NEI CONTENITORI RITROVATI SCARTI NON DEPURATI DELLA LAVORAZIONE DEI POMODORIQuattro denunce all’autorità giudiziaria di Torre Annunziata effettuate dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, nell’ambito di accurate indagini portate avanti dal Nucleo Mobile della Compagnia di Castellammare di Stabia, coordinati dal capitano Paolo Zito, che a Sant’Antonio Abate ha scoperto un vero e proprio smaltimento illegale dei rifiuti della lavorazione delle industrie conserviere. I finanzieri stabiesi, dopo una serie di controlli approfonditi e continui, volti soprattutto a capire quale fosse la destinazione dei reflui da lavorazione delle varie aziende che nel comune abatese proliferano, e che in questo periodo raggiungono le più alte vette della produzione, in particolare nel settore della lavorazione dei pomodori. In una delle tante aziende seguite da vicino dai militari delle fiamme gialle, sono state scoperte delle anomalie nello smaltimento dei reflui della lavorazione. In pratica, i finanzieri sono riusciti a seguire le ultime fasi, quelle del trasporto dei rifiuti da una fabbrica all’eventuale deposito, prima della distruzione, scoprendo che il procedimento non avveniva a norma di legge. Dalla fabbrica per la lavorazione dei pomodori, infatti, gli scarti, i cosiddetti fanghi, partivano a bordo di un camion che li trasportava in un terreno di proprietà del padrone dell’azienda, dove venivano sversati proprio in alcuni campi coltivati ad ortaggi destinati ai mercati ortofrutticoli della zona. Uno scempio triplo portato alla luca dai finanzieri stabiesi dopo settimane di accurate indagini. A norma di legge, i fanghi scaturiti dalla lavorazione dei pomodori andrebbero al più presto trasportati in luogo sicuro, depurati e infine consegnati a ditte autorizzate allo smaltimento. Così non avveniva in questa azienda. Non solo gli scarti erano usati quasi come concimi per gli ortaggi, ma erano presenti all’interno del capannone per la depurazione della E.C., la società conserviera con sede a Sant’Antonio Abate, decine di contenitori in plastica, all’interno dei quali erano presenti gli scarti non depurati della lavorazione dello scorso anno. Danni alla salute, all’ambiente e alla lavorazione stessa della fabbrica: questo è, in poche parole, quanto scoperto dai finanzieri. Quattro sono state le persone denunciate: V.D.A, proprietario dell’azienda e del terreno in cui venivano sversati gli scarti della lavorazione dei pomodori, suo figlio L.D.A., dipendente della società e ritenuto responsabile per aver ordinato il trasporto dei fanghi; F.S., l’autotrasportatore che è stato trovato sul posto mentre scaricava il tutto; e infine l’amministratore dell’azienda. I finanzieri, inoltre, hanno sequestrato il terreno coltivato di oltre 3 mila metri quadri nel quale venivano sversati i fanghi, nonché i 100 quintali di reflui dell’ultima lavorazione e i 225 quintali custoditi ancora nel deposito per la depurazione. Le indagini proseguono. DARIO SAUTTO
Smaltimenti illegali, sos salute
NEI CONTENITORI RITROVATI SCARTI NON DEPURATI DELLA LAVORAZIONE DEI POMODORIQuattro denunce all’autorità giudiziaria di Torre Annunziata effettuate dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, nell’ambito di accurate indagini portate avanti dal Nucleo Mobile della Compagnia di Castellammare di Stabia, coordinati dal capitano Paolo Zito, che a Sant’Antonio Abate ha scoperto un vero e proprio smaltimento illegale dei rifiuti della lavorazione delle industrie conserviere. I finanzieri stabiesi, dopo una serie di controlli approfonditi e continui, volti soprattutto a capire quale fosse la destinazione dei reflui da lavorazione delle varie aziende che nel comune abatese proliferano, e che in questo periodo raggiungono le più alte vette della produzione, in particolare nel settore della lavorazione dei pomodori. In una delle tante aziende seguite da vicino dai militari delle fiamme gialle, sono state scoperte delle anomalie nello smaltimento dei reflui della lavorazione. In pratica, i finanzieri sono riusciti a seguire le ultime fasi, quelle del trasporto dei rifiuti da una fabbrica all’eventuale deposito, prima della distruzione, scoprendo che il procedimento non avveniva a norma di legge. Dalla fabbrica per la lavorazione dei pomodori, infatti, gli scarti, i cosiddetti fanghi, partivano a bordo di un camion che li trasportava in un terreno di proprietà del padrone dell’azienda, dove venivano sversati proprio in alcuni campi coltivati ad ortaggi destinati ai mercati ortofrutticoli della zona. Uno scempio triplo portato alla luca dai finanzieri stabiesi dopo settimane di accurate indagini. A norma di legge, i fanghi scaturiti dalla lavorazione dei pomodori andrebbero al più presto trasportati in luogo sicuro, depurati e infine consegnati a ditte autorizzate allo smaltimento. Così non avveniva in questa azienda. Non solo gli scarti erano usati quasi come concimi per gli ortaggi, ma erano presenti all’interno del capannone per la depurazione della E.C., la società conserviera con sede a Sant’Antonio Abate, decine di contenitori in plastica, all’interno dei quali erano presenti gli scarti non depurati della lavorazione dello scorso anno. Danni alla salute, all’ambiente e alla lavorazione stessa della fabbrica: questo è, in poche parole, quanto scoperto dai finanzieri. Quattro sono state le persone denunciate: V.D.A, proprietario dell’azienda e del terreno in cui venivano sversati gli scarti della lavorazione dei pomodori, suo figlio L.D.A., dipendente della società e ritenuto responsabile per aver ordinato il trasporto dei fanghi; F.S., l’autotrasportatore che è stato trovato sul posto mentre scaricava il tutto; e infine l’amministratore dell’azienda. I finanzieri, inoltre, hanno sequestrato il terreno coltivato di oltre 3 mila metri quadri nel quale venivano sversati i fanghi, nonché i 100 quintali di reflui dell’ultima lavorazione e i 225 quintali custoditi ancora nel deposito per la depurazione. Le indagini proseguono. DARIO SAUTTO