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C/Mare: Patto tra i D’Alessandro e i Di Martino di Gragnano


Nuovo scacchiere per la camorra dei monti LattariCASTELLAMMARE DI STABIA (Antonio De Simone) - Una nuova mappa della camorra per l’area stabiese. E’ quanto stilato dalle forze dell’ordine che, alla luce degli ultimi raid e degli ultimi arresti, hanno relazionato le nuove mutazioni genetiche delle organizzazioni criminali che operano nei comuni di Castellammare e dell’area Lattari. Da queste indagini emerge chiaro e palese un nuovo patto, stilato dal clan D’Alessandro con la mala dei Lattari e in particolare con il gruppo che fa capo a Leonardo Di Martino, che ha il quartier generale a Gragnano, nella frazione Iuvani. Un patto che avrebbe ricevuto il placet dei capi della camorra stabiese, tra cui lo stesso Vincenzo D’Alessandro (figlio del defunto boss Michele) e Paolo Carolei, una volta affiliato ai Cesarano e oggi esponente di spicco del clan scanzanese. Il sodalizio D’Alessandro - Di Martino non avrebbe più alcun rivale, anche alla luce dell’ultimo omicidio eccellente, verificatosi lo scorso marzo a Gragnano, nei confronti del boss Gennaro Chierchia, meglio conosciuto negli ambienti criminali come Rino o'pecorone. Una vera e propria mappa aggiornata della malavita, con tutte le novità dovute ad arresti e guerre di camorra. Secondo questa nuova indagine a Castellammare tutte le attività illecite sarebbero saldamente nelle mani dei D’Alessandro. Una cosca che, dopo gli arresti dei vari Pasquale e Vincenzo D’Alessandro, Antonio Occidente, Luigi Ingenito e Antonio Sansone Esposito, si starebbe riorganizzando. I D’Alessandro avrebbero così deciso di allargare i propri confini, monopolizzando il mercato illecito degli stupefacenti in questi territori definiti ‘fertili’ in virtù dell’assenza di clan camorristici. Gli scanzanesi avrebbero messo gli occhi anche su Capri e Sorrento, rifornendo i locali notturni e le discoteche con la droga rigorosamente made in Stabia. A fare da tramiti tra il gruppo stabiese e i tossicodipendenti sorrentini e capresi sarebbero proprio dei piccoli pregiudicati che, periodicamente, si trasferirebbero nella città delle terme per rifornirsi di droga e, poi, venderla nei loro comuni a prezzi molto elevati. Quello che sembra però certo è che i D’Alessandro sembrano intenzionati a ripercorrere i tempi che furono riprendendo il pieno controllo sul territorio. Ed è anche su quest’aspetto che è adesso incentrato il lavoro degli inquirenti, impegnati a capire come e sfruttando quali canali malavitosi i D’Alessandro hanno intenzione di riproporre le proprie leggi. A Gragnano e sui Lattari invece a farla da padrona sarebbe il clan Di Martino, a cui spetterebbe la gestione della marijuana. Ma c’è un altro particolare che viene evidenziato dagli inquirenti. E’ quello che porta alla continua espansione del clan Cesarano che, da Pompei, starebbe mirando sempre più su Castellammare e in particolare sull’area situata al confine tra la città stabiese e Pompei. Il sodalizio di Nanduccio di Ponte Persica del resto ha gestito il territorio senza che gli altri gruppi, di minore spessore, osassero finora contrapporglisi. Cronache di Napoli