Sogno e realtà

Scatti... guardando le foto di Ballen


Le stanze come  luoghi di strane ed inquietanti fantasie e la macchina fotografica l’occhio che sembra spiare di nascosto una scatola degli scherzi, da cui escono inaspettatamente.Mani nodose, volti urlanti appaiono improvvisamente da vecchi scatoloni e qualche resto di bambola crudelmente giace a ricordare un’unnocenza irrimediabilmente perduta. Scatti disarmanti in cui l’imperfezione rivendica il suo posto con dignità e coraggio.
Immagini che accellerano il battito del cuore accompagnandoti nei mendri della follia pur con un  senso di straniamento simbolo di una stridente compenetrazione di realtà e finzione fino a non riuscire a distinguerne i contorni, un po’ come il teatro pirandelliano.Maschere di sé stessi e della vita o forse dei dolori che accompagnano la vita e da cui a volte si scappa rintanandosi nella follia, in uno spazio fuori da ogni tempo e luogo così impenetrabile come l’immenso labirinto della mente e dell’animo umano.
All’unisono con questa follia sono solita immaginare che queste figure in preda alla loro isteria si sollevino nella danza guaritrice tipica della mia terra che libera da un simbolico avvelenamento del delirio.  GocceLa nona goccia foe de l'acqua santaLa decima velenu de Taranta!La prima de intra all'ecchi li vessìuE n'addha de la frunte li catiuLa terza de nna nuvola 'rrivàuLa quarta era de sangu e la bruciàuLa quinta era acquatìna de nu fiureLa sesta de dhu a mare l'unda moreLa settima e l'ottava su gemelle:intra la notte lacrime de stelle.La nona goccia foe de l'acqua santaLa decima velenu de Taranta