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Monsignor Carlo Liberati: "Gli Scavi passano, la Chiesa no"


L’invettiva del vescovo contro la mancanza di fondi per il restauro Susy Malafronte Pompei. «Al Santo Padre dica che noi siamo impegnati a portare avanti il restauro della basilica. Ci vediamo circondati dall'indifferenza di autorità campane, napoletane e comunali: un giorno gli Scavi di Pompei finiranno ma la Chiesa cattolica rimarrà per sempre». Lo ha detto l'arcivescovo prelato di Pompei Carlo Liberati, rivolgendosi al cardinale Agostino Vallini, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, durante la messa per la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei. Liberati ha annunciato una missione, in autunno, oltre Oceano, tra gli emigrati campani, perché aiutino gli sforzi necessari al restauro della Basilica. E ieri il mondo dei fedeli si è fermato quando i dodici rintocchi delle campane che sovrastano la piazza della cattedrale hanno annunciato l’ora pompeiana: tutti i fedeli, trentacinquemila ai piedi della Madre Celeste, milioni nel resto del mondo, si sono riuniti in preghiera per recitare la Supplica alla Beata Vergine del Santissimo Rosario di Pompei. In ogni angolo della Terra l'otto maggio e la prima domenica di ottobre, (anche se per i diversi fusi orari quando a Pompei è mezzogiorno in altre città del mondo è notte fonda), la Regina di Pompei è l'unica protagonista della fede cristiana. I pellegrini di Maria sono giunti dall'Italia e dall'estero, già dalla sera che ha preceduto «l'ora del mondo», per pregare ai suoi piedi, nella città della pace universale. «A Pompei per riscoprire il coraggio di essere cristiani, come coraggiosa è stata Maria sotto la Croce», ha esortato ad essere il cardinale Agostino Vallini, vicario generale di Papa Benedetto XVI per la diocesi di Roma che, dopo 46 anni, ritorna nel santuario mariano dove il 20 luglio del 1964 celebrò la sua prima Santa Messa dopo l’ordinazione sacerdotale. La parola di Dio è la luce che guida il cammino dei fedeli «tra gioie e dolori, vicende liete e tristi, fedeltà e tradimenti», ha evidenziato ancora il cardinale. «Mettete il Vangelo sul comodino di fianco al letto e chiudete le giornate faticose, molte volte difficili, talvolta drammatiche della nostra vita, le abbiamo tutti, con la luce della Parola perché diventi lampada ai nostri passi e luce al nostro cammino». L'atto d'amore alla Vergine, composta nel 1883 dal Beato Bartolo Longo, resta, dunque, l'evento religioso più sentito e partecipato al mondo. Lo dimostra il fatto che è stato necessario tradurla in più di dieci lingue di lingue: dall'inglese al russo, dall'armeno al cinese, dall'urdu al maltese, al tamil. Tante le autorità presenti in prima fila per venerare la Vergine Santissima. Tra gli altri c'erano il questore di Napoli Santi Giuffrè, legato alla città mariana da un particolare affetto decennale; il tenente colonnello del gruppo dei carabinieri di Torre Annunziata Andrea Paris; il tenente colonnello della guardia di finanza Fabrizio Giaccone; il sindaco di Pompei Claudio D'Alessio che ha evidenziato quanto il fondamentale ruolo che ricopre Pompei nel tema della pace universale sia la collaborazione tra Comune e Chiesa; il presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro; il consigliere regionale Pasquale Sommese. La città blindata dalle forze dell'ordine ha consentito ai fedeli di assistere in totale sicurezza alla funzione religiosa. Agenti di polizia e carabinieri in borghese, confusi tra la folla che gremiva piazza santuario, hanno controllato minuziosamente palmo a palmo l'area interessata all'evento di culto evitando, così, che venisse compiuto qualsiasi atto di criminale. Anche il palco, sul quale si è svolta la santa messa, prima, e la Supplica, dopo, è stato sottoposto ad un'ispezione di bonifica da parte degli agenti della polizia giudiziaria e della scientifica del commissariato pompeiano alle dipendenze del vicequestore aggiunto Consiglia Liardo, che ha coordinato sul campo le operazioni di prevenzione anticrimine.  Il Mattino