SPIXANA 1470

Spezzano Albanese nella seconda metà del XIX sec.


Spezzano Albanese nella seconda metà del XIX sec.(di Francesco Marchianò) Descrivere la realtà della nostra comunità verso la metà o poco più del XIX secolo non è affatto compito arduo poiché esiste una miriade di documenti manoscritti o editi, redatti da autori locali o da illustri personaggi che sono transitati o si sono fermati per visitare il nostro paese.Perno della vita sociale ed economica di Spezzano Albanese fu, ed è ancora oggi, per certi aspetti la Via Nazionale, allora Strada Consolare delle Calabrie,  fatta tracciare da Gioachino Murat nel 1808 e portata a termine dai Borboni nel 1824.Questa strada toglieva da un isolamento secolare il nostro paese, ormai comune autonomo dal 1811 e con l’attuale denominazione, che registrava subito un notevole incremento demografico e con esso anche un aumento delle attività commerciali e di uffici statali diventando il punto di riferimento economico e burocratico dei paesi del mandamento.Accanto a questi fatti positivi bisogna annoverare anche quelli negativi che la strada apportò alla comunità: aumento di omicidi, furti, rapimenti, prostituzione, figli illegittimi, etc….A questi fenomeni prevedibili bisogna aggiungere le periodiche epidemie di colera, veicolate da gente di passaggio, che falcidiarono la popolazione per quasi tutto il secolo.Nel paese inoltre già subito dopo il periodo napoleonico operava una vendita carbonara, fondata da Luigi Nociti, che nel tempo portò alla maturazione di idee unitarie e liberali che sfociarono nella partecipazione corale degli spezzanesi alla Rivoluzione del 1848.Il paese era uno dei campi di raccolta dei rivoluzionari e di battaglia di quel momento ma, passato l’impeto della rivoluzione molti spezzanesi furono imprigionati come i giovani Vincenzo Luci, Giuseppe Marchianò, Gennaro Mortati ed altri.Intanto il paese cresceva d’importanza perché nel 1857 iniziò a funzionare il telegrafo presso il palazzo Chefalo diventando sempre di più un centro urbano ed economico di rilievo.Ma lasciamo la parola ad un testimone dell’epoca, l’intellettuale Giuseppe Angelo Nociti (1832-’99) che così scrive in un suo lavoro inedito del 1852:“ Spezzano fin da quando ebbe la strada carrozzabile andò sempre più progredendo ed ivi si stanno fabbricando i più belli e sontuosi palazzi.Fu adornato nell’autunno del 1850 di una bella selciata che attraversa tutta la città, la quale era stata cominciata nel 1847, allorché fu fatto un terrapieno sotto l’olmo sul quale passa la selciata, e fu poi terminata nella primavera del 1851.Fu costruita nel 1852 quella che scendendo conduce davanti alla chiesa parrocchiale. Nell’antro della città ne fu fatta un’altra nello stesso anno 1852.Un’altra se ne farà tra breve da libeccio verso greco e dividerà in due mezzi parte della città.La cassa  comunale essendo ricca si spera che un tal progresso andrà sempre crescendo.Qualunque forestierocce fa breve dimora in Spezzano ne rimane subito preso, e molti vi si stabiliscono allettati dall’esterno commercio, dal dolce clima, dalla vaga posizione, e della buona indole della gente.Spezzano conta presentemente quattro chiese che vanno gradualmente migliorando, quattro caffè, cinque nobili locande, una trattoria, sette macelli, otto bettole, tre generi di privativa, un’armeria, una decina di mercanti tra i quali uno solo cittadino e gli altri forestieri, due notai, cinque uscieri, sei medici, tre agrimensori, quattro farmacisti, tre giurisperiti, nove preti, ed una civica guardai di più di cento individui, la quale nel 1848 giunse a trecento.Nel 1852 per uniformarsi in tutto all’usanza della città fu comprata pel banditore una tromba di ottone”.Il quadro presentatoci dal Nociti è abbastanza consolante e lusinghiero considerando la situazione di degrado e di abbandono in cui versavano altri paesi del distretto di Castrovillari. Si può dire che, per certi aspetti, la Spezzano di un tempo offriva ai residenti ed ai forestieri una gamma di servizi, di ristorazione ed accoglienza più varia ed ampia di oggi.Con il 1860 Spezzano diventa di nuovo centro strategico per le operazioni militari. Il primo settembre arriva Garibaldi e con lui si aggregano circa 150 Camicie Rosse comandate dal patriota Vincenzo Luci di recente uscito dal carcere borbonico. Il Dittatore lascia una somma di ducati al paese per far terminare i lavori di costruzione del Municipio.Passata l’enfasi garibaldina arrivano i Piemontesi che impongono il loro sistema economico che impoverisce l’industria familiare della produzione della seta. Come reazione nasce il brigantaggio e Spezzano diventa centro di un tribunale militare straordinario che opera fino al 1865.Tristemente noto alle forze dell’ordine in questo periodo è il brigante Angelo Maria Cucci detto “lo Spezzanese” o “Kuçarjelji” che opera come gregario o capobanda nel Pollino e dintorni.Con il neo Regno d’Italia nasce la questione meridionale che rimane tuttora  irrisolta: milioni di Italiani, dal 1860 in poi, abbandonano il Sud per far fortuna, soprattutto nelle Americhe. Centinaia di spezzanesi che fino ad allora avevano l’attività di “bracciale”, “carrettiere”, “filatrice”, etc… sono costretti ad emigrare in Brasile, Argentina e USA raggiungendo coloro che vi si erano stabiliti già decenni prima.Bisogna citare, a questo punto, un evento luttuoso: nel 1882 nel porto di La Spezia un bastimento carico di emigranti subì uno speronamento e nell’incidente persero la vita una decina di spezzanesi fra cui alcune copie di giovani sposi. La giovane etnologa e viaggiatrice Caterina Pigorini nel 1871 descrive una Spezzano con strade sporche e polverose, abitata da vecchi e da donne che hanno i mariti all’estero, un paese in grave stato di abbandono, situazione che si accentua con l’apertura della tratta ferroviaria Sibari-Cosenza che fa diminuire il passaggio di viaggiatori e commercianti.Ma nonostante ciò il paese va avanti, prospera con l’agricoltura e con rimesse che i numerosi emigranti mandano dall’America. A fine secolo nel paese opera ancora qualche filanda mentre in periodo invernale 5 frantoi, di cui uno a vapore, producono un buon olio.La scuola comunale riesce ad alfabetizzare quei pochi alunni che possono permettersi di comprarsi i libri mentre i giovani appartenenti al ceto agiato, dopo aver frequentato il liceo italoalbanese di S. Demetrio Corone, studiano a Napoli o Messina per poi rientrare nel proprio paese d’origine espletando soprattutto le professioni di medici o avvocati. Eccellono in questo periodo il medico Dott. Agostino Ribecco di umili origini, gli avvocati Ferdinando Cassiani e Pasquale Cucci. Essi, inoltre, insieme ad altri intellettuali appartengono alla corrente culturale della Rilindja che mira alla liberazione dal giogo turco dell’antica patria, l’Albania.Furono essi che diedero alle strade i nomi di Via Albania, Via Pireo, Via Ellena, Via Coronei ed essendo anche gli epigoni del Risorgimento non mancarono di dare anche i nomi di Via Plebiscito, Via Mazzini, Via Fratelli Bandiera,Via Manin, etc…Nel paese circolano idee politiche rivoluzionarie diffuse dagli studenti universitari fra cui si distingue il giovane avv. Giovanni Rinaldi che fonderà poi la sezione del Partito socialista. Anche la Massoneria fa la sua parte mandando nel consiglio comunale propri esponenti che cercheranno di togliere alla chiesa di S.M. delle Grazie il cosiddetto “orto”, ma a questo tentativo si opporrà il parroco d. Peppino Guaglianone, sacerdote molto battagliero.A questi nel 1901 succederà il fratello, il coltissimo d. Ferdinando Guaglianone, gesuita e  prestigiosa firma di “Civiltà Cattolica”, che si prodigherà ad abbellire le chiese del paese.Questo fermento politico e culturale getterà le basi della Spezzano Albanese del XX secolo di cui uno degli aspetti positivi sarà la costituzione della banda musicale che allieterà le ricorrenze locali e provinciali fino ad oltre la metà degli anni ’50.