DICIAMO NO

STADI SEMPRE PIU' VUOTI.. LE RAGIONI DEI TIFOSI


Gli stadi italiani si stanno svuotando. Salvo sporadici casi in controtendenza, i dati sull’afflusso di pubblico sono in costante peggioramento. Non è una questione di categoria, visto che il fenomeno è trasversale e non risparmia nessuno: Serie A TIM, Serie Bwin, Prima e Seconda Divisione di Lega Pro.Assistere dal vivo a una partita dei nostri campionati è diventato uno spettacolo spesso deprimente, visti gli ampi spazi vuoti che la fanno da padrone sulle tribune. Anche in televisione (pay tv o trasmissioni in chiaro non fa differenza) l’effetto vuoto mette i brividi, al punto che ci si sta attrezzando riempiendo i vuoti con spettatori di cartapesta (Triestina docet). I raffronti con le altre realtà professionistiche europee (Inghilterra e Germania in testa) sono perdenti in partenza: ci sarebbe da sotterrarsi per la vergogna quando si analizzano i nostri piccoli numeri.Le cause sono (più o meno) note a tutti. Visto che quanti dovrebbero impegnarsi a vario titolo istituzionale per tutelare un prodotto che rappresenta una delle maggiori risorse finanziarie del nostro paese poichè dà lavoro a un numero rilevante di occupati fanno finta di niente, vale forse la pena ritornarci sopra.L’obsolescenza degli impianti, in Italia fatiscenti come pochi altri nell’Unione Europea, è il primo fattore critico. Una vera vergogna costringere gli spettatori paganti ad assistere in condizioni così disagiate a uno spettacolo, perché di questo si tratta quando si parla di una partita di calcio. La costruzione di stadi nuovi, in Italia, dovrebbe rappresentare (rappresenta) una priorità. La relativa è impantanata in un Parlamento in tutt’altre faccende affaccendato, sordo in parte anche a una crisi economica che dovrebbe indurre a tappare ben altri buchi. Il cammino per rendere gli stadi luoghi frequentabili da un pubblico pagante si sta facendo davvero troppo accidentato.Acquistare un biglietto per assistere a una partita di calcio è diventata una faccenda maledettamente complicata. Ogni città ha regole sue, ogni partita ha limitazioni e insormontabili in certi casi. Casms, Osservatorio, Questure e Prefetture fanno a gara per scoraggiare i tifosi. Molti, alla fine, lasciano perdere e se ne restano a casa.Di soldi da buttare non ce ne sono molti di questi tempi: anche questo è un elemento che certo non gioca a favore. Le pay tv, che vendono le partite a prezzi stracciati, fanno il resto. La gente sembra spinta a restarsene a casa piuttosto che a partecipare dal vivo a quello che, fino a non molto fa, era il rito della partita di calcio.La sicurezza negli stadi è ancora un obiettivo lontano da raggiungere. Le trasferte proibite e le curve ospiti chiuse hanno fatto perdere migliaia di tifosi e ridotto i ricavi derivanti dagli incassi (già di per sé poco cospicui in Italia). Ciò mette i bilanci delle società nelle mani della pay tv, diventate in sostanza gli ufficiali pagatori dei giocatori che scendono in campo e sono costretti dal calcio-spezzatino a giocare anche all’ora di pranzo.Il colpo finale l’ha dato la Tessera del tifoso che, secondo il ministro dell’Interno Roberto Maroni, avrebbe dovuto rappresentare la panacea di tutti i mali del calcio italiano. Gli abbonamenti, in conseguenza dell’entrata in vigore obbligatoria di questa discutibile card, sono calati di circa un quarto.  Il tempo passa inesorabilmente. I problemi si sommano ai problemi e si incancreniscono. Gli stadi si svuotano sempre di più. Il disimpegno dei tifosi rischia di diventare irreversibile. E’ quanto si voleva in fondo ottenere? Questa è la domanda.Sergio Mutolo – www.calciopress.net