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IN RICORDO DI ENZO BIAGI

Post n°7 pubblicato il 06 Settembre 2011 da statodidiritto2009



Enzo_biagi   

IO C'ERO


E' lultimo libro di Enzo Biagi pubblicato postumo (era nato il 9/8/1920 ed è morto il 6/11/2007) nel novembre 2008, prima edizione da Rizzoli. 
La prefazione è di Loris Mazzetti.
Nel libro il grande giornalista e scrittore, lui si autodefinisce "cronista", ricorda 62 anni di interviste e di cronache che vanno dal 1945 al 2007, quindi fino agli ultimi giorni della sua vita terrena: dalla liberazione, quando cioè i partigiani entrarono a Bologna con lui nei camion, ai giorni nostri.


Partigiani_sfilano_su_automezzi_a_Bologna con Enzo Biagi

Io cercherò, per quanto possibile, di paragonare quei tempi da lui vissuti con i giorni nostri e vedere se ci sono differenze oppure tutto è rimasto uguale o, peggio, se le cose sono peggiorate.  

Nei tre lustri susseguenti l'anno della liberazione ci sono alcuni episodi narrati nelle interviste fatte da Biagi.
La prima alla Signora Catti, figlia prediletta di Alcide De Gasperi, che traccia così la figura del padre: "Era stato educato nel Trentino. Aveva cioè, una mentalità particolare. Rispettava il Pontefice, come deve fare un cristiano,  ma la sua libertà consisteva nella difesa di una certa linea, nel respingere le ingerenze che considerava ingiuste; conosceva i doveri di un capo di Governo".


AlcideDeGasperi
Questo senso di libertà così spiccato, tanto da fargli dire di no parecchie volte al Vaticano, è stata la causa della scarsa attenzione da parte della Chiesa Cattolica nei suoi confronti e la guerra interna al partito di appartenenza portata avanti dai capo-corrente "clericali" legati mani e piedi al Vaticano.
Vedete la somiglianza tra il Vero De Gasperi ed il falso New Statista Autodefinito "Novello De Gasperi"?. Io penso che il VERO si sia rivoltato dalla tomba ed ogni notte appaia in sogno da incubo all'Autodefinito ed alla sua clacque di "clericali".

Un altro episodio che voglio mettere in comparazione riguarda l'allontanamento dei fedeli dalla frequentazione delle funzioni religiose.
Il tema viene trattato da Riviste Cattoliche come "Orientamenti Pastorali", teologi, gesuiti ecc. La rivista così si esprime attraverso il recensore dell'articolo: "Ci accusano di essere alleati dei ricchi" diceva un predicatore "ci rimproverano una scarsa azione sul terreno sociale, e ci attribuiscono tutte le colpe dei vari governi succedutesi dal '45 ad oggi. E qualcuno, persino le colpe di quello di prima.".
In questo caso nulla è cambiato: anzi è peggiorato. Vediamo come la Chiesa condiziona la vita politiva del Paese e l'accusa di allora è tutt'ora valida e non so quando questa ingerenza terminerà.  
Siamo negli anni '50: solo il 36% della popolazione frequenta le funzioni. A Milano, secondo un'ichiesta di Azione Cattolica, il 38%.
Io non ho dati attuali, ma stando ai lamenti dei sacerdoti parrocchiani, oggi le chiese sono semivuote e lo spazio riempito è composto da generazione vecchia.
I giovani ora, come allora, sono spinti, pressati dai bisogni, verso il raggiungimento della felicità terrena con l'appagamento dei bisogni con mezzi più sbrigativi: la politica.
Ecco: riporto un passo che mi ha colpito molto del sacerdote teologo CARLO COLOMBO.


carlo colombo
"La politica che prepara un più sicuro avvenire alla Chiesa è quella ispirata alla carità più profonda e più ardita".
Nulla di tutto ciò è stato fatto in questi anni del dopoguerra. Chi ci ha provato, e vedremo in seguito chi, è stato eliminato dopo essere stato emarginato.
Mentre i gesuiti milanesi scrivevano nella loro rassegna "Aggiornamenti Sociali" che "ad un governo ostentatamente ossequiente verso la religione, ma insensibile alle istanze sociali, si deve preferire un governo forse ostentatamente legato a certe formule di rispetto, ma che faccia una sana politica in favore delle classi più disagiate".
IMPRESSIONANTE
Sembra scritto ieri. E' mettere all'indice la politica governativa e quella di oltre tevere. E' anche un ammonimento dopo le fornicazioni vaticane, vedasi le colazioni, i pranzi e le cene dei maggior esponenti vaticani, con i governi berlusconiani che nulla hanno fatto per le classi più disagiate. Anzi, hanno contribuito alla formazione di varie "cricche" e "sodalizi criminosi" per l'arricchimento illegale "ad personam" o "ad aziendam". 

Per capire l'indipendenza dai partiti del "GIORNALISTA" Biagi bisogna leggere quanto scrive e racconta degli episodi vissuti.
"Presi presi servizio il 1° ottobre 1961: (esattamente 50 anni fa n.d.r.) fui assunto con inquadramento nella direzione centrale dei servizi giornalistici, con il titolo e le funzioni di vicedirettore centrale e direttore dei servizi giornalistici tv.
La mia presenza al telegiornale era un segnale di cambiamento, ma voglio chiarire che lì rappresentavo solo me stesso, non ero l'uomo di fiducia del PSI. Per un mese feci il lavoro a modo mio, buttando la sagra del fragolone, il taglio del nastro, l'inaugurazione del ministro tal dei tali. (Qui viene l'esempio più fulgido della sua libertà n.d.r.) Mi ricordo di un sottosegretario che disse "vado all'infiorata di Gensano e lei dovrebbe  mandare una troupe". Gli risposi: "Scusi perchè?". "Perchè è un'importante cerimonia relogiosa." "Se lei si confessa, io le mando una troupe."
Non se ne fece più nulla."
E Biagi aggiunge: "Da subito cominciarono i problemi.........omissis..."
Gli uomini liberi nella storia moderna, ovunque e specialmente in Italia, sono stati avversati dai politici di turno al potere. Siamo arrivati all'asservimento della testata giornalistica del TG1 di Minchiolini al volere del piduista con tessera n. 1816 e della sua "corte" di cortigiani corrotti.
C'è da rimpiangere quei tempi. Almeno sapevamo che a dirigere i servizi giornalistici vi erano persone nate nel "ventennio" fascista ed avevano maturato il vero senso della libertà intellettuale. Non come alcuni giornalisti attuali pagati e prezzolati dal potere dominante innalzati nei piedistalli di comando per ripetere la "velina" del padrone.
Lo so, erano altri tempi. Ritorneranno quei tempi? Io me lo auguro e spero di sì. 

Cinquant'anni fa i codizionamenti ai giornalisti RAI erano più sofisticati: non c'erano "editti bulgari".
Ecco come Biagi racconta il suo periodo romano.
"Ma a Roma non mi trovavo bene: tutto era politica, tutto doveva procedere secondo certi canoni, tutto era stato già stabilito, tutto seguiva una via segnata. Più volte mi chiesi perchè, conoscendo il mio carattere e sapendo che non ero un tipo maneggevole , Bernabei mi aveva chiamato , ma non c'è stato tempo per la risposta perchè dopo un mese gli dissi che sarei rimasto solo per un anno. Dopo dodici mesi tolsi puntualmente il disturbo e vuotai i cassetti....omissis."
A questo punto Biagi ricorda le lettere di solidarietà che gli sono pervenute: Enrico Emanuelli dice tra l'altro "...ma penso che a poco a poco le tue "buone ragioni" devono vincerla sulle stupitaggini di qualcuno che non ha capito niente o che fa finta di non capire. Tranne qualche servo sciocco, tutti ti hanno difeso, e questo deve essere una prima grande soddisfazione.....".
Cosa direbbe oggi Enrico Emanuelli di Minchiolini e della sua cricca che stanno portando la RAI nel baratro più profondo!!!.

Nino Nutrizio scrive ".....ti auguro di tenere duro nel mare di guai in cui ti sei messo e penso che, se fai la faccia feroce a tutti, la spunterai più facilmente di quanto oggi tu possa credere. In definitiva, a Roma, in una massa di gente che cala facilmente le brache, se si trova uno che sa dire di no, ha partita vinta.....".
Chissà perchè mi viene in mente sempre e solo lui: Minchiolini:

Ma il pensiero più bello e più tranciante e nello stesso tempo ironico glielo ha mandato Guareschi che scrive: "Caro Biagi, sono molto preoccupato per te. Tu, dunque, non sai che Guareschi non fa notizia neppure se gli succede di morsicare un cane? E' mai possibile? Non commettere mai più simili imprudenze:  se intendi rimanere alla RAI-TV, devi dimenticare di essere una persona onesta ed intelligente. (sembra scritto per raffigurare una sola persona: sempre lui. Minchiolini. n.d.a.) . Ti ringrazio e ti saluto con sincero affetto, dall'esilio Giovanni Guareschi.".

Garinei e Giovannini scrivono tra l'altro: ".....da parte nostra ti giungano le nostre più affettuose felicitazioni per il pezzo da te firmato. E' un classico da "antologia tv". Mamma mia quanto sei bravo! (E tra le righe puoi leggere, in quest'ultima frase, una malcelata invidia.). Un abbraccio, un invito a perseverare (ricordati che Bernabei ti guarda)....".

Ma il pensiero, che io chiamo premonitore, che anticipa di quarant'anni l'editto bulgaro, è di Giangiacomo Feltrinelli che così gli scrive:
"Caro Biagi, nel momento in cui lei viene personalmente e faziosamente attaccato per la sua obiettività e serenità giornalistica, voglio esprimerle tutta la mia solidarietà ed affettuosa amicizia. Giangiacomo Feltrinelli".

Poi arriva la solita lettera di Bernabei, quella di rito quando un giornalista lascia educatamente dall'entrata principale senza sbattere la porta.   

Le pagine che mi hanno colpito moto sono quelle dedicate ad Enrico Mattei ed al mistero della sua scomparsa.

Mattei(3)
Mattei(2) Mattei(1)

Biagi riporta un lato della bontà di Mattei dal racconto dei personaggi che lo hanno conosciuto e vissuto insieme come la vedova, Greta, la sorella Maria e l'autista Rino Pacchetti, medaglia d'oro alla Resistenza.
Pacchetti dice tra l'altro: "........omissis....Dall'alto del grattacelo di Metanopoli mi mostrò la pianura lombarda: "Trecento ettari sono nostri: Ho cominciato pagando i terreni quattrocentosessanta lire al metro, senza dire nulla a nessuno. Non volevo correre rischi. Adesso ne vale cinquantamila. E tutto quello che vi è stato costruito sopra non ci costa niente.".
Era soddisfatto, continua Pacchetti: "Vede: ho voluto una città intera per i miei operai: hanno tre camere ed il bagno, come gli impiegati, e campi da tennis, piscine, stadio, chiesa, e c'è anche un piccolo zoo per i bambini. Quì siamo tutti uguali e quando il lavoro è finito tutti debbono potersi mettere una camicia bianca. ".

Che uomo stupendo!
E' proprio vero: il Signore per vie a noi sconosciute richiama a Sè sempre i migliori! Magra consolazione per coloro che sopravvivono. 

Mi sono chiesto: è uno dei motivi che ha scatenato i nemici occulti e portato alla morte? Ma c'è un altro lato del carattere di Mattei che potrebbe aver scatenato la rabbia dei "poteri forti".
Con una premessa voglio introdurre l'altro episodio.

Reguzzoni, capogruppo leghista alla Camera dei Deputati, il cui capo ordinò a suo tempo un tir di carta igenica dai tre colori della nostra bandiera, lo stesso che alla signora veneziana che sventolava la bandiera dal balcone disse di andarci pulircisi il "culo", in un intervento recente ha detto che il Quirinale aveva in dotazione 43 auto blu, sottacendo quanti ne aveva la Camera , lui i suoi portaborse ecc. ecc.
Ecco come agì Mattei per lo stesso caso:
"......omissis....Era appena tornato dall'America, dove aveva scoperto che gli executives non si facevano portare in giro dalle macchine della società, ma si muovevano con la propria. Chiamò il capo del personale: <Quante sono le automobili che prelevano e riaccompagtnano a casa i diregenti?>, <saranno una ventina>. <Mi dica una cifra precisa. Quante a Roma, quante in Italia.> <In Italia saranno....devo controllare. Saranno, penso, un centinaio.> <Non pensi: vada a vedere, e mi prepari un prospetto con tutti i nomi dei beneficiari. Da domani il servizio è abolito.> <Abolito?> <Esatto. Ognuno va e viene con la sua vettura.>

Ecco, se ci fosse oggi un "Mattei" la Lega e Reguzzoni non esisterebbero. Ed è un altro motivo della sua scomparsa: Mattei era scomodo alle "sette sorelle", e soprattutto ad alcuni "capibastoni" della politica italiana. 

Un altro pregio letterario, secondo me, di Enzo Biagi era quello di esporti con semplicità e con esempi illuminanti i principi fondanti della nostra Carta Costituzionale.
Tutti ricordiamo che ultimamente ai referendum abbiamo detto che "tutti siamo uguali davanti alla legge", art. 3.
Ebbene Biagi non ce lo sbatte in faccia con violenza, ma con delicatezza ponendoci le domande fatte ad un avvocato penalista, uno dei più bravi e conosciuti dei tempi: ADOLFO GATTI.

Adolfo Gatti in quegli anni era difensore di Felice Ippolito accusato e poi processato per irregolarità amministrative al CNEN.
"Se lei fosse imputato di un crimine, da quale tribunale vorrebbe essere giudicato?". Sentite come ha risposto l'Avvocato: voi penserete come il piduista tessera n. 1816 ed i suoi cortigiani? NO! NO!!
""Da una corte inglese, perchè sarei processato rapidamente, senza formalità, e con la certezza che davanti al magistrato, la cui autorità è altissima, IO E LA REGINA SIAMO SULLO STESSO PIANO". 

Questo è un insegnamento per le generazioni future, dopo che questa generazione spazzi via il "ventennio berlusconiano" che con leggi  "ad personam" , tra cui processi brevi e lunghi ed altro ha provacato guasti irreparabili alla Giustizia, affinchè non ne rinascono altri simili. 

Al principio primo e fondante di ogni democrazia moderna, cioè l'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge compresi i regnanti, prìncipi ed aderenti alle varie logge massoniche (anche la P2 e suoi adepti), si accompagna un altro principio inrinunciabile dei cittadini: IL DIRITTO DI ESSERE INFORMATO ED IL DOVERE DEL GIORNALISTA DI RIPOSTARE I FATTI COSI' SONO AVVENUTI E DA LUI CONOSCIUTI. 

Il 22 giugno 1970 Enzo Biagi nell'assumere la direzione del "Resto del Carlino" pubblica il suo editoriale e dice tra l'altro: "........omissis....Secondo le consuetudini, sarebbe anche opportuno che annunciassi un programma. E' abbastanza semplice. Racconteremo i fatti, senza cadere nel tanto diffuso peccato di omissione. Non abbiamo nulla da temere e da offrire, e niente da nascondere. "La verità non ha partito": non è un motto del reazionario Pelloux, una trovata qualunquistica di Guglielmo Giannini, o una massima di Mao; l'ha detto GIACOMO MATTEOTTI. Tu, lettore, sei il nostro vero padrone: viviamo di copie e di pubblicità. Se non sei soddosfatto diccelo. Ci aiuterai a migliorare.......segue...."  

Sono le parole dello stesso programma dell'unico giornale non finanziato dallo Stato: "IL FATTO QUOTIDIANO".
E' il giornale, secondo la figlia Bice in una recente intervista al giornale, oggi, se fosse in vita, Enzo Biagi scriverebbe.  
Il 30 giugno del 1971 nel concedarsi dal suo pubblico ribadisce il suo pensiero di come deve essere inteso la professione del Giornalista, l'essenza della professione: "......UN SERVIZIO RESO AL PUBBLICO, UNICO E VERO PADRONE....."  

Ma il cronista per raccontare i fatti come sono avvenuti e come sono da lui conosciuti deve essere libero e non condizionato da lacci e lacciuoli.
Enzo Biagi riporta nel libro l'intervista che fece ad Enrico Berlinguer appena eletto Segretario del PCI nel 1972

BERLINGUER
Diceva Berlinguer: ".......omissis...Ci sono alcune libertà, come quella di stampa, che hanno un VALORE ASSOLUTO. Ma bisogna che ci siano anche certi MEZZI per RENDERLE EFFETTIVE....segue...."   

I mezzi sono le leggi. Le leggi nascono dal Parlamento formato da Deputati e Senatori, eletti dal popolo sovrano, ma nel loro interno divisi per "lobby".
Non è una mia tesi cervellotica, è un dato di fatto e serve a smontare quello che il Prof. Massimo Severo Giannini definì la Camera dei Deputati come "LO STUPIDARIO DI MONTECITORIO". Definizione associata in una intervista alla "Stampa" in cui si affermava che "I deputati sono degli imbecilli e fanno leggi penose".


Massimo Severo Giannini
Sono d'accordo con il Prof. Giannini nonchè Ministro della Funzione Pubblica e Senatore, ma con un "distinguo". Cioè: le leggi penose ci sono, ma sono quelle che si applicano per il popolo e che per la "casta" si devono "interpretare" e sono di difficile interpretazione perchè "penose", ergo non sono "imbecilli" in quanto le leggi che a loro dànno dei privilegi sono semplici e nascoste e taciute al "popolo (sovrano?, fate voi)".     

Ed a proposito di cretini, sinonimo di imbecilli, nel Parlamento attuale ne abbiamo, senza smentire me stesso perchè la definizione non è mia, di grande e di piccola "levatura". Il nostro Ministro dell'Economia, se ci fate caso, gira sempre con le mani in tasca. E sapete perchè?


Pitigrilli
Conosce il pensiero di Pitigrilli il quale capiva il bacio del lebbroso ma non la stretta di mano al cretino: con le cose che si vedono, sarebbe costretto a girare con le mani in tasca.

Siamo arrivati, tracciando i passi che più mi hanno colpito, agli anni 2000. Gli anni che hanno segnato il nuovo millennio con l'introduzione della moneta unica europea, la morte di Bettino Craxi  e, soprattutto, de "EDITTO BULGARO".    
 
Sulla vicenda Craxi si è detto di tutto, poco si può aggiungere. Il quadro che dipinge il cronista Biagi è commovente. Inizia con un detto di un poeta tedesco che dice che con la morte si spengono le fiamme dell'odio. Lui aggiunge anche il clamore delle polemiche. 
Ricorda Craxi come uomo sofferente con il volto di un vecchio gonfio e malato. Craxi ha sempre detto di essere stato trascinato nella disavventura di "Tangentopoli" a "sua insaputa". Il capo socialista coniò l'assioma: tutti colpevoli tutti innocenti.
Però come maestro di B. Bettino è stato un grande. 
B. (in questo caso sta per Bettino) non sapeva nulla delle tangenti, ma nel contempo accumulava ricchezze che ancora oggi non si sa dove le ha nascoste.
Dicevano i giovani rivoluzionari francesi che contribuirono alla presa della Bastiglia: "Non si può regnare ed essere innocenti". E Forlani, altro protagonista della prima Repubblica, ammise a quel tempo: "In Italia non ci sono vergini". E' evidente che allora si riferiva ai politici. Ma se consideriamo il ventennio trascorso e considerando gli ultimi avvenimenti possiamo dire che parlare di "verginità" perduta di un politico è riduttivo: coloro che hanno perso la "verginità" politica si offendono. Ora è diventata un "puttanaio" e detta con una parola soft inventata di recente dal Sen. Guzzanti: "MIGNOTTOCRAZIA". Il tutto condito dalla espressione del compagno Formica che diceva, allora: "Il convento è povero, ma i frati sono ricchi.". Soltanto che ora i frati sono ultraricchi con superville e superbarche ecc. ecc. mentre il "convento Italia" è sull'orlo del fallimento.
B. (Bettino) ha sempre sostenuto che lui non ne sapeva nulla. Lui era contro la tesi della doppia morale, "una per il prìncipe ed una per i sudditi, una per lo Stato ed una per i cittadini, una per il partito ed un'altra per il popolo"; lui di certi traffici non si occupava, anzi non sapeva nulla; a smentirlo c'è un proverbio americano, valido in tutto il pianeta, che dice: "una foglia non può diventare gialla senza che lo sappia tutto l'albero."
B. (sta per Berlusconi), seguace piduista di Bettino, in tutti i suoi processi ha raccontato la stessa barzelletta gabbando la maggioranza credulona degli italiani.  

E siamo arrivati all'avvenimento che, Enzo Biagi usa il verbo "cambiare", io dico ha sconvolto la vita del grande giornalista:

L'EDITTO BULGARO  



Enzo_biagiSANTOROLuttazzi

Ecco come descrive quel giorno:
"Il pomeriggio del 18 aprile (2002 n.d.a.), come tutti i giorni, ero nella redazione de Il Fatto
insieme con i miei collaboratori, quando arrivò quell'agenzia che mi ha cambiato la vita.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, limprenditore che tanto aveva fatto e detto per avermi alla sua corte, dalla Bulgaria, durante una conferenza stampa nel World Trade Center di Sofia, la "Sapiente", guarda l'ironia della geografia, con il Primo Ministro Simeone Sassonia Coburgo Gotha, accusò il collega Michele Santoro, il bravissimo comico Daniele Luttazzi e il sottoscritto: la RAI tornerà ad essere una tv pubblica, cioè di tutti, cioè oggettiva, cioè non politica, cioè non partitica e non faziosa come è stata con l'occupazione militare della sinistra. L'uso fatto da Biagi, da quel ..... come si chiama? ah Santoro, e da Luttazzi della televisione pubblica pagata con i soldi di tutti è stato un uso criminoso . (La colorazione è d.a.) Preciso dovere di questa nuova dirigenza sia quello di non permettere più che questo avvenga. Ove cambiassero non c'è un problema ad personam, ma siccome non cambieranno....". Il resto lo lascio al futuro lettore del libro.
Mie Considerazioni: l'allievo prediletto di Licio Gelli aveva il progetto di assoggettare al suo potere i giornalisti liberi con ogni mezzo. Se non riusciva con il denaro allora ricattava la propietà dei giornali della concorrenza per crearne il vuoto e l'isolamento del giornalista libero. Santoro ha dovuto ricorrere nei Tribunali per poter lavorare ed ora sappiamo come è finita la sua storia. Per Luttazzi ancora dura l'ostracismo, mentre per Biagi la riammissione fu decretata a furor di popolo, ma non riebbe il suo spazio: gli fu dato uno strapuntino, in ultima serata.
In RAI ci sono tanti "minchiolini" che fanno a gara a prostrarsi prono all'utilizzatore finale di "vergini che si offrono al drago" per la sete di potere.
Cercò di comprare, a suo tempo anche Di Pietro, ma gli è andata male, anzi malissimo: i suoi giornali hanno dovuto sborsare miglioni di lire o migliaia di euro nei processi. 

Le parole più belle Biagi le scrive quando racconta del suo primo giornale durante la Resistenza. Io le considero il Testamento etico-professionale di un Giornalista dalla schiena dritta.
Ecco il passo più bello: ".....omissis....Da due anni ero giornalista professionista, così con i pochi mezzi che avevamo, feci un giornale, "Patrioti", due pagine che stampavamo oltre il fronte, a Porretta Terme. Ne uscirono tre numeri.....omissis....Il primo numero uscì il 22 Dicembre 1944; accanto al logo della testata, dove oggi viene messa la pubblicità, scrissi: Esercito Partigiano, Divisione Bologna. L'editoriale portava il titolo "Perchè l'Italia viva". Cominciava così: "Ciò che hai fatto non sarà dimenticato. Nè i giorni, nè gli uomini possono cancellare quanto fu scritto col sangue. Hai lasciato a casa tua madre, per correre alla montagna. Ti han chiamato "bandito", "ribelle"; la morte ed il pericolo accompagnavano i tuoi passi. Scarpe rotte, freddo, fame, e un nemico che non perdona. Sei un semplice, un figlio di questo popolo che ha sofferto e che soffre: contadino o studente, montanaro od operaio. Nessuno ti ha insegnato la strada: l'hai seguita da solo, perchè il cuore ti diceva così. Molti compagni sono rimasti sui monti, non torneranno. Neppure una croce segna la terra dove riposano. La tua guerra è stata la più dura, tanti sacrifici resteranno ignorati. Contadino o studente, montanaro od operaio, ti sei battuto da soldato. E da soldati sono caduti coloro che non torneranno....GIOSUE' BORSI,


Borsi
poeta e combattente, lottò e cadde per un'Italia più grande, ma soprattutto "per un'Italia più buona". Anche tu vuoi che da tanti dolori nasca un mondo più giusto, migliore, che ogni uomo abbia una voce e una dignità. Vuoi che ciascuno sia libero nella sua fede, che un senso di umana solidarietà leghi tutti gli italiani tornati finalmente fratelli. Vuoi che questo popolo di cui sei figlio viva la sua vita, scelga e costruisca il proprio destino. Non avrai ricompense, non le cerchi. Sarai pago di vedere la patria, afflitta da tante sciagure, risollevarsi. Uno solo è il tuo intento: perchè
l'ITALIA VIVA."
Il "testamento" è attuale: è di ammonimento e sprone a noi che siamo sopravvissuti, a non abbassare la guardia ed andare sempre con la schiena dritta.

Le ultime righe del libro riguardano la ricorrenza del 25 Aprile. Ecco come Biagi con parole semplici e toccanti lo ricorda: "......omissis.....Fra poco sarà il 25 Aprile (2007 n.d.a.). Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa RESISTENZA non è mai finita. C'è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi. Il revisionismo a volte mi offende: in quei giorni ci sono state anche pagine poco onorevoli; e molti di noi, delle Brigate partigiane, erano raccogliticci. Ma nella Resistenza c'è il riconoscimento di una grande dignità. Cosa sarebbe stata l'Italia agli occhi del mondo?....segue".
 
Già, cosa scriverebbe Enzo Biagi oggi nel vedere cosa è diventata l'Italia agli occhi del mondo governata dal latrin lover da hardcore?

 
 
 

L”DIO” DENARO DEI “PRI’NCIPI” DELLA CHIESA SOSTITUISCE IL VERO DIO DI DON PAOLO FARINELLA

Post n°6 pubblicato il 29 Gennaio 2010 da statodidiritto2009

Riporto integralmente la lettera di Don Paolo Farinella al Cardinale Ruini. La lettera è pubblicata su Micromega con i commenti al seguente indirizzo: http://temi.repubblica.it/micromega-online/papi-a-colazione-da-ruini-don-farinella-basta-complicita-con-i-corrotti/.
Vi è anche il mio commento che qui riporto:

LA BUONA NOVELLA DI DON FARINELLA

Non è una battuta per far rima. E’ da tempo che io addito Don Paolo con Don Giorgio Decapitani e Don Vitaliano Dellasala i sacerdoti che possono svegliare la coscienza del popolo dormiente. So che ce sono altri che operano in silenzio sul territorio ed a costoro che noi della rete dobbiamo dare aiuto e conforto. Ma veniamo alla lettera. Concordo in toto con quello che scrive Don Paolo, tanto è vero che alcuni punti, se non tutti, io li ho trattati nel mio blog prendendo spunto dagli articoli che appaiono sulle testate giornalistiche on line. In rete ho aperti molti blog a seconda della tematica da trattare in un periodo di tempo. Di solito scrivo su: http://lavisioneimmaginaria.splinder.com/, dove riporterò per intero questa pagina bellissima di verità del degrado morale e politico della classe governante e dei “Principi” della Chiesa. Io di mio aggiungo, a sostegno del ripudio di Don Paolo, il Dio di Ruini non è il mio Dio. Il mio Dio vive in Don Paolo, Don Giorgio e Don Vitaliano.

Don Paolo FarinellaDon Giorgio  Vitaliano  Della Sala

Inviato da marioalessandro il 29 gennaio 2010 alle 00:55

Infatti se si va a rileggere dalla prima pagina questo blog, si troverà tutto quello che Don Farinella scrive nella lettera.
Ecco la lettera:

Don Paolo Farinella

Lettera aperta di don Paolo Farinella al cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei, che il 26 gennaio ha invitato Silvio Berlusconi a una colazione di lavoro.

di Paolo Farinella, prete

Sig. Cardinale,

Nel 1991 da una sperduta parrocchia dell’entroterra ligure, le scrissi sullo scandalo che provocò nei miei ragazzi la notizia del «cardinal-party» con un migliaio di invitati del «mondo» che conta, dato da lei in occasione della sua nomina a cardinale. Lei mi risposte che fu un dono di amici e io le risposi che certi doni dovrebbero essere respinti al mittente perché insulto ai poveri e al Cristo che li rappresenta. Le cronache del tempo fotografarono che «la capitale della politica, della finanza, delle banche, delle aziende di Stato è accorsa compatta in ampie schiere. Mai tanta mondanità e tanto ossequio attorno a un cardinale, reduce da due giorni di festeggiamenti ininterrotti» (Laura Laurenzi, la Repubblica, 30 giugno 1991, p. 25).

A distanza di diciannove anni, mai avrei pensato di riscriverle, anche perché sapevo che lei era andato in pensione e quindi si fosse defilato come si conviene alle persone sagge di buon senso. Oggi lei non offre lauti banchetti a 800 persone, ma invita a colazione solo due individui che da soli sono peggio degli 800 barbari. Sono indignato per questo suo invito che i credenti onesti vedono come la negazione del sacramento dell’ordine e la pone sullo stesso piano degli intrallazzatori di professione.

D’altra parte lei per oltre quindici anni ha manovrato papi, parlamenti, governi, accordi elettorali, sanità, scuole e fascisti che, al punto in cui siamo, uno scandalo in più o uno in meno, il peso cambia di poco. A mio modesto parere di prete, il suo operato induce me e molti altri credenti a pensare che lei e noi non crediamo nello stesso Dio e anche che lei usi il suo come strumento di coercizione per fini demoniaci. Lei infatti, ancora una volta, ha contravvenuto al dettato del Codice di Diritto Canonico che stabilisce: «È fatto divieto ai chierici di assumere uffici pubblici, che comportano una partecipazione all’esercizio del potere civile» (CJC, can. 285 §3, sottolineatura mia). Il massimo potere in uno Stato democratico si esercita nella formulazione delle liste elettorali tra cui i cittadini liberi e sovrani «dovrebbero» scegliere i loro governanti, locali e nazionali: qui sta in sommo grado la «partecipazione all’esercizio del potere civile».

Berlusconi- L

Il giorno 20 gennaio 2010, nella sede del Seminario Romano, dove risiede da cardinale in pensione, lei ha invitato, come ospite a colazione, Silvio Berlusconi, accompagnato dal gentiluomo (sic!?) di Sua Santità, nonché sottosegretario alla presidenza del consiglio italiano. Lei ed io sappiamo che Gianni Letta, moderno Richelieu o se vuole in termini giovanili e quasi liturgici, prosseneta, vulgo mezzano, è il tutore garante presso il Vaticano del suo capo, notoriamente inaffidabile oltre che corrotto e corruttore. Dicono le cronache che avete discusso di accordi elettorali, di convergenze tra Pdl di Berlusconi e Udc di Casini e Api di Rutelli; chi deve essere candidato alle regionali e chi no; chi deve perdere e chi deve vincere nel Lazio; cosa fare e cosa disfare in Puglia.

La candidata Emma Bonino alla presidenza del Lazio non deve passare perché, come in una nuova crociata, «Deus ‘el vult», cioè lo ordina Ruini a cui Dio di solito dice ad ogni tornata elettorale cosa vuole e non vuole. Le cronache celiano che Berlusconi abbia tenuto il boccino perché ormai ha il coltello dalla parte del manico. Lo dimostra il fatto che il suo illustre e integerrimo ospite abbia preteso dal suo partito una «quota rosa» a sua totale discrezione per fare eleggere le «pulzelle» compiacenti che non ha potuto varare nelle politiche del 2008, a causa del «ciarpame politico» rovesciato sul tavolo dalla di lui moglie, Veronica Lario che ha sparigliato le candidature. Avete parlato anche di questo? Di quali donnine e prostitute candidare?

Il giorno prima, il 19 gennaio 2010, appena 24 ore prima, il Senato della Repubblica, presieduto dall’autista-picciotto, Renato Schifani, in quota servitù perpetua, ha varato il cosiddetto «processo breve», cioè la 19a legge su misura per i bisogni primari del Silvio Berlusconi e pazienza se si sfascia l’intero sistema della giustizia italiana! Pazienza, se milioni di cittadini non avranno mai giustizia e se tutti i delinquenti, i truffatori, gli spacciatori, i ladri, i corrotti, i concussori, i concussi, i deputati e i senatori insieme ai loro famigli la faranno franca sempre e comunque alla faccia di quel «bene comune» con cui lei da presidente della Cei faceva i gargarismi sei volte al giorno prima e dopo i pasti principali. Lei queste cose le sa, ma è anche «cardinale di mondo» e sa navigare nei meandri del fiume della politica che conta, poco importa se morale o immorale: in fondo il fine ha sempre assolto i mezzi perché noi cattolici non siamo forse per la confessione periodica e cioè per «una botta e via da capo»?

«Processo breve, legittimo impedimento per sé e famigli», lei lo sa bene, sono eufemismi: trattasi infatti soltanto di «processo impossibile». Un presidente del consiglio scardina lo Stato di Diritto, impone al parlamento di votare leggi individuali e di casta a favore di sé e dei delinquenti che lo attorniano, abolisce di fatto ogni contrappeso al potere esecutivo e di fronte a tanta bulimìa incontenibile, lei lo invita anche a pranzo? Via, cardinale, est modus in rebus! Non pare che durante il pranzo, lei abbia detto una parola sulla condotta scandalosa dell’ospite, ma sappiamo che si è seduto a tavola con un essere spregevole moralmente, eticamente, giuridicamente, democraticamente e con lui contratta seggi e vittorie, costi e benefici, voti e ritorni in privilegi economici e politici. Logicamente in nome dei sacrosanti «principi non negoziabili», of course!

Colui che sedeva a mensa con lei, dal mese di maggio dello scorso anno e fino a novembre 2009 è stato braccato dalla stampa internazionale, rincorso da dieci domande di un giornale italiano e bollato dalla denuncia della moglie per frequentazione di minorenni; uso abituale di prostitute e forse di cocaina (non sappiamo tutto!) in sedi istituzionali (anche le dimore private sono state da lui sottoposte a regime di «segreto di Stato»); spergiuro sulla testa dei figli (del fatto di Casoria, ha dato quattro versioni diverse, dopo avere giurato che la prima era quella buona); promesse di posti in parlamento e al governo a signore e signorine compiacenti in cambio di favori sessuali. Alcune di loro non perdono occasioni per ostentare la loro cattolicità granitica, fondata sui «valori» dell’onestà, della famiglia, del bene comune e dell’indissolubilità del matrimonio.

le 11 domande di padaniaLSanta Noemiberlusconila festa di silvio

Il satrapo e le ....ninfe al bagno

Negli stessi giorni in cui lo scandalo delle prostitute era al culmine, il suo governo stava varando una legge per punire i clienti delle prostitute:

carfagna nudamara  trasparente 3mara  trasparente. 1   mara  trasparente 2

La solerte, cattolicissima ministro Mara Carfagna si è affrettata a ritirare il provvedimento che avrebbe colpito per primo il suo capo e protettore che il suo stesso avvocato ha definito «utilizzatore finale» di carrettate di donne. Soltanto dopo l’indignazione del popolo cattolico arrivata al «calor bianco», finalmente la Cei cominciò a balbettare qualche timiduccio scappellotto, ma tenue e delicato, quasi un buffetto. Il 7 luglio 2009, quando ormai il mondo cattolico era sul filo delle barricate contro la latitanza della gerarchia cattolica, il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, durante una Messa, alludendo al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, oggi suo ospite, senza mai chiamarlo per nome, sbotta:

«Assistiamo ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere. Nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto quando sono implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio» (Omelia per la Messa di Santa Maria Goretti, 15-08.09, Le Ferriere – Latina).

Lei, sig. cardinale Camillo Ruini, ha passato tutto questo tempo sotto silenzio assoluto, dedicandosi al «progetto culturale della Cei e alle massime questioni di alta filosofia e teologia: «L’esistenza di Dio», la sua necessità e via dicendo. Sul resto che travagliava la Chiesa, i credenti, la gerarchia e copriva con un manto di sudiciume l’Italia intera, silenzio tombale.

La Russa contro _NUI respointi 2I re3spinti 3I respinti 4Italiani - Popolo senz

Nello stesso periodo, il 1 luglio 2009, il governo varò il «decreto sicurezza» che stravolge il diritto internazionale, l’etica cristiana, la dottrina sociale della chiesa e tutti gli insegnamenti pontifici in fatto di migrazione perché definisce reato «lo stato di persona clandestina». Mons. Agostino Marchetto del pontificio consiglio per l’immigrazione dichiara: «La criminalizzazione dei migranti è per me il peccato originale dietro al quale va tutto il resto», riferendosi alle aberranti politiche sociali del governo. A stretto giro di posta arrivò la smentita della Sala Stampa vaticana: Mons, Marchetto parla a titolo personale. Il Vaticano smentisce se stesso. Anche in questa occasione, lei ancora una volta stette zitto e latitante e non difese nemmeno il suo pupillo che preferì sacrificare sull’altare dell’immoralità governativa pur di mantenere un rapporto privilegiato di potere e d’interesse.

Ricevendo Berlusconi e per giunta come ospite in intimità conviviale a casa sua, senza dire una parola su ciò che è avvenuto in questo anno (per non parlare degli ultimi 15 anni), lei ha avallato lo scardinamento costituzionale, istituzionale e lo sfacelo etico di cui l’ospite è stato e continua ad essere protagonista responsabile.


Quel giorno Berlusconi era reduce fresco fresco da un attacco micidiale alla Magistratura con parole omicide: «Il tribunale è un plotone di esecuzione». Lei ha così avallato e approvato il suo comportamento immorale e indecoroso, benedicendo l’inverecondia e assolvendo l’insolvibile, diventandone complice «in solido», perché come insegna il diritto, che la saggezza popolare traduce pittorescamente, «è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco».

Se lei poi con questi figuri tratta posti di governo o gestione della sanità o della scuola o condizioni per fare eleggere questo/a o quella/o in cambio di voti e/o di altro, lei inevitabilmente diventa compare di uno che frequenta la mafia e ha fatto della malavita la norma della sua condotta. Berlusconi non si sentiva perseguitato e non denunciava accanimento giudiziario quando rubava e trasportava denaro degli Italiani all’estero, dichiarava il falso in bilancio, corrompeva i giudici, comprava i testimoni dei processi, sparava alla testa dei giornalisti non a libro paga, imponeva al suo «Il Giornale» agli ordini del falsificatore Feltri di uccidere il direttore di «Avvenire», Dino Boffo. Lei non chiese le dimissioni di Feltri e di Berlusconi per avere inventato «in solido» una trappola di fango per mettere in riga i vescovi della Cei con un avvertimento di stampo mafioso: io vi tengo in pugno. E’ di questi giorni la sentenza in appello, confermata e aggravata, a Totò Cuffaro, cattolico integerrimo per reato di mafia. Costui e il Pierferdi Casini che lei tanto sponsorizza, per cinque anni hanno votato tutte le leggi immorali a servizio esclusivo di Berlusconi, appoggiandolo in ogni nefandezza: tutto con la sua benedizione e il silenzio della gerarchia cattolica. Sempre e comunque in nome del santo bene comune. Ah! «i valori non negoziabili».

Feltri-Manoarmata di 1816

Ora arrivano le elezioni regionali. Nel Lazio, regione del papa, cortile del Vaticano e prolungamento del Laterano, si candida alla presidenza della regione Emma Bonino, radicale e anticlericale. La paura fa novanta, signor cardinale, e lei da «vero animale politico» ha fiutato che la «Emmaccia» potrebbe farcela agevolmente e se arriva, potrebbe mettere ordine nella sanità e nella scuola laziale, due feudi della malavita «cattolica» laziale. Horribili dictu! Pur di contrastare, con ogni mezzo la sua candidatura, lecita e rispettabile in una democrazia compiuta, lei preferisce la deriva morale, lo sconquasso della Costituzione, la distruzione della Democrazia, l’annientamento dello Stato, alleandosi con un potente degenere che ha portato la corruzione e il malaffare al rango della politica e della presidenza del consiglio. Personalmente sono convinto che, in queste condizioni, lei non possa celebrare l’Eucaristia con tranquilla coscienza perché come prete non ha ricevuto il mandato di eleggere e fare eleggere presidenti e parlamentari, magari mafiosi, ladri e corrotti. Lei può solo andare per le strade del mondo e annunciare il vangelo della liberazione: ai prigionieri, ai poveri, agli immigrati torturati e uccisi dal presidente del consiglio che lei riceve a pranzo, diventando complice di assassinio collettivo, cioè di genocidio.

La congregazione del clero insieme ad altri quaranta preti, mi ha messo sotto inchiesta per avere scritto che la «vita umana deve essere umana», ma su di lei e sugli altri vescovi e sul Vaticano che appoggiate la forza omicida del governo Berlusconi, nessuna inchiesta per oltraggio palese alla vita di adulti, donne e bambini. Il suo invito a colui che si paragona a Dio e al Messia, che si vanta di essere il «miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni», è la fine dei saldi della morale, dell’etica, del dottrina sociale, della dignità, del concetto di peccato e grazia: il saldo della religione che lei vende, anzi svende senza neppure esserne il proprietario.

Lei non ha autorità per intervenire in questioni che il Codice vieta ai preti come le alleanze partitiche, le elezioni, le candidature perché è una manomissione della democrazia del Paese Italia, vincolante anche in forza di un concordato che pone paletti alle interferenze e offre garanzie e lauti sussidi. Su queste materie poi lei né la Cei, né tantomeno il Vaticano, Stato estero, potete parlare in nome del mondo cattolico. Lei sa bene che sono questi comportamenti che allontano ancora di più i non credenti, mentre i credenti si avvicinano a passo svelto all’uscio d’uscita della Chiesa. Ho detto al cardinale Bagnasco che deve tenere un occhio al metro di misura che è l’8xmille, in caduta libera, segno della disaffezione sempre maggiore della gente da una gerarchia che si è trasformata da segno di contraddizione in lobby di pressione e di potere, patteggiando con personaggi immondi e immorali.

Il papa invita i preti ad accedere alla rete web. Beh, sappia che uso il computer dal 1982 e la rete dal suo sorgere: se avessi aspettato il consiglio del papa, alla mia et, sarei ancora al lapis e al pennino. Provi ad accedere alla rete, unico strumento di democrazia diretta ancora in vita, e si accorgerà, anzi sentirà l’odore corposo del disprezzo che circonda tutto ciò che sa di «ecclesiastico». Il nostro popolo è saturo di vedere l’autorità ecclesiale che dovrebbe servire il bene e combattere il male, fare comunella con i corrotti e i corruttori, con i delinquenti abituali travestiti da finti religiosi e sempre di più si allarga il fossato tra voi e noi: voi state andando per la vostra strada che vi porta a «mammona iniquitatis» noi, da soli cerchiamo con fatica la strada che ci porti agli uomini e alle donne del nostro tempo e insieme tendere: chi crede all’ incontro con il Dio di Gesù Cristo, chi non crede all’incontro con la propria coscienza e il rispetto degli altri.

Sig. Cardinale, credo che lei ed io non abbiamo molto da spartire, se non l’appartenenza formale alla stessa Chiesa in quanto «struttura», di cui però abbiamo due visioni non solo diverse, ma opposte: lei appartiene al sistema del potere clericale che io combatto con tutte le mie forze, mentre io mi sforzo di appartenere alla «Chiesa dei poveri» con la coscienza di essere una minoranza che sa di avere un solo mandato: il ministero e il magistero della propria testimonianza di vita che nessuno potrà mai rapirmi perché è il segno della Shekinàh/Dimora di Dio tra di noi.

In conclusione, alla luce di quanto sopra descritto e per le ragioni addotte, io, Paolo prete, ripudio anche lei e quello che rappresenta, come il 7 luglio ripudiai con lettera il suo ospite e commensale. Preferisco essere orfano di mercenari piuttosto che avere padrini. «Non ne abbiamo bisogno». Sappia però che con il suo agire e le sue scelte, lei ha autorizzato me e chiunque altro ad operare e agire in maniera esattamente opposta alla sua e mi creda lo farò con onore e con orgoglio, dall’interno della Chiesa di cui sono onorevolmente figlio fedele.

Profondamente inorridito,
Paolo Farinella, prete

(28 gennaio 2010)

                                                  IN POCHE PAROLE

Berlusconi

IL SOGNO IMMAGINARIO  DI UN ITALIANO DEL TERZO MILLENNIO NEO-RISORGIMENTALE

La lettera sarà riproposta integralmente negli altri miei blog aperti nella rete.

 
 
 

L'APPELLO DEI TRE GIURISTI

Post n°5 pubblicato il 01 Settembre 2009 da statodidiritto2009


Silvio - si vede che ha la stoffa



Ecco l'appello preso da Repubblica e accolgo l'invito di diffondere le dieci domande che hanno provocato la reazione fuori luogo del Bokassa N°2 attraverso i miei blog:

L’attacco a "Repubblica", di cui la citazione in giudizio per diffamazione è solo l’ultimo episodio, è interpretabile soltanto come un tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l’opinione pubblica, di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in definitiva di fare del nostro Paese un’eccezione della democrazia. Le domande poste al Presidente del Consiglio sono domande vere, che hanno suscitato interesse non solo in Italia ma nella stampa di tutto il mondo. Se le si considera "retoriche", perché suggerirebbero risposte non gradite a colui al quale sono rivolte, c’è un solo, facile, modo per smontarle: non tacitare chi le fa, ma rispondere.

Invece, si batte la strada dell’intimidazione di chi esercita il diritto-dovere di "cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo di espressione, senza considerazioni di frontiere, le informazioni e le idee", come vuole la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, approvata dal consesso delle Nazioni quando era vivo il ricordo della degenerazione dell’informazione in propaganda, sotto i regimi illiberali e antidemocratici del secolo scorso.

Stupisce e preoccupa che queste iniziative non siano non solo stigmatizzate concordemente, ma nemmeno riferite, dagli organi d’informazione e che vi siano giuristi disposti a dare loro forma giuridica, senza considerare il danno che ne viene alla stessa serietà e credibilità del diritto.



Franco Cordero

Stefano Rodotà

Gustavo Zagrebelsky
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Ecco le dieci domande


le 11 domande di padania

1. Quando, signor presidente, ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia? Quante volte ha avuto modo d’incontrarla e dove? Ha frequentato e frequenta altre minorenni?

2. Qual è la ragione che l’ha costretta a non dire la verità per due mesi fornendo quattro versioni diverse per la conoscenza di Noemi prima di fare due tardive ammissioni?

3. Non trova grave, per la democrazia italiana e per la sua leadership, che lei abbia ricompensato con candidature e promesse di responsabilità politiche le ragazze che la chiamano «papi»?

4. Lei si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4 novembre 2008 e sono decine le “squillo” che, secondo le indagini della magistratura, sono state condotte nelle sue residenze. Sapeva che fossero prostitute? Se non lo sapeva, è in grado di assicurare che quegli incontri non l’abbiano resa vulnerabile, cioè ricattabile – come le registrazioni di Patrizia D’Addario e le foto di Barbara Montereale dimostrano?

5. È capitato che “voli di Stato”, senza la sua presenza a bordo, abbiano condotto nelle sue residenze le ospiti delle sue festicciole?

6. Può dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiamo compromesso gli affari di Stato? Può rassicurare il Paese e i nostri alleati che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano armi di ricatto che ridimensionano la sua autonomia politica, interna e internazionale?

7. Le sue condotte sono in contraddizione con le sue politiche: lei oggi potrebbe ancora partecipare al Family Day o firmare una legge che punisce il cliente di una prostituta?

8. Lei ritiene di potersi ancora candidare alla presidenza della Repubblica? E, se lo esclude, ritiene che una persona che l’opinione comune considera inadatta al Quirinale, possa adempiere alla funzione di presidente del consiglio?

9. Lei ha parlato di un «progetto eversivo» che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?

10. Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute?

Mi astengo da qualsiasi commentro. Unica preghiera:     

                                                  PASSATE  PAROLA

 
 
 

L'ACCUSA DELLA VERA INFORMAZIONE

Post n°4 pubblicato il 06 Marzo 2009 da statodidiritto2009
Foto di statodidiritto2009

L'ACCUSA DI GIOACCHINO GENCHI

Accolgo con piacere l'invito di Beppe Grillo di pubblicare nei miei blog aperti nella rete l'intervista di Gioacchino Genchi rilasciata qualche giorno fa e non pubblicata dai media e giornali del "sistema". Il video e su YouTube all'indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=LbkUw0Bopmw.

Riporto integralmente la pagina di Beppe Grillo.

Questa è un'intervista che non si può commentare.
Beppe Grillo.

Intervista a Gioacchino Genchi:

Io svolgo l'attività di consulente tecnico per conto dell'autorità giudiziaria da oltre vent'anni, lavoro nato quasi per caso quando con l'avvento del nuovo codice di procedura penale è stata inserita questa figura, come da articoli 359 e 360 che danno al Pubblico Ministero la possibilità di avvalersi di tecnici con qualunque professionalità allorquando devono compiere delle attività importanti. Mi spiace che Martelli se lo sia dimenticato, Cossiga me lo abbia ricordato, proprioil nuovo codice di procedura penale che ha promulgato il presidente Cossiga inserisce questa figura che è una figura moderna. Che è nelle giurisdizioni più civili ed avanzate, mentre prima il Pubblico Ministero era limitato, e doveva per accertamenti particolari avvalersi solo della Polizia giudiziaria, il nuovo codice ha previsto queste figure.
Per cui per l'accertamento della verità, nel processo penale, accertamento della verità significa anche a favore dell'indagato o dell'imputato, il Pubblico Ministero non ha limiti nella scelta delle professionalità di cui si deve avvalere. Io ho fatto questa attività all'interno del Dipartimento della Pubblica sicurezza.

Abbiamo svolto importanti attività con Arnaldo La Barbera, con Giovanni Falcone poi sulle stragi. Quando si è reso necessario realizzare un contributo esterno per il Pubblico Ministero, contenuto forse scevro da influenze del potere esecutivo, mi riferisco a indagini su colletti bianchi, magistrati, su eccellenti personalità della politica, il Pubblico Ministero ha preferito evitare che organi della politica e del potere esecutivo potessero incidere in quelle che erano le scelte della pubblica amministrazione presso la quale i vari soggetti operavano.
Nel fare questo ho fatto una scelta deontologica, cioè di rinunciare alla carriera, allo stipendio, per dedicare tutto il mio lavoro al servizio della magistratura. Questa scelta, anziché essere apprezzata è stata utilizzata dai miei detrattori che fino a ieri mi hanno attaccato in parlamento, al contrario.

Il ministro Brunetta non poteva non riferire che la concessione dell'aspettativa non retribuita che io avevo chiesto era perfettamente regolare, è stata vagliati da vari organi dello Stato, dal Ministero dell'Interno, dal Ministero della Funzione pubblica e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri di Berlusconi, la stessa che mi ha attaccato in maniera così violenta e così assurda dicendo le fandonie che hanno fatto ridere gli italiani perché tutto questo can can che si muove nei miei confronti, questo pericolo nazionale, cioè una persona che da vent'anni lavora con i giudici e i Pubblici Ministeri nei processi di mafia, di stragi, di omicidi, di mafia e politica più importanti che si sono celebrati in Italia, rappresenta un pericolo.

Forse per loro! Per tutti quelli che mi hanno attaccato perché poi la cosa simpatica (è chiaro che ora sto zitto, non posso parlare sono legato al segreto) ma mi scompiscio dalle risate perché tutti i signori giornalisti che mi hanno attaccato, da Farina a Luca Fazzo a Lionello Mancini del Sole 24 ore, al giornalista della Stampa Ruotolo, sono i soggetti protagonisti delle vicende di cui mi stavo occupando. Questo è l'assurdo!

Gli stessi politici che mi stanno attaccando, sono gli stessi protagonisti di cui mi stavo occupando. Da Rutelli a Martelli, Martelli conosciuto ai tempi di Falcone. Parliamo di persone che comunque sono entrate nell'ottica della mia attività. Martelli nei computer di Falcone quando furono manomessi, Rutelli perché è amico di Saladino usciva dalle intercettazioni di Saladino, Mastella per le evidenze che tutti sappiamo e così via, poi dirò quelli che hanno parlato alla Camera al question time, quel giornalista che gli ha fatto il comunicato, cose da ridere! Tra l'altro questi non hanno nemmeno la decenza di far apparire un'altra persona.


No, compaiono loro in prima persona! Sapendo che loro entravano a pieno titolo nell'indagine. Questo è assurdo. Io continuo a ridere perché il popolo italiano che vede questo grande intercettatore, che avrebbe intercettato tutti gli italiani, ma che cosa andavo ad intercettare agli italiani? Per farmi sentire dire che non riescono ad arrivare alla fine del mese? Per sentir dire che i figli hanno perso il posto di lavoro o che sono disoccupati? Che c'è una crisi economica? Ma perché mai dovrei andare ad intercettare gli italiani? Ma quali sono questi italiani che hanno paura di Gioacchino Genchi?

Quelli che hanno paura di Gioacchino Genchi sono quelli che hanno la coscienza sporca, e quelli che hanno la coscienza sporca sono quelli che mi hanno attaccato. E con questo attacco hanno dimostrato di valere i sospetti che io avevo su di loro. Anzi, più di quelli di cui io stesso mi ero accorto, perché devo essere sincero, probabilmente io avevo sottovalutato il ruolo di Rutelli nell'inchiesta Why not.

Rutelli ha dimostrato probabilmente di avere il carbone bagnato e per questo si è comportato come si è comportato. Quando ci sarà la resa della verità chiariremo quali erano i rapporti di Rutelli con Saladino, quali erano i rapporti del senatore Mastella, il ruolo di suo figlio, chi utilizzava i telefoni della Camera dei Deputati... chiariremo tutto!
Dalla prima all'ultima cosa. Questa è un'ulteriore scusa perché loro dovevano abolire le intercettazioni, dovevano togliere ai magistrati la possibilità di svolgere delle intercettazioni considerati i risultati che c'erano stati, Vallettopoli, Saccà, la Rai eccetera, la procura di Roma immediatamente senza problemi però apre il procedimento nei confronti del dottor Genchi su cui non ha nessuna competenza a indagare, perché la procura di Roma c'entra come i cavoli a merenda. C'entra perché l'ex procuratore generale di Catanzaro ormai fortunatamente ex, ha utilizzato questi tabulati come la foglia di fico per coprire tutte le sue malefatte e poi le ha utilizzate come paracadute per non utilizzarle a Catanzaro, dove probabilmente il nuovo procuratore generale avrebbe immediatamente mandato a Salerno.

Perché in quei tabulati c'è la prova della loro responsabilità penale. Non della mia. Quindi, non li manda a Salerno che era competente, non li manda al procuratore della Repubblica di Catanzaro che avrebbe potuto conoscere quei tabulati e quello che c'era, non li manda al procuratore della Repubblica di Palermo dove io ho svolto tutta la mia attività ma li manda a Roma che non c'entra niente.

Quindi si va a paracadutare questi tabulati sbagliando l'atterraggio perché in una procura che non ci azzecca nulla. Perché tra l'altro in quei tabulati c'erano delle inquisizioni che riguardavano magistrati della procura della Repubblica di Roma! Su cui stavamo indagando. Ora la procura di Roma indaga su di me e sui magistrati della procura della Repubblica di Roma. Si è ripetuto lo scenario che accadde tra Salerno e Catanzaro e si è ripetuto lo scenario che era già accaduto tra Milano e Brescia all'epoca delle indagini su Di Pietro. Con la sola differenza che all'epoca si chiamava Gico l'organo che fece quelle attività, adesso si chiamano Ros, ma sostanzialmente non è cambiato nulla.

In ultima analisi dico che io sono comunque fiducioso nella giustizia. Hanno cercato di mettermi tutti contro, hanno cercato di dire ad esempio, nel momento in cui c'era un rapporto di collaborazione con la procura di Milano anche fra De Magistris e la procura di Milano, un'amicizia personale fra De Magistris e Spataro, che siano statiacquisiti i tabulati di Spataro. Assurdo! Non è mai esistita un'ipotesi del genere. Nemmeno per idea! Come si fa a togliere a De Magistris l'appoggio della magistratura associata? Diciamo che ha preso i tabulati di Spataro. Come si fa a mettere il Csm contro De Magistris? Diciamo che ha preso i tabulati di Mancino.

Adesso i Ros dicono che nei tabulati che io ho preso ci sono, non so quante utenze del Consiglio superiore della magistratura. Non abbiamo acquisito tabulati del Csm, sono i signori magistrati di cui abbiamo acquisito alcuni tabulati, quelli sì, tra cui alcuni della procura nazionale antimafia ben precisi, due, solo due, che hanno contatti col Csm.

Ha inquisito il Quirinale! Ma quando mai? Se però qualcuno del Quirinale ha chiamato o è stato chiamato dai soggetti di cui ci siamo occupati validamente, bisogna vedere chi dal Quirinale chi ha avuto contatti con queste persone, ma io non ho acquisito i tabulati del Quirinale. A parte che se fosse stato fatto sarebbe stata attività assolutamente legittima perché, sia chiaro, le indagini in Italia non si possono fare soltanto nei confronti dei tossici e magari che siano pure extracomunitari, oppure quelli che sbarcano a Lampedusa nei confronti dei quali è possibile fare di tutto, compresa la creazione dei lager.

La legge è uguale per tutti. Tutti siamo sottoposti alla legge! Perché sia chiaro. Questo lo devono capire. Nel momento in cui a questi signori li si osa sfiorare solo da lontano, con la punta di una piuma, questi signori si ribellano e distruggono le persone che hanno solo il coraggio di fare il proprio lavoro.

Gli italiani questo l'hanno capito. E hanno capito che questo dottor Genchi di cui hanno detto tutte le cose peggiori di questo mondo... e io adesso pubblicherò tutti i miei lavori, dal primo sino all'ultimo pubblicherò tutte le sentenze della Corte di Cassazione, delle Corti d'Appello, delle Corti di Assise, dei tribunali che hanno inflitto centinaia e centinaia di anni di carcere col mio lavoro.

Ma le sentenze di cui io sono più orgoglioso non sono le sentenze di condanna, ma sono le sentenze di assoluzione! Sono quelle persone ingiustamente accusate anche per lavori fatti dal Ros che sono state assolte grazie al mio lavoro e che rischiavano l'ergastolo! E che erano in carcere. Persone che erano in carcere perché avevano pure sbagliato l'intestatario di una scheda telefonica. E adesso questi signori vengono ad accusare me di avere fatto lo stesso lavoro che loro... ma non esiste completamente!

Tutte queste fandonie e la serie di stupidaggini che sono state perpetrate addirittura in un organismo che è il Copasir! Che si deve occupare dei servizi di vigilanza sulla sicurezza, non sui consulenti e sui magistrati che svolgono la loro attività sui servizi di sicurezza!
Noi abbiamo trovato delle collusioni di appartenenti ai servizi di sicurezza, con delle imprese che lavorano per i servizi di sicurezza, che lavorano nel campo delle intercettazioni, che costruiscono caserme con appalti dati a trattativa privata per milioni di euro, noi stavamo lavorando su quello! Stavamo lavorando su quello e ci hanno bloccato perché avevano le mani in pasta tutti loro! Questa è la verità.

Questa è la verità e adesso mi hanno pure dato l'opportunità di dirla perché essendo indagato io non sono più legato al segreto perché mi devo difendere! Mi devo difendere con una procura che non ci azzecca nullacon la competenza, la procura di Roma, mi difenderò alla procura di Roma.

Però sicuramente la verità verrà a galla! E non ci vogliono né archivi né dati perché sono tre o quattro cose molto semplici. Le intercettazioni di Saladino utili saranno una decina, quando fu intercettato prima che De Magistris iniziasse le indagini, ma sono chiarissime! E l'attacco che viene fatto nei miei confronti parte esattamente dagli stessi soggetti che io avevo identificato la sera del diciannove luglio del 1992 dopo la strage di via D'Amelio, mentre vedevo ancora il cadavere di Paolo Borsellino che bruciava e la povera Emanuela Loi che cadeva a pezzi dalle mura di via D'Amelio numero diciannove dov'è scoppiata la bomba, le stesse persone, gli stessi soggetti, la stessa vicenda che io trovai allora la trovo adesso!

Ancora nessuno ha detto che io sono folle. Anzi, sarò pericoloso, terribile ma che sono folle non l'ha detto nessuno. Bene allora quello che io dico non è la parola di un folle perché io dimostrerò tutte queste cose. E questa è l'occasione perché ci sia una resa dei conti in Italia. A cominciare dalle stragi di via D'Amelio alla strage di Capaci. Perché queste collusioni fra apparati dello Stato servizi segreti, gente del malaffare e gente della politica, è bene che gli italiani comincino a sapere cosa è stata."

 
 
 

IO C'ERO

Post n°3 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da statodidiritto2009
 

Cari amici,
Torno a scrivere per segnalare un grande evento: domani 7 Gennaio 2009 saranno presentate alla Corte di Cassazione oltre un milione di firme raccolte per il referendum contro il lodo Alfano.
In proposito andate sul blog http://nolodocasta.blogspot.com/,  immesso nella rete in tempi non sospetti,  per comprendere la mia soddisfazione.
Io c'ero quel famoso 11 ottobre: è mio compito tenere sveglia la coscienza degli italiani per additare il pericolo dello scivolamento verso il neofascismo dal volto umano dominato dalla disinformazione mediatica in mano al potere dominante. 

 
 
 
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