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Post n°602 pubblicato il 25 Luglio 2008 da claudio.teatro
«Voglio vincere lo scudetto». Non scherzava German Denis, il due luglio, quando arrivò a Napoli e mise sul tavolo la sua scommessa. Era talmente serio che l’uditorio rimase di sasso. Dicono che quella stessa promessa l’abbia ripetuta mille volte mercoledì notte ai tifosi che l’acclamavano, l’abbracciavano, gli regalavano le loro sciarpe. Denis è il nuovo re di Napoli, e non lo è diventato l’altra sera. Quella del San Paolo è stata solo l’incoronazione ufficiale, ma il trono se l’è guadagnato nei primi ventotto giorni in maglia azzurra. Allenamenti, sorrisi e gol. Poi le prime apparizioni in tv, e la gara di Atene in cui ha preso per mano il reparto offensivo e s’è presentato alla sua maniera, da «tanque», carrarmato, anche se il gol non è arrivato. La gente lo ha visto e ha riconosciuto le stimmate del campione: «Macché, io sono solo uno che ama giocare a calcio», ha sempre dichiarato il bomber argentino. Pc collegato alla linea veloce, webcam accesa e collegamento con l’Argentina: dall’altra sera German Denis non smette di raccontare quel che gli è accaduto qui a Napoli, nel giorno in cui ha fatto la conoscenza con la sua gente. S’è emozionato, ha trovato la carica giusta per rilanciare la sua sfida all’Italia che l’aveva accolto, giovane, a Cesena, e l’aveva respinto dopo due anni in chiaroscuro, più scuro che chiaro: «Sì, ho voglia di riscatto. Devo dimostrare a me stesso e all’Italia che sono un calciatore vero, non un brocco...». Appena sarà possibile correrà in centro, a Napoli, per cercare una casa adatta alla sua famiglia: Natalia, la compagna, e i due bimbi, Matias che ha cinque anni ed è nato in Italia, e Malena che ha due anni e sente la mancanza del papà. La famiglia è la sua forza, la sua biografia racconta di grandi tavolate a base di «asado» preparato dal calciatore, con posti riservati ai fratelli più grandi, Barbara e Federico, e a mamma Alicia. Papà Gustavo non c’è più, è morto nel 2000 e per il giovane German quel lutto è stato difficile da superare. Il papà era confidente, amico e primo tifoso. Fu proprio Gustavo Denis a capire che il suo bimbo aveva il calcio nel sangue, e lo portò al «baby calcio» del club San Martin, riservato ai bambini di tre anni: era il 1984, Maradona arrivava a Napoli. E proprio Maradona (naturalmente) è l’idolo di Denis. Si sono incontrati durante una amichevole di beneficenza, dieci giorni prima che Denis arrivasse a Napoli: «Non ho avuto il tempo di parlare di Napoli e del Napoli. Mi sono avvicinato a lui e ho avuto solo il coraggio di chiedergli una foto insieme. C’erano mille persone che gli chiedevano l’autografo». Dell’esperienza azzurra, invece, aveva parlato in anticipo con Ezequiel Lavezzi che ora è in Giappone con l’olimpica argentina: «Lui e Navarro mi avevano detto quel che sarebbe accaduto. Avevano provato a spiegarmi che Napoli è unica». Ma quello che è accaduto l’altra sera è un’altra cosa: «Bisogna provare certe emozioni per capire - ha detto agli amici argentini collegati al pc - non è possibile raccontare, nemmeno le foto e i filmati spiegano bene». Domani Napoli s’aspetta che il nuovo re la porti in Europa. Denis non si tira indietro, è pronto alla sfida, sorride: «Voglio vincere tutto, questo pubblico lo merita». Fonte:www.tuttonapoli.it |
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