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Castellammare di Stabia: Gambizzato, malavita al setaccio


Controlli a tappeto nei covi del crimine dopo il ferimento di  Antonio Scotognella: Forse una lite alla base dell'agguato  CASTELLAMMARE DI STABIA. Chi ha sparato all'ingresso della spiaggia “La Palombara” voleva uccidere Antonio Scotognella facendo sì che soffrisse. È quanto rivelano i tanti fori che sono stati “tappati” dai chirurghi dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, dove il pregiudicato 36enne è tuttora ricoverato. All'inizio sembrava il classico “avvertimento” stile camorra, con i proiettili indirizzati verso le gambe della vittima predestinata. Invece, il ricovero al pronto soccorso stabiese ha rivelato molto di più. Due proiettili avevano raggiunto Scotognella alle gambe, ma altri due si erano conficcati nei glutei, uno gli ha forato pene e vescica, mentre il resto della scarica di piombo è stato indirizzato direttamente all’addome, spappolandogli in diverse parti l’intestino. Per salvargli la vita, i medici hanno dovuto intervenire applicandogli una sacca esterna che non sarà possibile asportare fino alla guarigione dell’organo. Ancora in terapia intensiva, il parcheggiatore abusivo dei lidi di via Acton è sotto stretto controllo dei medici: le sue condizioni di salute non sono affatto rassicuranti, anche se secondo i medici dovrebbe cavarsela. Erano solo 5 i bollosi calibro 9 ritrovati dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia all'esterno della spiaggia libera stabiese: probabilmente gli altri sono stati portati via dalle auto che sono transitate di gran fretta pochi istanti dopo la sparatoria. In tanti, infatti, sono fuggiti via dal tranquillo lido di via Acton dopo aver sentito i tanti spari, una decina secondo i testimoni, che volevano uccidere il 36enne. Parcheggiatore abusivo lungo la strada dei lidi stabiesi, pare che Scotognella non abbia particolari legami con la malavita organizzata locale, ma i colpi che gli sono stati sparati contro dicono che almeno si sia fatto qualche nemico. Durante la notte, i militari dell'arma, guidati dal capitano Giuseppe Mazzullo e dal tenente Andrea Minella, coadiuvati dagli agenti del commissariato di polizia, diretti dal primo dirigente Luigi Petrillo e dal vicequestore Stefania Grasso, hanno setacciato i quartieri della malavita stabiese alla ricerca di indizi sull'agguato di lunedì mattina. Decine di perquisizioni nelle abitazioni dei pregiudicati e dei sorvegliati speciali si sono susseguite per tutta la notte, come gli interrogatori volti a comprendere i perché di tanta brutalità nei confronti di un personaggio considerato un “pesce piccolo”. Savorito, Acqua della Madonna e Scanzano sono stati controllati a fondo dalle forze dell'ordine, alla ricerca degli indizi giusti. Non è esclusa ancora nessuna pista, ma sembra evidente che si sia trattato di uno sgarro fatto da Scotognella alla “persona sbagliata”. Non è escluso che sia una semplice lite per motivi personali ad aver innescato le bocche di fuoco. Qualcosa in più si saprà dagli interrogatori al ferito, ancora impossibilitato a parlare. Sicuramente, per gli inquirenti, lui conosceva chi voleva ucciderlo. Dario Sautto - GdN