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Pompei: Omicidio, condannato ex carabiniere


POMPEI. Ribaltata la sentenza per l'omicidio di Carlo Cirillo, il dipendente dell’azienda farmaceutica Novartis - candidato al consiglio comunale di Pompei - il cui cadavere decapitato fu trovato sull’asse Nola - Villa Literno nel maggio del 2004. La quarta sezione della Corte d’assise di Napoli - presidente Pentagallo - ha infatti condannato a 28 anni di reclusione l'ex maresciallo dei carabinieri Antonio Cadice, che era stato invece prosciolto dal gup di Torre Annunziata. Movente del delitto fu un contrasto nato tra i due a causa del giro di usura nel quale entrambi erano coinvolti, e che era costato a Cirillo una pesante punizione da parte dell’azienda per cui lavorava. Cadice aveva promesso a Cirillo l’interessamento di un fantomatico dirigente dell’azienda perché fosse reintegrato nei suoi uffici precedenti. Ma la cosa si rivelò un bluff e ne venne un litigio poi degenerato. L’ex maresciallo dei carabinieri, che all’epoca lavorava nella squadra di polizia giudiziaria del pm Giuseppe Borrelli, oggi procuratore aggiunto a Catanzaro, secondo la Corte decapitò Cirillo per evitare che fosse ritrovato il proiettile, esploso con la pistola d’ordinanza. Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati di parte civile, Gerardo Inserra ed Ernesto Sibilio, che avevano fatto ricorso per Cassazione dopo il proscioglimento dell’imputato, riuscendo a ottenere il processo in Corte d’assise. Il difensore di Cadice, Andrea Castaldo, ha preannunciato il ricorso in appello. Cadice, che è stato espulso dall'Arma, è stato nel frattempo condannato in primo e in secondo grado a tre anni di reclusione per il reato di usura. In seguito alla sentenza di oggi, la Procura potrebbe chiedere alla Corte d'assise l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio. Il 24 maggio di sette anni fa, la polizia stradale intravede un corpo sul raccordo Nola-Villa Literno, in provincia di Caserta. La salma, decapitata, è quella di Carlo Cirillo, 43enne di Pompei scomparso due giorni prima. A denunciare la sua scomparsa era stata la moglie Elena, chiamata allo straziante rituale del riconoscimento reso possibile solo dagli abiti che l’uomo indossava quando era uscito di casa due giorni prima per recarsi come sempre al lavoro. Probabilmente il corpo fu abbandonato lì dopo la esecuzione e mutilazione avvenuta in un luogo diverso visto che sul posto non viene trovato sangue della vittima. Al momento dell'omicidio, Cirillo è candidato alle elezioni per il comune di Pompei nella lista civica “Federazione democratica” che appoggia il candidato a sindaco Salvatore Alfano. La macabra uccisione sconvolge l'opinione pubblica e gli inquirenti iniziano subito a scavare nel passato e tra le conoscenze del defunto per scorgere qualche indizio. Durante le indagini effettuano anche delle perquisizioni nell’abitazione del Cirillo rinvenendo dei brogliacci privati su cui c’erano appuntati nomi e cifre. L’analisi di questi quaderni privati che somigliano a registri contabili conduce gli investigatori a Cadice. Enrica Vezzi - Giornale di Napoli