna, la sua missione di Vita fosse la maternità e questa era la sua angoscia.Non le importava non avere un uomo accanto.Non era il tipo di solitudine che le facesse paura, no.Il suo rammarico era non aver stretto un bimbo tra le braccia, non aver giocato riso e anche pianto con lui, sgridato con la dolcezza che solo una tenera dolce mammina può avere.Viveva quell’angoscia come un fallimento della vita fino a sentirsi inutile e senza senso.Poi arrivavano le nuove luci dell’alba e ricostruiva quel muro che avrebbe puntualmente riabbattuto ogni notte seguente.Penelope ritesse la tela e con essa riavvolge la sua vita come la pellicola di un film da rivedere ogni notte sperando in un nuovo finale