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“Interno familiare”, indagine teatrale


Alla Galleria Toledo l'opera diretta da Anita MoscaNAPOLI. Da martedì alle ore 21 alla Galleria Toledo va in scena “Interno familiare”, scritto, diretto e interpretato da Anita Mosca (nella foto), con Tina Femiano. La commedia è il frutto di un’indagine teatrale sui rapporti di famiglia e sulla condizione della donna in piccole realtà di provincia nel mediterraneo e nel Sudamerica. Dopo un’inchiesta teatrale sul tema, svolta tra il 2008 e il 2009 nella zona dei Monti Lattari in provincia di Napoli, ad Amman in Giordania e nel Minas Gerais in Brasile, attraverso un ciclo di laboratori ed incontri con singoli e piccole comunità, i materiali di lavoro, immagini, personaggi, vicende e racconti si sono contaminati e depositati in una storia di una famiglia normale della provincia napoletana. L’uso del dialetto nel testo, spigoloso e tagliente, è quello di Castellammare di Stabia, piccola città della provincia napoletana, che fa da riferimento sociopolitico- culturale, all’ampia area che va dai Lattari all’agro nocerino sarnese, dove sono stati svolti i laboratori. Il recupero nello spettacolo, di un linguaggio parlato, di un dialetto sporco e rotto di provincia, privo di musicalità e di rotondità, esaspera i toni del dialogo tra madre e figlia, calato in un iperrealismo cercato, nell’essenzialità della scena e della scrittura. Lo studio e la ricerca di un dialetto di radice, così mi piace definirlo, è stato uno dei punti cardine del lavoro, per assimilare e tradurre in scena una lingua viva, parlata e usata realmente dalle persone oggi, a volte in stretti contesti o addirittura da pochi nuclei familiari di Castellammare di Stabia. Questo dialetto stretto, viscerale, rigenera la potenza della parola, libera l’esprimersi dalle regole, reinventa una grammatica dell’anima, attraverso espressioni, suoni, inflessioni, esclamazioni, e consegue di raccontare territori intimi e profondi del sè. I personaggi di Interno familiare si muovono sul filo assenza-presenza, alcuni di essi si manifestano attraverso il corpo e la voce dell’attore, altri si delineano attraverso l’ assenza, per evocazione di fatti ed episodi. Tuttavia le vicende personali e familiari di tutti i personaggi si susseguono con la medesima nettezza. Così la madre relegata ad un ruolo subalterno, cerca sollievo nelle soap opere televisive e nella mania delle faccende domestiche, la sorella maggiore imprigionata nel ruolo di donna perbene, madre e moglie, tenta di trovare, in un’ adulterina disperata passione, la gioia di vivere, la minore che ribellandosi alle regole della famiglia per affermare la propria personalità non trova una sorte migliore, il fratello, che rammollito dalle agevolazioni della condizione di maschio in un contesto provincialmaschilista, pretende invano una compagna con cui reiterare lo schema che l’ha visto privilegiato da sempre, il padre, che cresciuto in un ambiente arretrato e tradizionalista, incapace di trasformarsi negli anni e di adattarsi al tempo presente, finisce per chiudersi sempre di più in se stesso, fino al silenzio assoluto. Lo spettacolo pone domande, lascia interrogativi e stimola riflessioni sul concetto di famiglia, di ieri e di oggi, sul rapporto tra le energie maschio- femmina all’interno di essa, sulla condizione della donna nell’area del mediterraneo e del Sudamerica. Olga Paola Greco - Il Roma