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Pompei: Scavi incustoditi, ora è scontro tra i sindacati


Susy Malafronte Pompei. L'antica città sepolta doveva rimanere chiusa al pubblico dalle 8.30 alle 10.30 di venerdì 5 marzo. Lo aveva annunciato anche la sovrintendenza in un comunicato diramato due giorni prima nel quale si avvisava che gli Scavi sarebbero rimasti chiusi per un'assemblea sindacale. Invece non è stato così. L'assemblea si è svolta regolarmente. Come regolare è stata l'apertura. Secondo il numero di biglietti staccati nelle due ore sono stati «circa 650 con un rapporto quindi di circa un addetto alla vigilanza ogni 20/22 turisti», sottolineano dalla sovrintendenza. «Nonostante questo e vista l'estensione dell'area è quasi impossibile prevenire tutti i singoli comportamenti scorretti che turisti dotati di scarso spirito civico intendono mettere in campo - conclude la nota - come salire su un muro antico o danneggiare un mosaico, fenomeni negativi e combattuti ogni giorno con costanza e determinazione». Intanto le guide turistiche autorizzate dalla Regione confermano: «Abbiamo a cuore le sorti del monumento che dopo decenni di lavoro al loro interno lo riteniamo un po' casa nostra e così ci siamo preoccupati di controllare i gruppi in assenza dei custodi». Ma chi doveva chiudere i cancelli mentre era in corso l'assemblea sindacale? Per Gianfranco Cerasoli, segretario nazionale della Uil, la colpa è della sovrintendenza «che come al solito tenta di boicottare le assemblee autorizzando l'utilizzo dell'auditorium sempre all'ultimo minuto utile. Per questo il personale in servizio ai cancelli non è stato informato in tempo utile dai colleghi. Una volta aperti i varchi, con i turisti alle biglietterie, non si potevano chiudere i cancelli. La soprintendenza - continua Cerasoli - gioca ad impedire che le assemblee assumano una piega gigantesca». Per la Cisl di Antonio Pepe, invece, nonostante fosse in atto l'assemblea sindacale a Scavi aperti il monumento non ha corso alcun pericolo. «Pompei - spiega Pepe - grazie alla competenza dei custodi e all'occhio magico delle telecamere è stata e rimane la città archeologica più sicura e vigilata d'Italia. In questo momento non bisogna prestare il fianco a chi tenta con tutti i mezzi di gettare fango in particolare su una intera categoria, che è quella della vigilanza, per portare gli Scavi di Pompei ad una gestione privata attraverso una Fondazione. Rimarchiamo che i custodi, facendo correttamente il loro lavoro, garantiscono la sicurezza, ma principalmente l'apertura del sito archeologico per 365 giorni all'anno, caso unico al mondo. Il problema di Pompei - afferma Pepe - sono solo le zavorre che si porta appresso con l'accorpamento con Napoli, ma nessuno interviene per correggere l'errore. Scavi archeologici di Pompei, primi al mondo per numero di visitatori e incassi, offrendo al pubblico nazionale e internazionale una maggiore opportunità di fruizione di un patrimonio archeologico straordinario, contribuiscono da sempre al rilancio dei beni culturali, e all'indotto economico di tutto il terziario campano: alberghi, ristoranti, bar, trasporti pubblici ed altri ancora».  Il Mattino