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La storia di Angelino


 Milano/ La storia di Angelino, il bimbo down che manteneva la famiglia. La proposta di Affari: dategli l'Ambrogino d'OroGiovedí 30.10.2008 18:40di Silvio Ceci  (affaritaliani.it)Angelino, bimbo down, due anni appena, non poteva dire neppure una parola. Angelino, bimbo down, operato subito dopo la nascita, non poteva neppure camminare. Eppure era lui, Angelino, occhi neri neri e le manine forti, a mantenere la mamma disoccupata, il papà rimasto senza lavoro e i due fratellini, Rosario e Federico. Il primo di quattro anni, l' ultimo di undici mesi soltanto. Era lui, Angelino, a mantenerli tutti quanti con la sua pensione di invalidità da 444 euro al mese. Era lui, al passato, perché adesso Angelino non è più niente. E' morto la notte del 17 marzo 2005, prima dell' alba, forse soffocato o chissà per quale altra ragione. A trovarlo senza vita, con la lingua serrata tra i dentini, la madre e il padre. Angelino era lì, nella culla, immobile, un braccino attorno all' orsacchiotto. «Svegliati amore, svegliati...», tutto inutile. «All' una di notte mio figlio aveva la febbre, tre ore dopo non respirava più» . All' una Angelino aveva la febbre, ma era successo tante altre volte e quel batuffolo non abbastanza forte sulle gambe da potersi reggere in piedi da solo, alla fine s' era sempre ripreso. «L' ho toccato in fronte, era l' una di notte - raccontava Salvatore, il padre, 50 anni, arrivato a Milano da Reggio Calabria tanto tempo fa - scottava un po' , allora gli ho dato un goccino d' acqua e un bacino sulle labbra». Tre ore più tardi è stata la moglie a buttarlo giù dal letto. «Salvatore, Salvatore, Angelino sta male...», s' è messa a gridare. Ma era già morto, Angelino. E gli uomini dell' ambulanza, arrivati in fretta, non hanno potuto fare nulla. Il tentativo di rianimarlo non è servito, la corsa alla clinica «De Marchi» neppure. Una famiglia povera, quella di Angelino. Talmente in miseria che il ricco di casa era proprio lui, il bimbo down. L' unico, di cinque, a portare soldi in quel primo piano del palazzone scrostato e grigio di via Pomposa 5, a due passi dalle luci di corso Lodi. Giri l' angolo ed entri in una favola triste. Non sembra, ma è Milano anche questa. «Devo ringraziare un amico avvocato - raccontava Salvatore, mentre piange e bacia la foto del suo piccolino ora morto - è stato lui a interessarsi per fargli avere la pensione. E visto che io sono senza lavoro da tre anni, è con quei soldi, quelli di Angelino, che qui si mangiava. Certo, c' è anche un' insegnante di religione che ci aiuta, donna benedetta, spesso ci porta qualche cosa... Ma sia chiaro, ai miei bimbi non è mai mancato nulla. Angelino non mangiava le carote, ma adorava il formaggio e la bresaola». Già, la bresaola, il piatto fisso di casa Pace. Una casa che una volta era bianca e dove a fatica entra la luce, dove mancano le maniglie alle porte, dove anche il crocefisso s' è rotto, dove tre stanze non superano i quaranta metri quadrati e dove tutti, lì attorno, andavano a fare un salto proprio per salutare Angelino. Mai un dolce su quel tavolino di formica del cucinotto, mai un soprammobile su quei mobiletti zoppi presi in qualche mercatone e dove appoggia il maxischermo di famiglia, un vecchio scatoloncino di 14 pollici. «Per sfamare i miei - raccontava Salvatore - tanti anni fa ho fatto anche cose brutte. Ho rubato, ho venduto la droga. Mi hanno arrestato e ho capito che mai avrei potuto rifarlo. Meglio morto. M' ero trovato un posto da facchino alla cooperativa, ma mi hanno cacciato quando l' ernia mi ha bloccato la schiena. Come faremo adesso non lo so davvero... Ad Angelino dovevano arrivare seimila euro di arretrati, una vera fortuna per noi. Ma adesso che m' importa, lui non c' è più e quei soldi non mi servono. Ne faremo a meno... Sono pur sempre un cittadino italiano, aiutano gli extracomunitari, forse aiuteranno anche me». Aveva un giocattolo solo Angelino, un orsacchiotto malandato con la tutina a strisce e un cappellino in testa. Lui gli premeva l' orecchio, l' orsetto suonava. SALVINI RISPONDE ALL'APPELLO"La vicenda raccontata da Affaritaliani mi ha toccato profondamente". A dichiararlo è Matteo Salvini, onorevole del Carroccio e capogruppo della Lega a Palazzo Marino. "Mi preoccuperò personalmente di segnalare il caso al sindaco Letizia Moratti, che ha la facoltà di assegnare l'Ambrogino d'Oro anche al di là dell'appuntamento di dicembre, per il quale le candidature sono già state presentate. Peraltro, vorrei anche sapere le condizioni attuali di questa famiglia, per questo mi informerò più approfonditamente. Oltre al premio, infatti, bisognerebbe che a situazioni di disagio gravi come questa venga dato sollievo".IL PENSIERO DI GALLERA (FI)Giulio Gallera (Fi): "E' sicuramente un caso umanamente toccante. Sostengo l'iniziativa di Affari anche per dare un segnale di attenzione a tutte quelle famiglie che vivono situazioni di drammatico disagio. L'Ambrogino è sicuramente un gesto ma bisogna andare oltre. Bisogna farsi carico di questa situazione dando dei segnali concreti. Per questo invito la famiglia a mettersi in contatto con me per vedere se è possibile aiutarli in qualche modo"L'AMBROGINOL’associazione Famiglie Numerose  propone al Presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri  l'“Ambrogino d’Oro”, purtroppo alla memoria, per Angelino. E Affaritaliani.it si fa promotore dell'iniziativa...L'ADESIONE DEL PDDavide Corritore (Pd): "Oltre alla questione simbolica dell'Ambrogino, credo che i consiglieri si debbano fare carico, con uno sforzo comune, del sostentamento della famiglia, attraverso il versamento di 10 euro ciascuno, mensili, fino alla fine del mandato"Pierfrancesco Majorino (Pd): "Aderisco all'appello di Affari. Mi farò portavoce con la Moratti della proposta di assegnare l'Ambrogino d'Oro ad Angelino. Salvo ovviamente i problemi inerenti il regolamento del premio"Carmela Rozza (Pd): "Mi preoccuperò personalmente dei problemi di questa famiglia. L'Ambrogino d'Oro? Sono d'accordo. Ma sottolineo che il mio problema, da politico, sarà di occuparmi concretamente del caso"Non abbandonate la sua famigliaGiovedí 30.10.2008 11:38di Cinzia Lacalamita C’era una volta un bambino, un piccolo Angelo… forse, proprio per questo la sua mamma e il suo papà l’avevano chiamato “Angelino”. Angelino non chiedeva nulla, non pretendeva nulla, se non l’amore dei suoi genitori e dei suoi fratellini. A fargli compagnia, un orsacchiotto malconcio. Era divertente quel buffo orsetto che emetteva strani suoni. Ora, il signor orso si sente solo: Angelino, non gli preme più le orecchie per farlo parlare. Sta lì, in un angolo, a chiedersi perché il suo amico lo abbia abbandonato, così, all’improvviso. Era malato Angelino. Da lassù, qualcuno ha deciso di portarlo con sé. Forse ora è felice, forse il cibo che gli è mancato, i giochi che non ha avuto, dove si trova adesso… forse, li ci sono. Forse, Angelino, bimbo down che a soli due anni, permetteva alla sua famiglia di tirare avanti con i pochi soldi della sua pensione, finalmente, non soffre più. È diventato forte Angelino. Sano e forte… è così che tutti noi vogliamo immaginarlo. Ma la speranza non basta. Il ricordo di questa piccola vita merita di più. Non bastano le parole, per una volta, serve un atto di generosità: la famiglia di Angelino non può essere abbandonata come il povero signor orso. Hanno bisogno d’aiuto. Hanno bisogno di cibo, vestiti. Hanno bisogno di dignità. Una pacca sulle spalle, unita ad un “ci dispiace tanto” non è sufficiente. La mano, stavolta, bisogna metterla al portafoglio. In attesa che chi di dovere faccia quanto è d’obbligo, c’è d’augurarsi che esistano tante persone di buon cuore che si prendano la briga di donare quello che possono.DAL 2005 FINO AD OGGI TUTTI QUESTI ILLUSTRISSIMI SIGNORI CHE SI VOGLIONO PRODIGARE PER QUESTA FAMIGLIA DOVE ERANO? E COSA HANNO FATTO PER TUTTE LE ALTRE FAMIGLIE CHE HANNO VISSUTO TRAGEDIE SIMILI??????????