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Porto: A Castellammare due bacini esterni alla diga foranea


Il 7 settembre al ministero dello Sviluppo la riunione per il riassetto dell’area portualeAntonino Pane - Due bacini esterni alla diga foranea per navi fino a 250-260 metri, uno asservito alla Fincantieri per la costruzione di nuove unità; uno da destinare all’attività di riparazione e di manutenzione navale. Prende corpo il futuro del porto di Castellammare di Stabia, uno scalo che, vale la pena ricordarlo, è stato classificato nel 2006 tra quelli di rilevanza economica internazionale, proprio come quello di Napoli. Archiviato il Piano regolatore del porto partenopeo, dunque, l’attenzione dell’Autorità Portuale è tutta rivolta verso lo scalo Stabiese per la stesura nel nuovo Piano regolatore di quest’area portuale, secondo e decisivo step del cronoprogramma voluto dal presidente della Regione Stefano Caldoro per arrivare puntuali all’appuntamento con l’Europa e in particolare per l’avvio dei Grandi Progetti che prevedono un investimento sulla filiera portuale campana che arriva quasi a quattrocento milioni di euro tra Napoli e Salerno. La verifica del lavoro fatto è già fissata: il 7 settembre al ministero dello Sviluppo Economico la Regione, la Provincia, il Comune e l’Autorità Portuale porteranno una proposta definitiva di riassetto di tutta l’area portuale di Castellamare che, oltre a salvare il nucleo centrale della cantieristica affidato alla Fincantieri, valorizzerà altre attività come quella delle riparazioni navali, della crocieristica, della nautica da diporto puntando sui grandi superyacht in modo da salvaguardare le strutture già esistenti come il Marina di Stabia. Una proposta articolata che presuppone, come primo atto, l’accorpamento delle aree di competenza dell’Autorità Portuale di Napoli e Stabia, anche di tutta l’area a ponente del porto, quella su cui insistono le ex corderie militari. Una svolta fondamentale, questa, perché si recupera così una vasta area da asservire alla cantieristica minore al confine con i due bacini di carenaggio galleggianti. E a questo proposito bisogna anche sottolineare che la scelta del doppio bacino galleggiante apre prospettive di sviluppo interessanti soprattutto nel settore delle riparazioni navali, un’attività questa quasi del tutto estranea al porto di Castellammare. Il bacino per le nuove costruzioni, poi, dovrebbe rimettere in moto la filiera delle commesse per l’area Fincanteiri di Castellammare. Lo scalo di alaggio esistente, infatti, risulta penalizzate da questo punto di vista e la stessa Fincantieri ha più volte ribadito che nessun futuro è ipotizzabile per Castellammare senza un bacino di costruzione. A tale proposito va anche ricordato che la stessa Fincantieri ha commissionato uno studio di fattibilità per il nuovo bacino al Rina. La soluzione prospettata dal Registro navale italiano (un bacino fisso all’interno del porto) finirebbe per limitare le possibilità di sviluppo di tutta l’area, mentre il posizionamento all’esterno della diga foranea, avrebbe il merito di consentire un migliore utilizzo del molo principale da destinare alla crocieristica: Castellammare nelle linee di indirizzo volute dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione avrebbe il ruolo di scalo archeologico per le crociere: i turisti sarebbe sbarcati a pochissimi chilometri da Pompei ed Ercolano e, praticamente all’interno della zona archeologica di Stabia e di Oplonti. Una soluzione, questa, fermamente voluta dal sindaco di Castellammare Luigi Bobbio che, oltre a salvaguardare il futuro dei cantieri navali, vuole nuove prospettive economiche per la città e, soprattutto, valorizzare la posizione strategia e le risorse di un’area che ha grandi possibilità di sviluppo. Fonte: Il Mattino di Napoli