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Ucciso nella rissa, c’è un fermo


L’accusa: «Ha fornito l’arma che ha trafitto il giovane di Pompei». Caccia all’assassinoÈ accusato di aver passato all’amico assassino il punteruolo che ha trafitto al cuore Raffaele Cesarano. Luigi Orilia di Salerno ha 23 anni, solo due in più dello studente di Pompei ucciso durante una lite davanti alla discoteca La Ciurma di Vietri sul Mare. I carabinieri hanno anche denunciato altri due giovani salernitani: G.S. di 21 anni e T.A. di 24. Tutti avrebbero fatto parte del branco che ha aggredito, picchiato e ucciso Raffaele. Il giovane di Pompei aveva cercato di difendere la sua ragazza versa la quale due ragazzi avevano lanciato pesanti apprezzamenti. Gli uomini del capitano Massimiliano Rocco hanno in poche ore - anche grazie alle testimonianze della fidanzata della vittima e di un altro amico rimasto contuso della colluttazione - individuato alcuni dei giovani che hanno preso parte al pestaggio finto in tragedia. Per Orilia l’accusa è di concorso in omicidio aggravato e detenzione abusiva di arma da taglio. Il pm Marina Regina Elefante della Procura di Salerno sospetta che il ventitreenne, che ha già alcuni precedenti, avrebbe personalmente partecipato alla rissa all’esterno del locale fornendo anche l'arma del delitto, un cacciavite o un coltello con cui è stato colpito il ventunnene di Pompei. Orilia è considerato dagli inquirenti vicino a un gruppo di dieci persone che all’alba del 5 novembre scorso fu protagonista di una sparatoria all’interno della discoteca Federica di Salerno. In quella occasione fu picchiato un carabiniere e qualcuno tentò di ammazzare un ispettore di polizia intervenuto nel locale. Come per il Federica anche oggi i proprietari del lido di Vietri Sul Mare non hanno responsabilità per quanto accaduto. Intanto, domani mattina, davanti al gip Le Rose, ci sarà la convalida del fermo di Orilia. Ieri, invece, nel cimitero di Cava de’ Tirreni, è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Cesarano alla presenza del perito di parte nominato dalla difesa di Orilia. C’erano almeno mille persone ad attendere che la bara di Raffaele arrivasse nella chiesa del cimitero pompeiano. La salma del giovane è stata accolta da un silenzio surreale. Sembrava che anche la natura si fosse fermata per rispettare il dolore dei familiari. Non un alito di vento, non un cinguettio di uccelli né un rombo di un motore hanno rotto il silenzio che ha accompagnato la bara bianca dall'ingresso del cimitero fino su alla cappella. «È innocente come Gesù», sono le uniche parole che il padre di Raffaele a pronunciato indicando con la testa l'enorme crocifisso che sovrasta l'altare della cappella del cimitero. «Con te è morto un pezzo di noi - hanno sussurrato in lacrime i suoi amici sulla bara. Sarai sempre presente nei nostri cuori». Poi qualcuno lancia un appello: «Abbiamo sentito dire che c’è un clima di omertà che non aiuta le indagini. Ma noi diciamo: chi ha visto parli. Gli assassini devono andare in galera». La salma è stata vegliata dai familiari tutta la notte, fino ai funerali che si svolgeranno alle 14.30 di oggi nella parrocchia del Sacro Cuore. «Stiamo vivendo un incubo. Il fidanzato di nostra figlia è stato ucciso e fino a quando tutte quelle belve non verranno consegnate alla giustizia saremo costretti a vivere nel terrore»: hanno paura, i genitori di Nunzia, che qualcuno di quelli del branco possa far del male alla ragazza che ha assistito al delitto. La famiglia, che vive a Gragnano, resta in continuo contatto con le forze dell'ordine salernitane, che continuano a indagare sul caso. «Siamo distrutti - affermano con un filo di voce - e affranti dal dolore. Ma ora nostra figlia ha bisogno di essere lasciata in pace». SALVATORE DE NAPOLI