Sogno e realtà

Inchiostro inciso nell'anima


Quella scatola era stata lì riposta in quell’angolo nascosto della soffitta per tanto tempo, non ricordavo neanche più la sua esistenza o forse, più semplicemente, troppo presa dalla vita frenetica l’avevo accantonata nel limbo riservato ai ricordi preziosi da tirare fuori quando la nostalgia sarebbe diventata insopportabile.Ed eccola lì. La vecchia scatola di latta, quella con la stampa di papaveri rossi.Da sempre ho una specie di mania ossessiva dei colori, ricordo ancora le mie agendine che avevano il compito di custodire ed archiviare i pensieri, le emozioni e i ricordi. C’era tutta me e il mondo in quei fogli colorati. C’era quella gialla in cui riponevo i biglietti di auguri, quella rossa un simbolico spartito con i testi delle canzoni da cantare a squarciagola per le strade di campagna, quella verde che era il mio “sfogatoio” adolescenziale e poi quella blu, il mio colore preferito, custode dei bigliettini su cui annotavo le frasi della mamma. L’adoravo. Non la capivo. Le sue erano parole che, per un’adolescente, erano in dissonanza con la ribellione che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta, ma che immaginavo più comprensibili il giorno in cui sarei cresciuta perciò le appuntavo per poterle rileggere in tempi più consoni.Avevo sigillato meticolosamente la scatola con nastro adesivo, c’erano tutte le mie emozioni in quel personale vaso di pandora che ora è tra le mie mani, aspettavano da anni il momento di uscire con tutta la loro potenza sconvolgente eppur vivificante. Quel nastro non aveva impedito alla polvere di coprire quel pezzo di vita, proprio come fa il tempo, ma proprio come il tempo non aveva la facoltà di cancellarlo. Ora quel nastro, ormai rinsecchito dal tempo, è volato via in un batter di ciglia.Con mia sorpresa insieme alle agendine e la mia bambola di pezza preferita sono spuntati i sassolini dipinti con cui ero solita giocare sui gradini di casa. Chissà perché avrò conservato quelle minuscole pietre mi chiedo adesso sforzandomi di ricordare se fossero mie. Forse le avrò prese a qualche vecchio caro compagno di giochi penso mentre le stringo e le faccio roteare strofinando le mie mani prima di gettarle in aria per guardarle cadere incantata dall’effetto dei colori.Come la bambina di un tempo, allargo le braccia e volteggio intorno a me. Più veloce. Ancora. Sempre di più. Finché i quadri e le pareti perdono le loro forme per diventare scie luminose, infine esausta mi siedo a terra con le gambe incrociate. Cerco l’agendina blu. Ci soffio per ripulirla dalla polvere, liberandola dall’elastico, la sollevo fin sopra la mia testa e mi lascio ricoprire dalla cascata di quei minuscoli fogli.Un frammento sgualcito si impiglia nei capelli. Altri scivolano sfiorandomi il viso. Uno si ferma sul mio petto e, quasi con timore reverenziale, lo porto alla vista“Figlia mia, sappi che la vita si costruisce con l’impegno quotidiano.Non affidarti al caso perché il caso non esiste”Ho capito! E’ stato un attimo. E’ accaduto tutto in un momento.E’ come quando ti stendi in riva al mare con gli occhi chiusi. Senti l’acqua, non ti bagna ancora, ma tu ne riconosci il respiro. Non ti sorprendi. Sai che sapresti riconoscere quella percezione che tra mille rumori e odori differenti perché conservi, da tempo immemore, quel senso di quiete in ogni sfumatura possibile che si prova in una dimensione che non è reale ma per te così vera da essere quasi tangibile, l’hai frazionata mille volte eppure ne custodisci l’interezza. E’ l’unico modo per riviverla ogni volta che ne senti il bisogno. Ed è così che sento la presenza qui e ora per parlarle ancora come ieri.“Mamma, l’ho trovata oggi.  Quello che appariva un caso incomprensibile era solo la conseguenza del mio bisogno di averti accanto oggi che la nostalgia mi fa di nuovo sentire il profumo dei tuoi biscotti alla marmellata di uva dei pomeriggi festivi.No mamma, il caso non esiste”Nota a margineIn origine questo scritto era destinato ad un gioco letterario qui in community, ma ho sforato in caratteri e soprattutto nel mio personale vissuto che preferisco dividere solo con voi.