Sogno e realtà

Bavagli


  Libertà di stampa. Il manifesto in piazza di Norma Rangeri
Nel basso impero berlusconiano, mentre tutti gli uomini del presidente, da Dell’Utri a Cosentino, da Verdini a Carboni, schizzano ai vertici dello scandalo P3, il governo procede nei bavagli all’informazione e taglia i fondi dell’editoria ai giornali delle cooperative.Il manifesto è nella lista nera del ministro Tremonti insieme a una novantina di testate. La nostra forza (né partiti, né padroni, né padrini) è anche la nostra debolezza di fronte al potere di questa classe dominante. Ora, con il maxiemendamento alla manovra di bilancio, siamo arrivati al dunque: i tagli all’editoria sono l’ultimo atto per chiudere la bocca ai giornali, spina nel fianco del tele-regime. Dopo la distruzione di ogni parvenza di servizio pubblico (mercoledì dovrebbe cadere anche la testa di Corradino Mineo, direttoredi Rainews), va silenziata la carta stampata. Siamo colpiti per mancanza di giustizia e trasparenza (i soldi ci sono ma il governo vuole essere lui a scegliere come e a chi darli). Noi, insieme a un mondo politico-giornalistico-editoriale fatto di cooperative piccole e medie, aziende di partito o autonome come il manifesto, non accettiamo il diktat.Mercoledì 14, renderemo visibile il nostro No al doppio bavaglio andando in piazza Montecitorio, a partire dalle ore 11, per svolgere lì la nostra quotidiana riunione di redazione e di protesta. Naturalmente sono invitati amici, compagni, lettori del giornale, la nostra rete di sostegno politico e economico, parte costitutiva del nostro collettivo di lavoro.E' un'altra legge bavaglio mascherata neppure tanto da manovra economica necessaria per la ripresa economica e per l'adeguamento alle direttive europee.Gli effetti, però sono ben altri giacché questi tagli comporteranno verosimilmente la chiusura di ben 90 testate giornalistiche di entrambe le ideologie politiche, smantellando di fatto la pluralità di informazione della carta stampata dopo che quella televisiva è stata occupata dalle forze di regime giacché con la quasi certa rimozione di Mineo in rai le forze di governo conteranno su 10 direttori su 11.E la manovra, ormai è cosa fatta, vista l'ennesima fiducia richiesta che sarà votata domattina.L'ennesimo finale senza colpi di scena, di quella che a molti connazionali pare una farsa teatrale, ma è l'attacco frontale alla libertà e democrazia del paese. Oltre a togliere il pane di bocca a circa 4500 famiglie, se questa possa essere ripresa mi sembra assolutamente inverosimile.E a fine mese non c'è da dubitarne, ci sarà un'altro colpo a base di fiducia sul DDL Intercettazioni, perché così ha deciso il dittatore, tanto la gente sarà occupata nelle code in autostrada, distratta dalle aspettative delle tanto attese vacanze nelle località di ristoro per potersi indignare a dovere del castello demolito a piccole dosi: un mattone oggi, una finestra domani, fino all'asse portante.Una situazione così grave da suscitare la preoccupazione dell'ONU che scende in campo sul ddl intercettazioni e avverte tramite Frank Le Rue: "va abolito o modificato" perchè se passa nella sua veste attuale rischia di minare "la libertà di espressione in Italia", libertà di fatto ormai solo un ricordo.E io non riesco proprio a capacitarmi di come  gran parte della gente possa fingere di non accorgersi del nefasto periodo di questo paese, svenduto al potere economico a discapito del valore morale e del senso civico. Un paese parodia di una commedia all'italiana di infimo ordine in cui a farla da padrone sono il tornaconto personale e la squallida goliardia che offende il senso umano prima che quello del pudore.