Creato da Bushman il 08/02/2010

RIPENSANDOCI

Per pubblicare testi che facciano riflettere

 

 

COME SI PUO' PROVARE A RIPARARE I DANNI FATTI AL NOSTRO PAESE?

Post n°2 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da Bushman
 

PROSPETTIVE FUTURE PER L’ITALIA DI OGGI

 

In una moderna democrazia, è fondamentale che il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere giudiziario siano rigorosamente separati ed indipendenti l’uno dall’altro.

Quando la rigida divisione e la totale indipendenza di questi poteri cessano, abbiamo la dittatura.

Tempo fa e non so chi (ero all’estero, altrimenti avrei provveduto a fare un certificato medico per il ricovero coatto in psichiatria per pericolosità a sé e agli altri) ha avuto la grande pensata di abolire il voto preferenziale per cui il Parlamento s’è riempito di pappagalli parlanti ammaestrati a dire sì e no a seconda delle indicazioni del capo del partito che li ha scelti e che li paga con i soldi dei contribuenti, magari in premio per favori sessuali ricevuti (ho appena letto che nelle liste elettorali del PDL, due posti sicuri debbono sempre essere riservati a nomi suggeriti da Papi!).

Questo insensato stato di cose ha avuto l’obbligatoria conseguenza di estendere largamente i poteri dell’esecutivo anche all’ambito legislativo e così esautorare il Parlamento abolendo, di fatto, l’autonomia e l’indipendenza del potere legislativo e lasciando il potere giudiziario come unico contrappeso all’invadenza dell’esecutivo, ciò che ha scatenato la feroce guerra che l’attuale esecutivo sta combattendo per soggiogare anche la magistratura.

La volgarità, la prepotenza, la megalomania, l’incultura e la consapevolezza che il magliaro di Arcore ha degli innumerevoli reati commessi sia da lui che da molti dei collaboratori di governo da lui scelti fra quanto di più antisociale e incompetente era disponibile hanno provocato lo stato pagliaccio in cui oggi ci troviamo a vivere e in cui, vendutisi per denaro e potere, alcuni squallidi avvocati, dimenticando completamente che la loro etica professionale li obbligherebbe a dedicare la loro vita al servizio della giustizia, prostituiscono quotidianamente la loro cultura giuridica nell’inventarsi quei mostri giuridici che la stampa chiama eufemisticamente leggi ad personam, insieme con regolamentazioni meno evidenti, ma non meno velenose, per impedire alla Magistratura di funzionare autonomamente, come l’abolizione di fatto della Polizia giudiziaria per permettere all’esecutivo di pilotare qualsiasi indagine in modo da proteggere i membri della casta.

È facile per chiunque sia abituato a considerare lo studio della storia soprattutto come ricerca delle cause remote degli accadimenti recenti prevedere dove questo stato di cose ci condurrà obbligatoriamente, nonostante la generale accidia degli italiani di oggi che sono più interessati alle partite di calcio che ai destini della Patria, perchè, prima o poi, i cittadini capiranno che non debbono più nè rispetto nè obbedienza ad uno stato che tradisce continuamente i nobili principi consacrati nella nostra Costituzione e saranno costretti a dire basta e a ribellarsi, anche con mezzi violenti contro questi affossatori d’ogni libertà. I primi moti di ribellione si verificheranno, probabilmente, fra le forze di polizia, quando funzionari onesti non riusciranno più a tollerare la frustrazione di poter arrestare solo i ladri di polli e non anche i ladri di stato; poi, l’istinto all’ordine e alla disciplina farà muovere anche le forze armate ed allora avremo di fronte a noi il terribile bivio di tutte le rivolte armate contro cattivi governi: se il capo della rivolta si chiama Giuseppe Garibaldi, allora la democrazia uscirà trionfante e rafforzata, se invece si chiama Mengistu Haile Maryam o Robert Mugabe, allora si avrà una sanguinosa dittatura militare.

Non so quanto tempo abbiamo per aggiustare le cose, risalire la china e scongiurare l’esplosione della rivolta, ma non credo che sia molto.

Prima di tutto dobbiamo rinnovare il Parlamento mandandoci solo cittadini liberi da condizionamenti perchè scelti dagli elettori e non nominati dai capibastone delle varie camarille politiche, il che significa che si deve urgentemente reintrodurre il voto di preferenza e permettere a chiunque lo voglia di candidarsi, purchè presentato da un certo numero di altri elettori. Sarebbe ottima cosa, semmai, abolire il voto di lista che, dopo la fine dell’epoca di ideologie rigide, non serve più e far scegliere soltanto dai cittadini le singole persone di cui più si fidano, in modo che gli eletti possano sempre agire guidati solo dalla loro coscienza e non dalle direttive e dai ricatti del capataz del partito.

Per evitare la formazione di liste elettorali di lunghezza chilometrica e con nomi magari sconosciuti ai più, si potrebbe far votare lo stesso giorno per tutti i consigli comunali del Paese, perchè, a livello comunale, di solito, si conoscono i candidati, specialmente nei piccoli comuni. Poi, tutti i consiglieri comunali della stessa provincia, si dovrebbero costituire come corpo elettorale attivo e passivo, per nominare i consiglieri regionali e l’assemblea dei consiglieri regionali dovrebbe eleggere i membri del Parlamento della Repubblica.

I senatori potrebbero essere eletti in collegi uninominali, come si faceva in passato.

Questi nuovi legislatori, come loro primo atto parlamentare, dovrebbero votare le leggi capaci di evitare gli errori del passato remoto e correggere le vergogne del passato prossimo e cioè sanzionare che:

1. una legge approvata da una delle due assemblee legislative - Senato o Camera dei Deputati - deve essere promulgata dal Capo dello Stato così com’è, se entro un mese dalla sua approvazione, l’altra assemblea legislativa non la modifica;

2. va riaffermata la legge, oggi comunemente disattesa (come sempre succede a leggi che non comminano sanzioni), per cui chi è titolare di concessioni governative non può essere eletto nè al Senato nè alla Camera, estendendo lo stesso divieto ad avvocati difensori di personalità politiche, per evitare che siano tentati a stravolgere le leggi dello Stato a favore dei loro clienti;

3. dai candidati per qualsiasi assemblea elettiva si deve pretendere, come avviene per chi aspira ad impieghi statali, una fedina penale pulita e l’assenza di carichi pendenti in pretura o in procura;

4. per qualsiasi reato commesso da esponenti politici, le pene previste dal codice penale vanno sempre triplicate.

 

Subito dopo va riformata la Magistratura alla luce dei seguenti principi: in Germania, i processi si iniziano alle 7 del mattino e lo stesso possiamo fare noi con tribunali che debbono essere in sessione ogni giorno dalle 7 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 19; se il caso non si conclude alla fine della giornata, si prosegue il giorno seguente fino alla sentenza, senza rimandi e, se un avvocato è impegnato altrove, che mandi un sostituto o passi il caso ad un altro collega; il venerdì ed il sabato non ci sono sedute e in quei giorni i giudici si dedicheranno all’estensione delle sentenze; se 15 giorni dopo la fine del dibattimento la relativa sentenza non è stata pubblicata, il giudice estensore perde lo stipendio e l’anzianità pensionistica per tutta la durata del ritardo; dopo 4 ritardi il magistrato colpevole perde automaticamente il suo prossimo turno di promozione e, dopo 8 ritardi, viene licenziato con perdita della pensione

 

Un ulteriore cambio di mentalità (gli esperti sapranno certamente trovare un testo adatto) deve abolire il velenoso tabù tutto italiano del “primato della politica” e sostituirlo col primato della competenza, per cui, tanto per fare degli esempi, i giornalisti della radiotelevisione statale debbono essere nominati dal collegio nazionale dei professori ordinari di giornalismo e scienza dell’informazione nelle università statali, integrato dal presidente dell’Ordine dei giornalisti e mai dall’esecutivo, affinchè le scelte siano fatte in base alla competenza professionale e non in base alla servitù politica; le decisioni sui treni ad alta velocità verranno demandate al collegio degli ordinari di ingegneria del traffico nelle università statali e il collegio degli ordinari di fisica nucleare nelle università statali, magari sotto la presidenza del Premio Nobel Rubbia, deciderà sulle centrali nucleari, per evitare che incompetenti politici decidano in funzione delle tangenti che si aspettano di incassare dalle ditte che farebbero i lavori (vedi la triste storia del folle progetto del ponte sullo stretto di Messina). Per evitare l’improbabile evenienza che la politica entri surrettiziamente anche in questi collegi di esperti, si potrebbe obbligare a prendere decisioni con una maggioranza minima elevata, come si fa per l’elezione del Presidente della Repubblica.

 

 
 
 

AFGHANISTAN E ALTRO

Post n°1 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da Bushman

 

 AFGHANISTAN E ALTRO

 

Tempo fa, 6 nostri soldati sono stati uccisi in un attentato a Kabul e, giustamente, molti si sono chiesti che cosa stiamo a fare in Afghanistan e perché non ce ne torniamo a casa, nonostante il rischio di passare per codardi e inaffidabili.

La risposta ufficiale è che quei ragazzi sono morti perché l’Italia deve lealmente onorare gli impegni che ha in quanto stato membro della NATO, per cui, la domanda pregiudiziale che ci si dovrebbe porre non è se ci si debba unilateralmente ritirare dall’Afghanistan, ma che cos’è la NATO oggi e perché ne siamo membri.

Noi cittadini siamo talmente abituati a non pretendere risposte a certe domande (addirittura non sappiamo più neppure farle!) e gli squallidi membri del nostro attuale, impresentabile governo, sono più abituati a discutere di volgarità che di politica vera, per cui nessuno ha mai dedicato un minimo di attenzione a questo problema.

Quando il regime sovietico metteva spavento per la sua vocazione imperialistica e la sua potenza militare, le potenziali vittime di un attacco militare sovietico, cioè le nazioni del mondo libero, decisero di unirsi in una solida e bene organizzata alleanza militare a scopo difensivo che ci mettesse in condizioni di contrastare efficacemente un eventuale attacco militare sovietico e, così, nacque la NATO. In questa ottica, dare agli Stati Uniti d’America la direzione tattica e strategica delle forze armate dei Paesi membri della neonata alleanza fu una decisione di una logica inevitabile, dato che erano solo gli Stati Uniti a possedere un effettivo deterrente ad un attacco atomico.

Oggi, l’impero sovietico non esiste più e l’Occidente non corre più alcun rischio di essere attaccato da eserciti moscoviti con armi atomiche per i programmi antimissilistici che Bush voleva imporci non avevano alcuna giustificazione strategica, dettati come erano soltanto dai suoi debiti elettorali nei confronti dell’industria bellica statunitense, che richiedeva a gran voce il suo tornaconto miliardario.

L’assenza del pericolo sovietico rende la NATO assolutamente obsoleta e inutile, per cui, oggi, gli eserciti europei messi agli ordini della NATO servono solo e soltanto come economica e bene addestrata carne da cannone a disposizione della politica statunitense. La situazione geopolitica del mondo di oggi, in cui l’Unione Europea è, almeno potenzialmente, uno dei più importanti protagonisti, consiglia ben altro, anche se nessuno ne parla!

Un meccanismo comunemente osservabile nello studio della storia è che quando stati si consociano a scopo collaborativo perchè condividono dottrine sociali, economiche e morali, la loro alleanza si dota sempre di una comune forza militare ma, misteriosamente, questo non avviene nell’Unione Europea, dove tutti i governi sembrano mesmerizzati e condizionati dalla loro appartenenza alla NATO e nessuno prova a pensare autonomamente, per cui è ora che qualcuno si faccia sentire perché gli stati membri dell’Unione Europea escano dalla NATO per formare un’alleanza militare europea, in cui invitare toto corde anche l’odierna Russia in via di democratizzazione e non più malata dell’imperialismo sovietico e è, invece, la nostra naturale colonia commerciale capace di acquistare tutto quello che produciamo, pagandolo in energia e materie prime, un’alleanza che, oltretutto, combinando la potenza atomica di Francia, Inghilterra e Russia con le capacità industriali e scientifiche dell’Europa tutta, sarebbe la più potente alleanza del globo!

Immagino che subito qualcuno urlerà che così si indebolirebbe il fronte comune contro i massacri e gli attentati dei cosiddetti fondamentalisti islamici e lo farà senza rendersi conto, invece, che è proprio la perdente strategia, impostaci dagli Stati Uniti d’America, di combattere il fondamentalismo islamico con armi da fuoco che, invece, non solo ci priva di ogni più remota possibilità di successo, ma che rafforza e motiva con un senso di autodifesa il fondamentalismo islamico, rendendo il problema sempre più irrisolvibile, per il semplice motivo che non si può combattere una battaglia culturale con azioni militari!

Nella loro patetica incultura, Bush e compagni non hanno mai neppure pensato a combattere la giusta battaglia contro il fondamentalismo islamico sull’unico terreno in cui essa può essere vinta: quello della cultura religiosa e dell’esegesi coranica.
Le moderne masse islamiche sono, purtroppo, cadute in un baratro di ignoranza agli antipodi della sofisticazione culturale, per esempio, del Califfato di Cordova, che le rende completamente incapaci di sottrarsi agli inganni di pochi spregiudicati e criminali agitatori che, in perfetta mala fede, presentano alle masse incolte come un dovere religioso l’esecuzione degli assassinii e degli attentati da loro ordinati per i loro loschi fini politici, contando sul fatto che, queste masse incolte, illetterate e completamente ignare dei veri principi dell’etica coranica, non si renderanno mai conto di essere usate per volgari e criminali scopi di potere personale.

Mi spiego meglio per chi non si è studiato il Corano e non conosce il vero insegnamento di Maometto. Secondo il Corano, una guerra è giusta solo se combattuta in difesa della propria umma (comunità, famiglia, patria) e della propria religione, ma un soldato che stia combattendo questa guerra giusta, secondo il Corano, non può colpire un soldato nemico disarmato e, soprattutto, non può arrecare danni alla vita ed alle proprietà dei civili, cioè dei non combattenti, anche se facenti parte del popolo nemico!

Alla luce dell’etica coranica, per esempio, i bombardamenti delle città nemiche eseguiti sistematicamente dai popoli cristiani coinvolti nell’ultima guerra mondiale sono rigorosamente vietati.

Per il Corano, il suicidio è sempre haram, cioè, vietato senza eccezione alcuna, per cui, quando Osama Bin Laden dice ai suoi utili idioti di imbottirsi di esplosivo e farlo esplodere in un supermercato di una città che lui considera nemica, dà due insegnamenti assolutamente blasfemi e contrari all’etica coranica, per cui, se gli islamici avessero ancora un califfo (capo religioso, politico e militare) come negli anni immediatamente dopo la morte di Maometto, Osama e i suoi compari sarebbero ipso fatto giustiziati per blasfemia. Il fatto che i taliban fondano finanziariamente la loro guerriglia sulla vendita di stupefacenti costituisce di per sé un ulteriore motivo perché essi siano impresentabili alla luce dell’etica islamica! In altre parole, il fondamentalismo islamico sta al vero Islam, come i roghi delle streghe stanno al vero Cristianesimo! Quindi, considerando quanto detto, una strategia che possa avere successo contro il fondamentalismo islamico non si deve fondare sulle immense spese militari su cui essa viene oggi fondata dall’insipienza statunitense, ma si deve valere di schiere di competenti maestri coranici capaci di illuminare le masse islamiche e permettere loro di conoscere meglio i veri principi etici della loro religione.

 

Questo concetto dell’inutilità delle armi da fuoco e degli eserciti in una battaglia di cultura andrebbe applicato specialmente al grosso problema dell’Afghanistan, un popolo che mai nella storia è stato soggiogato da un esercito straniero, sia per via della sua mentalità, sia per la geografia del Paese. C’è una strada maestra per riportare la pace in Afghanistan che, misteriosamente, nessuno pensa di considerare: una volta chiarito qual è il vero insegnamento coranico, bisognerebbe lasciare che i rappresentanti tribali delle differenti etnie afghane si riuniscano, secondo le loro antiche tradizioni, in un’assemblea costituente per liberamente eleggere il loro capo di stato e per deliberare sulla organizzazione statale che preferiscono, come hanno sempre fatto con successo durante tutta la loro storia!

Si può obiettare che i taliban non sono un’etnia, ma una specie di setta religiosa autoreferenziale, senza un vera filosofia ed una vera teologia su cui fondarsi, una setta tenuta in vita da poteri estranei alle vicende afghane ed estranei alla teologia islamica , oscuramente connessi con gli intrighi della politica interna pakistana e, quindi, sfuggirebbero alla definizione di legittimi membri dell’assemblea costituente sopra menzionata, ma questa sarebbe un’obbiezione solo formale e di scarso valore procedurale, perché i taliban sono solo quattro gatti urlanti sui tetti che fondano la loro influenza sull’ignoranza teologica delle masse afghane e sarebbero immediatamente messi a tacere e neutralizzati dai legittimi poteri tribali della tradizione afghana, nonostante la loro potenza finanziaria fondata sul narcotraffico.

Tutto questo, però, non può essere neppure tentato da noi europei se continuiamo a fornire truppe coloniali al comando statunitense della NATO, se continuiamo a sottostare ai pazzi ordini di Washington secondo cui basta organizzare in Afghanistan delle presunte libere elezioni per far eleggere capo dello stato, a forza di brogli elettorali, un ex impiegato dell’industria statunitense!

Prima di imporre all’Afghanistan il tipo di democrazia rappresentativa a cui siamo abituati noi, dobbiamo lasciare libera di evolversi la loro democrazia tribale e mai dimenticare un fatto troppo spesso ignorato da europei e da americani: i popoli che sono ancora organizzati in tribù e cabile non sono in antitesi con i nostri principi fondamentali di democrazia, perché il capotribù, in Africa, come in Asia (sono stato quasi 40 anni in Africa e conosco bene gran parte dell’Asia), non governa con la prepotenza di un dittatore, fondata sulle armi della sua polizia, ma governa interpretando il libero consenso della tribù, in una forma di democrazia diversa dalla nostra, ma non per questo meno vera e meno rispettabile.

 

A questo punto, credo che si debba fare anche un altro tipo di commento. Un soldato, per combattere bene, ha bisogno di una motivazione ideale, fatta di amor patrio Il mio nonno materno ha combattuto sul Pasubio durante la I Guerra mondiale e un suo ufficiale subalterno morì in un assalto alla baionetta di una postazione austriaca. Questo giovane soldato scriveva poesie e i suoi colleghi, in sua memoria, le hanno poi pubblicate postume ed io ho trovato la pubblicazione nella biblioteca di mio nonno. Non sono composizioni di grande valore letterario, ma a leggerle ci si commuove per l’intensità del suo amor patrio e per il suo incontenibile e romantico desiderio di offrire la sua vita alla Patria. A margine ho trovato una nota piena di invidia, scritta da mio nonno a matita: ‘Perché lui sì e io no?’.

Ve lo immaginate un giovane soldato americano, figlio di una famiglia senza mezzi economici e che si è arruolato perchè l’esercito gli ha promesso di pagargli l’università una volta congedato, che desidera romanticamente di morire da eroe in battaglia affinché gli azionisti di Halliburton vedano aumentati i loro dividendi?

Questo stato di cose ha anche una ricaduta sulla competenza di questi soldati. Tutti ricordiamo il triste episodio dell’agente segreto italiano che, dopo essere riuscito a liberare una giornalista, insensatamente, non si è fermato ad un posto di blocco americano ed è rimasto ucciso dalle inconsulte raffiche di mitra sparate ad altezza d’uomo. Se i soldati di quel posto di blocco fossero stati minimamente competenti, uno di loro si sarebbe sdraiato per terra, avrebbe mirato alle gomme con la canna del fucile parallela al terreno e, con due tiri facilissimi, avrebbe bloccato il veicolo, perché con un semplice fucile a ripetizione, in 5 secondi avrebbe fatto scoppiare entrambi i pneumatici posteriori, senza uccidere nessuno e senza rischiare di far esplodere il veicolo, se carico di esplosivo! In Africa, sono stato assalito due volte da bufali inferociti, uno ferito di striscio al collo da un turista danese e che aveva, il giorno prima, massacrato un africano che, per caso, si era trovato in boscaglia al posto sbagliato nel momento sbagliato ed ho imparato che non è la densità di fuoco a risolvere il problema, ma la precisione del tiro. Possibile che l’addestramento dato a quei soldati non avesse loro insegnato questo elementare principio?

 
 
 
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