STABIA NEWS

Il Quagliarella del remo: Vincenzo Abbagnale


Dapprima, portiere. Poi, il nuoto. E poi, la danza: ma il Rudolf Nureyev di Castellammare di Stabia si dissolse subito. Alla fine ha scelto la canoa, la sua culla di legno: Vincenzo Abbagnale, figlio e nipote d’arte, recente bronzo ai mondiali juniores in Francia, sulle acque di Brive La Gaillarde. Certo, non gli dispiace mica quando già lo chiamano il Quagliarella del remo, stabiese come lui. «Esagerano -diceperché Fabio è un mio concittadino già campione, ed io invece troppa acqua dovrò far passare sotto i ponti». In verità, dovrà anche dimenticare il suo primo idolo, Nedved di cui ha sempre amato il vigore forsennato. La fatica piace a Vincenzo, il rampollo degli Abbagnale, nato sotto il segno del tre: per dirla in cifre, il 13-3-’93. Per dirla in blasone, suo padre Giuseppe e gli zii Carmine e Agostino, in tre, sfoggiano qualcosa come sette medaglie d’oro, guadagnate in quelle gare strapaesane che chiamano Olimpiadi. Lo sa bene Vincenzo che nella sua giornata- standard è già all’opera alle 5 e 27, si allena e poi alle 8,30 al Liceo, poi casa, studicchia, e poi remi a tracolla, in acqua. Che ne sanno gli studenti di Oxford e Cambridge (le due università che ogni anno si sfidano sul Tamigi) sicuri di finire comunque su tutti i Tabloid del Re- D gno Unito. Male che va c’è Internet, in fondo navigare è un po’ remare: Peppiniello di Capua non sarà d’accordo. Figuriamoci noi, da tempo defraudati dalla fedele Olivetti, dove scorrevano maschi e ispirati i polpastrelli, vaffangoogle il Copia Incolla di oggi che insabbia ogni prurito di fantasia. Noi invece abbiamo una mezza idea, spudorata, di accostare la dinastia di Castellamare di Stabia a quella di Torre Annunziata: i 16 anni di una promessa, Vincenzo Abbagnale con i 90 di Dino De Laurentiis, un’icona, appena festeggiati dal nipote d’arte, don Aurelio e da quanti hanno il cinematografo dint’e vene. Chè il paragone non suoni blasfemo: nei lori campi, i cognomi Abbagnale e De Laurentiis, hanno portato a spasso nel mondo il Made in Italy, anzi, per civetteria, il Made in Golfo, stabiesi e nunziatesi. Ma certo, la stirpe degli Abbagnale non ce ne vorrà se diciamo che ogni medaglia d’oro, benché divina, assomiglia a un’altra. Invece il capolavoro “La grande guerra” forse ha qualcosa in più, di irripetibile. Film visto mille volte, ma quando verrà il giorno, busseremo al Creatore senza sapere se in vita siamo stati più il fante romano Oreste Jacovacci (Sordi) o più il fante lombardo Giovanni Busacca (Gassman). Ne sa qualcosa Internet, per caso? - Valentino Morante - il Roma