Sogno e realtà

Santu Paulu


"Per questo orientamento il simbolo della taranta comporta un ethos, cioè una mediata volontà di storia, un progetto di "vita insieme", un impegno ad uscire dall'isolamento nevrotico per partecipare ad un sistema di fedeltà culturali e ad un ordine di comunicazioni interpersonali tradizionalmente accreditato e socialmente condiviso: un ethos che, per quanto elementare e storicamente condizionato, e per quanto "minore" nel quadro della vita culturale dell'Italia meridionale, consente di qualificare il tarantismo come "religione del rimorso" e come "terra del rimorso" la molto piccola area del nostro pianeta in cui questa religione "minore" vide per alcuni secoli il suo giorno." Ernesto De Martino  La terra del rimorso di E. De Martino è un accurato   studio   storico-antropologico del tarantismo cioè del male  che si riteneva causato dal morso della taranta e curato con musica, danza e il ricorso al pozzo di San Paolo di Galatina.Una cura la cu efficacia fu un vero rompicapo,   per medici, viaggiatori e intellettuali di ogni tipo di tutta Europa per circa cinque secoli.  Uno studio che diviene racconto di un meridionalismo nuovo che esula dalla vena esoterica ed esotica quanto dai metodi modernizzatori di revisione della questione meridionale.Il meridionalismo di De Martino è un metodo che si  nutre dell’esperienza  delle persone  che vivno sulla propria pelle la condizione del sud e principalmente delle donne toccate da doppia disuguaglianza di classe e di genere da cui la tarantata cerca di riscattarsi incrinando la subalternità e conducendo il rito sia domestico che in chiesa come momento drammatico di rappresentazione del dolore, ma anche cerimoniale festivo  ecco così il dolore messo in piazza  e la sua rappresentazione che diventa spettacolo corale di musica e danza terapeutica.Per De Martino il Mezzogiorno è la nostra India  come per i gesuiti del 500,   ma non è certo orientalismo o esotismo piuttosto una denuncia dolorosa dall’interno dell’appartenenza italiana ed europea, una specie di punto di partenza per l’impegno civile giacché De Martino  individua  nella ricerca sul campo una forma di cittadinanza attiva a cui chiama chiunque venga in contatto con il suo studio, ancor più chi vi riconosce richiami ancestrali e degli avi. E per questa vitalità che si continua ancora a discutere delle sue rivoluzionarie ricerche.Il suo Salento 1959 a più di 50 anni di distanza agisce oggi nelle politiche locali entrando nella produzione culturale che parte dal Salento, dalla Puglia fino ad invadere gli spazi internazionali con le sue riflessioni politico-sociologico-culturali circa le nuove problematiche dichiarando che il Mezzogiorno per averlo vissuto ha tutte le carte in regola per dare lezioni di democrazia all’intero “Bel paese” e civiltà che passano per l’integrazione. La terra del rimorso continua a battersi contro gli stereotipi della chiusura ecco perché è con i rivoltosi di Rosarno, con i liceali di Locri e con i migranti della capitanata e continuerà a mordere finché sapremo cogliere il suo monito riflessivo, quello dell’esigenza di una stagione nuova di pensiero critico che trasformi la memoria storica in impegno per la liberazione di oggi e prospettiva  del domani.