Sogno e realtà

Perché non accada mai più...


E’ una sensazione strana quella di leggere un libro avendo ferma davanti agli occhi della mente il ricordo del sorriso dell’autrice, i suoi modi garbati, la sua dolcezza e tenerezza di madre.Ho incontrato Elisa Springer nelle piazze in cui raccontava le tragedie vissute, ho chiacchierato con lei nella sala d’attesa dell’ambulatorio medico di suo figlio, ho ascoltato il suo dolore di madre quando un’ennesima prova della vita glielo ha portato via...Quello che ho sempre ammirato di lei è la dignità.“Il silenzio dei vivi” è stato pubblicato diversi anni fa e poiché l’autrice era una mia concittadina in paese ha avuto ampia risonanza, con presentazione nelle scuole, dibattiti nei circoli ecc. Nonostante questa notorietà non lo avevo ancora letto e neppure pensavo di farlo finché parlando con una conoscente e consigliandole di leggere “ La bambina col cappotto rosso” di Roma Ligocka, la famosa bambina che si vede nelle immagini di Schindler’s list lei mi ha chiesto: “ Ma tu hai mai letto il libro di Elisa Springer?” , al mio diniego mi ha esortato a farlo e il giorno seguente me l’ha portato direttamente a casa.Sono bastate le prime righe a farmene innamorare...“1° Novembre 1995: sono tornata ad Auschwitz.Ho rivisto i reticoli, le torrette, quel che resta dei forni crematori e le baracche, dove ci raccoglievano tremanti.Ho risentito nel silenzio assoluto di oggi, le voci e le invocazioni di ieri.Ho capito che non bastano cinquant’anni, per cancellare il ricordo di un crimine così grande.L’immagine di quei luoghi, e il dolore che ne derivò, sono impresse in maniera indelebile nei miei occhi: non mi hanno mai abbandonato. Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano...”Benché si leggano immani crudeltà e sofferenze fisiche e psicologiche è un libro scorrevole che si legge tutto d’un fiato grazie al linguaggio scorrevole che nella sua semplicità non perde mai la raffinatezza e l’eleganza dei modi propria dell’autrice.Un appello al culto della memoria e non certo alla commozione momentanea del ricordo, memoria della storia come madre dell’insegnamento di vita, per smuovere la compassione e comprensione affinché il sacrificio assurdo e tremendo di milioni di persone serva a costruire un mondo migliore.Sono rimasta particolarmente colpita, sia di monito a tutti la forza dell’attaccamento alla vita nel senso letterale del termine: respirare, vedere di questa donna che con i suoi soli ventisei anni è riuscita a tornare libera e viva con solo ventotto chilogrammi di peso dopo Auschwitz- Birkenau, Bergen - Belsen,  Raghun e infine a Theresienstadt.Un inchino a Lisl che ora è accanto a quel Dio che ha riconosciuto sofferente nelle lacrime, nella fame e nel dolore dei deportati. NOTA A MARGINE Sentire Fini accusare altri per l'orrore delle leggi razziali mi fa venire in mente un detto conosciutissimo che ha a che fare con l'asino il bue e chi dei due ha le corna