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I gruppi organizzati, la vera anima del calcio italiano, si oppongono all’introduzione della Tessera del tifoso. Dall'Alto Adige fino alla punta estrema della Sicilia è un pullulare di comunicati emessi nel segno della protesta e della desistenza
Il documento che il ministro Roberto Maroni vuole rendere obbligatorio dalla prossima stagione - e che, a quanto pare, sarà abbinato alla sottoscrizione degli abbonamenti - potrebbe essere (sarà?) la spallata finale a un sistema calcio da lustri tenuto in stato comatoso e, da tempo, abbandonato dal pubblico pagante.
Imporre una novità, che si distingue per la sua unicità nell’Unione Europea e non ha riscontri altrove, senza neppure tentare la strada del dialogo con le componenti sane del movimento ultras (in assoluto prevalenti rispetto a quelle considerate deviate) è stato un errore tattico. Si sarebbe dovuta precorrerla, questa strada, in nome della concertazione che i politici sembrano applicare solo a se stessi e in funzione del mantenimento delle loro poltrone. Un gesto utile e opportuno, per arginare l’inarrestabile deriva del calcio italiano. Si è scelto di non procedere in questo senso, e così sia. Una prima conseguenza è certa, gli stadi saranno sempre più vuoti.
Nelle strategie che dovrebbero sovrintendere alla salvezza del prodotto calcio, una delle principali economie del nostro paese, continuano a dominare la precarietà e l´improvvisazione. Non esistono regole nè modelli né, tanto meno, obiettivi chiari e condivisi. Da anni si naviga a vista. In tutto, meno che nella (bieca) conservazione delle poltrone che tornano a essere occupate (quasi) sempre dagli stessi personaggi.
Il fatto è che l’Italia è sempre più un paese per vecchi, dove la gerontocrazia continua ad avanzare e ad affondare tutte le forme di rinnovamento. Un punto sul quale le varie anime politiche e federali finiscono per trovarsi sempre d´accordo. Latita ogni forma di attenzione per i bisogni dei tifosi, architrave del sistema. Manca qualsiasi tipo di dialogo con la base. Ciò non fa che minare ulteriormente la credibilità di un'impalcatura organizzativa che scricchiola ormai in modo pauroso: la verisimile bocciatura dell’Italia per l’organizzazione di Euro 2016 non è che la punta di un iceberg.
Nella vita e nel calcio nulla è peggio dell’arroganza che si mescola all´incompetenza, impedendo di vedere gli sbagli che si stanno per commettere. Viene meno così la conditio sine qua non per procedere alle correzioni di rotta opportune.
Il calcio è stato ridotto a uno sport precario in tutte le sue ramificazioni, salvo che nelle teste pensanti che lo guidano e che, da lustri, sono sempre le stesse. Quelle che, nel libro dei sogni, avrebbero oggi il compito di riparare lo sfascio dilagante.
Come possa tanta mediocrità riuscire in un’impresa che diventa sempre più titanica rimane un mistero glorioso.
Sergio Mutolo - www.calciopress.net
"I COLORI CI DIVIDONO...
LA MENTALITA' CI UNISCE..."
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CRISTIANO MILITELLO: "NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO
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OGNI COSA SCRITTA E/O PUBBLICATA
E' PIENAMENTE CONDIVISA DA ENTRAMBI
A&F
oggi 6/10/2009 a Stadio Sprint c'è stato un sondaggio sulla
tessera del tifoso...
Siete favorevoli all'introduzione della tessera del tifoso?
Risultato finale :
NO al 71 %
SI al 29 %
ci sarà una ragione?
SULLA COLLINA
Questo video ha un valore particolare
per uno degli ideatori di questo Blog
il mio consiglio a tutti è
di ascoltare e guardare dimenticando i colori
ma ascoltandone il contenuto
IL CIELO E' BIANCONERO
GRAZIE !!
DI CUORE
Juventus - Livorno: No alla tessera del tifoso
Milan - Torino: No alla tessera del tifoso
DASPO... PER SAPERNE DI PIU'
l Daspo (da D.A.SPO. acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) è una misura introdotta con la legge 13 dicembre 1989 n. 401, al fine di contrastare il crescente fenomeno della violenza negli stadi di calcio.
Il Daspo vieta al soggetto ritenuto pericoloso di poter accedere in luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive.
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