Sogno e realtà

Novecento


 Non so se sia il più bel film che io abbia mai visto, ma sicuramente uno che lascia il segno e nonostante la durata ti tiene incollato allo schermo, o come me stanotte al monitor del pc, per tutto il tempo fosse anche l’intera notte. Mi riferisco al capolavoro “Novecento” di Bertolucci che è sempre piacevole rivedere. Uno spaccato di quella storia d’Italia che viene continuamente vilipesa con ogni tentativo di stravolgimento.Alfredo e Olmo, nati nello stesso giorno sono dalla nascita diversi figlio di una nuova borghesia uno e di poveri diseredati l’altro.Uno padrone con tutti i mezzi di produzione l’altro destinato allo sfruttamento per la sua capacità lavorativa e la mancanza dei mezzi per esprimerla.Diversi nel loro essere sin dalla nascita vivranno e resteranno tali fino alla fine dei loro giorni. Alfredo e Olmo incarnano nel loro stesso essere la lotta di classe tra capitale e lavoro. Borghesia e proletariato.E questo fa di questo film  il manifesto cinematografico della lotta di classe.Sullo sfondo di mezzo secolo scorre quella  triste realtà di padroni arricchiti da una parte, bestie da soma dall’altra in una lotta scaturita dalla coscienza di classe.Lavoratori sfruttati di fatto schiavi dei padroni finalmente arrabbiate si ribellano. Padroni impauriti armano squadracce per imporre con la forza quell’ordine indispensabile e consono al capitale che non conosce senso umano. Ma il tempo scorre e con esso passano sulle scene le stagioni storiche dello sviluppo. Dopo il regime padronale ventennale, il tetro inverno, si fa largo la rinascita partigiana, la primavera e con essa sembra giunta la resurrezione degli oppressi.Poi le scene finali ridanno una dimensione umana alla storia, quella storia che oggi si vorrebbe stravolgere con uno scellerato revisionismo. Alfredo Berlinghieri  subirà un processo sommario da Olmo creduto morto  che ritorna per ristabilire che ci sono legami  umani indissolubili che neppure le vicende della storia truce possono distruggere.Lo sfruttato salva la vita al padrone condannato ad una morte virtuale, la morte della parte malvagia e la salvezza di quella parte interiore che riporta ai giochi d’infanzia e li vedremo insieme in un'Italia finalmente liberata dalla lotta partigiana.Emozionante rivedere i viso di De Niro e Depardieu ragazzi mostri di bravura nelle loro interpretazioni e Sutherland non è da meno per intensità nella sua parte quasi ripugnante.A questo si unisce la magistrale direzione di Bertlucci capace di farci sentire perfino i profumi e i sapori del tempo, poi una colonna sonora splendida e una fotografia davvero mirabile.Anche con le sue 5 ore lo rivedrei ancora e ancora, per poter correre all’impazzata accanto a quella locomotiva. Ma il padrone morto è più vivo che mai.E oggi nei campi pugliesi i braccianti locali ed immigrati lavorano ancora in nero, lavorano per arricchire i caporali, lavorano per quei padroni che ancora li considerano bestie da soma.  E non ci può meravigliare delle rivolte degli immigrati di Rosarno quando si conosce il tessuto della vita nelle campagne, li si dovrebbe solo ringraziare.