Sogno e realtà

Elucubrazioni senza senso di un pomeriggio di primavera


Ore. Giorni tutti uguali. Mesi passati a cercare di camminare senza inciampare nei tuoi pensieri mentre una potenza distruttrice vorrebbe far saltare castelli e muraglie, una inspiegabile necessità di distruggere le cose. Finanche quelle buone. Nessuna traccia residua. Come se non si potessero ricreare e ricordare. Lasciarsi alle spalle volti e parole. Assurdamente, invece proprio allora ci si scopre a rivivere in quei castelli. Una specie di cammino del gambero che tiene in equilibrio. Poi è un attimo folle. L’istante impercettibile dello sblocco. Come quando a scuola credevi di non saper risolvere un problema. Stai lì fissa su quel foglio, ci rimugini ed inaspettatamente vedi la soluzione, prendi blocco matita ed i conti tornano.Guardi quella fettina di limone acre che hai addentato pur sapendola aspra, quella in cui affondavi i denti per non lasciarla scappare convinta di non poterne fare a meno,  e ti rendi conto che di fatto serviva solo ad insaporire il tuo the. Potevi farne a meno. La disillusione scompare  sostituita solo dal tuo stupore per la capacità di avanzare speditamente anche senza chi si è perso per strada. E ora non c’è più  l’istinto di voltarsi indietro.Resta quello di tendere le mani. Resta quello di dire, agire, pensare.Resta quello di riempire i polmoni perché è passato il temporale e fuori potresti riassaporare l’odore di fresco degli ulivi bagnatiStringi la giacca sul petto e puoi ascoltare quella canzone ripulita dal senso di malinconia...