PETALI DI ROSA BLU

PEDOFILIA/ CASO FERRERI, DON DI NOTO: CHI HA UCCISO FRANCESCO E’ LIBERO, MANGIA, BEVE E NON SEMBRA RODERSI LA COSCIENZA.


 
 PEDOFILIA/ CASO FERRERI, DON DI NOTO: CHI HA UCCISO FRANCESCO E’ LIBERO, MANGIA, BEVE E NONSEMBRA RODERSI LA COSCIENZA. Avola (SR), 3 dicembre 2011 ------ “Non dirò ‘non rispettiamo le sentenze’, non esprimerò velatepreoccupazioni nel sapere che chi ha ucciso Francesco è libero, mangia e beve, si gode la vita: e in silenziosa eomertosa apparenza non sembra rodersi la coscienza sporca e fallita. Uomini senza umanità, perché un vero eautentico uomo è tale se riesce ad assumersi le proprie responsabilità, accetta e dichiara gli errori e chiedegiustizia e misericordia per se e per la vittima. Chi non è così non è un uomo! E non c'è niente da ridere consorrisi cinici di fronte a queste considerazioni”. E’ con queste parole che don Fortunato di Noto, sacerdotefondatore dell’Associazione Meter (www.associazionemeter.org) apre un editoriale sul settimanale dellaDiocesi di Piazza Armerina dedicato all’assoluzione, nei giorni scorsi, dei presunti assassini e di FrancescoFerreri, il 13enne di Barrafranca (EN) ucciso con 20 colpi di chiave inglese nel 2004. Poi il sacerdote passa a parlare al bambino: “Non mi sento di dire che abbiamo fallito, né sento di essere fallitonell'azione di promozione e difesa dei bambini, e di te Francesco, da quando ti abbiamo conosciuto nelletragiche vicende che hanno colpito anche la tua famiglia, non ci stancheremo oggi e domani di ricordarti comeuna delle vittime di una società e cultura fatta di violenza, sopraffazione, indifferenza e omertà. Dove tutto sidimentica, dove tutto deve cadere nell'oblio, dove l'assenza strappata di un bambino ad una famiglia èconsiderata con questa sentenza "caso irrisolto", inserito in un database della giustizia umana e nelle paginedei giornali”.  “Tutti ti hanno ucciso! Scarna consolazione di chi fatica a crede nell'efficacia di unsistema giudiziario che garantisce i garantiti, e dimentica le vittime, negando a chi è stato colpito e soppressodi ricevere giusta soddisfazione a chi è stato individuato come autore di delitti e reati. Perché è negazione delfatto che tutti negano. Nessuno conosce la verità, nessuno è capace di dire la verità, e chi conosce i fatti ha ladoppia responsabilità di essere partecipe di un omicidio. Un omicidio di un bambino. Di questo si tratta, e nondobbiamo mai dimenticarlo”. “Le urla di questo ragazzino, scrivevo nel 2010, ammazzato come ricordiamo con vari colpi alla testa,continuano e continueranno a risuonare nelle coscienze di chi ha compiuto questo gesto infame e in quelle dichi non farà il massimo per assicurare alla giustizia gli assassini di Francesco. Ci sono mostri della porta accanto,che frequentano le nostre case, le nostre piazze, le nostre scuole, le nostre chiese con i volti coperti di cera edi bronzo, ma dentro il putridume e il fetore lo percepiscono da lontano gli avvoltoi loro simili: cadaveri chehanno disseminato cadaveri. Il giusto e il piccolo, anche se calpestato, deriso,sprangato, denudato, non muore mai e interpella le nostre deboli coscienze”, conclude il sacerdotechiedendo ai bambini di “Indignarsi, ribellarsi, agire con amore contro l’oblio della giustizia, della politica, dellacultura, della fede”.