SVEGLIAMOCI

PRECARI E’ L’ORA DELLA RIVOLUZIONE!


Lavoro da quando ho 19 anni. Oggi, ne ho 38. Sulla carta sono un giornalista. In realtà, sono un precario. Un invisibile. E ogni anno ho il terrore di non riuscire ad ottenere un altro contratto che mi consenta di sopravvivere. Ma la mia storia personale e le mie mille iniziative che inutilmente ho tentato di realizzare, non sono importanti, se non nell’essere tristemente simili a quelle di chissà quanti altri precari che, come me, hanno la speranza di trovare un lavoro “stabile” che ci consenta di progettare e credere ancora nel futuro.SIAMO E SAREMO UNA GENERAZIONE SENZA PENSIONE, questa è la nostra unica consapevolezza. Ma io, e sono convinto di non essere il solo, non posso accettarla! Non è nel mio carattere arrendermi. Personalmente avrei potuto usufruire di svariate raccomandazioni ed essere, oggi, un felice caporedattore. Ma non ho voluto approfittarne più di tanto, perché ho sempre creduto nella forza delle idee e nella volontà. Ed, invece, sono ancora un giornalista pubblicista dal 1992, incatenato nel girone dei “sospesi”.  PERO’ E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI REAGIRE!Di protestare e di riprenderci quei diritti che ci sono negati.  Io non voglio ritrovarmi, già fra qualche anno, a fare la fila alla Caritas per mangiare. Voglio opportunità! E’ giunto IL MOMENTO DI FARE UNA RIVOLUZIONE. UNA RIVOLUZIONE ANCHE SOLO CULTURALE, nonostante sia anche disponibile ad una protesta “fisica” e più “vigorosa”. Il sistema politico (lo so che scivolo nel qualunquismo), deve essere rifondato. Basta leggersi il libro, “La Casta”, di Stella e Rizzo, per farsi un’idea degli INACCETTABILI sprechi italioti. Perché nessun parlamentare ha mai protestato o si è INDIGNATO? Si preoccupano realmente della nostra misera condizione? Per non parlare di chi non ha la casa ed altre infinite e disumane ingiustizie.  Il nostro problema, però, è che non abbiamo mezzi di “ricatto” per dar peso alle nostre “ragioni”. Non abbiamo “potere” perché non contiamo nulla. Forse l'unica soluzione è minacciare un assenteismo di massa, al voto. Sì lo so, sto esprimendo questo concetto in modo fin troppo stringato ed al limine retorico ma, indipendentemente da questo, vorrei un’unione. Una condivisione. INCAZZIAMOCI TUTTI INSIEME e forse potremmo riprenderci il presente ed il nostro futuro! Uniamoci e DIFENDIAMOCI