Sogno e realtà

Un uomo compagno partigiano


 Giorgio Amendola (Roma, 21 novembre 1907 – Roma, 5 giugno 1980)partigiano, scrittore e politico italiano. La sua storia su wikipediaIl filo rosso della ricerca dell’autonomia su L’unitàA trent’anni dalla sua scomparsa a mepiace ricordare Giorgio Amendola con degli stralci del suo libro “Un’isola” che ho voluto rileggere adesso con la maturità adulta e che mi è apparso come tante isole perché se quella di Ponza, ill carcere fascista, fa forse solo  da sfondo. Ci sono tante isole non meno importanti, le isole ritrovate dei compagni di lotta, dell’amore, della profonda umanità. Oserei dire che forse la vera isola è quella umana filo conduttore delle isole politiche,  culturali, affettive che scalzano perfino il racconto della sofferenza. 
Le sue idee e le sue scelte possono essere condivise o meno, ma non gli si può certo negare l’onestà intellettuale nel saper analizzare e contrapporsi al fascismo in ogni sua forma.Disarmante nella sua capacità di riconoscere i tempi, quelli passati e quelli a divenireIl mondo è sopravvisuto a Hitler, ma riuscirà a salvarsi dal disastro atomico? Potrà farlo se saprà approfittare del breve tempo a disposizione, prima che la sera diventi oscura ed interminabile notte.E poi l’uomo, il suo amore per Germaine raccontato con l’intensità di chi ha vissuto quei sentimentiFu un amore a prima vista, non una favola romanzesca, ma la base stessa della nostra vita. Sono passati 49 anni, io scrivo, lei dipinge, siamo invecchiati assieme, ma tutto è nato allora, in quella calda serata di festa popolare. Più tardi gli amici ci sfotteranno al racconto del nostro primo incontro, accusandoci di aver seguito il copione del film di René Clair. Ma il film di René Clair fu girato dopo il nostro incontro. Il nostro non era stato una scena di un film, ma un momento di vita, che racchiudeva in sé tutto il corso di due esistenze.Germaine manifestò subito la sua volontà di ottenere il permesso di raggiungermi e di sposarmi. Invano le prospettai le difficoltà della vita al confino.Sotto un’apparente remissibvità c’era in lei una forza di volontà che si manifestava nelle cose essenziali, una durezza interna anche, la capacità di saper attendere, pur di raggiungere quello che aveva deciso. L’amore non si misurava, per lei, nella molteplicità dei rapporti, valutabili quantitativamente, ma nella loro qualità, intensità, profondità.. Romanticismo? Può darsi. Per me non è un offesa.Oriana Fallaci depositaria di una sua magistrale intervista ebbe a dire di lui:"V'era in quell'omaccione burbero, sanguigno, sassoso, una delicatezza quasi femminile."L’ho pensato anch’io leggendo il racconto delle sue passioni.