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Pompei chiede il marchio doc per i suoi fiori


Susy Malafronte Pompei. I fiori di Pompei? I figli illegittimi del festival di Sanremo. Certo. I fiori pompeiani sono esportati anonimamente in tutto il mondo, perché privi di marchio di riconoscimento, e venduti con il logo dei paesi acquirenti. Anche i fiori di Sanremo, appunto, che a ogni festival della canzone italiana arricchiscono le scenografie del palco del teatro Ariston, nascono nella città degli Scavi. La stessa Olanda, patria internazionale dei tulipani, importa molteplici varietà di fiori e piante dall’anonimo mercato pompeiano. Da tempo gli imprenditori del settore invocano un marchio florovivaistico pompeiano per salvaguardare e tutelare il prodotto doc. La gamma dei prodotti offerti è vastissima: comprende tutte le specie e varietà esistenti di fiori recisi e piante ornamentali. L’unica vetrina, dove il prodotto pompeiano può mettersi in mostra è il mercato dei fiori, uno dei più importanti del settore in Italia. Transita da lì oltre il 50 per cento del prodotto coltivato in Italia e che conta un giro d’affari di circa 200 milioni di euro l’anno (l’intero comparto campano raggiunge i 300 milioni di euro). È dal 1979 che il mercato dei fiori, un tempo regno indiscusso dei traffici illeciti del clan Cesarano, detiene lo scettro del polo più importante del meridione per il commercio dei prodotti florovivaistici. L’area commerciale, a cui è stata restituita dignità di legalità attraverso le operazioni anticamorra attuate dal sindaco Claudio D’Alessio (come le aperture negli stabili confiscati alla malavita della succursale della fondazione di don Luigi Merola, «A’ voce d’’e creature», del coordinamento antimafia «Riferimenti» di Adriana Musella, e dello sportello antiracket e antiusura di Amleto Frosi), conta 400 aziende associate specializzate nella coltivazione di fiori e piante ornamentali. Il mercato aperto tutto l'anno, si estende su una superficie di 12mila metri quadrati. La vendita dei prodotti si svolge sia al dettaglio che all’ingrosso. I venditori arrivano con il loro carico di delicatissime azalee, rose del deserto, euforbie, curcume, rose dal lungo stelo e dall’alto calice, profumati garofani, colorate begonie, camelie e cento altre varietà, dove ad attenderli ci sono gli acquirenti di tutto il mondo. È da anni che la grande abilità dei maestri ibridatori pompeiani, abbinata al clima e alle sapienti cure, ha reso possibile una produzione floricola così bella da fare invidia al mondo intero. E tutto questo avviene nell'anonimato. «Senza un marchio che tutela i nostri fiori - lamentano gli imprenditori - nessuno mai potrà apprezzare quella che è la terza meraviglia di Pompei, dopo gli scavi e il santuario». Il Mattino