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LA TERRA E' IN RITARDO

Post n°36 pubblicato il 30 Aprile 2006 da ilsacrista

Probabilmente il dettaglio è sfuggito anche ai più scrupolosi amanti della puntualità, ma la Terra, durante il 2005, ha rallentato il suo girotondo intorno al Sole. Diciamo che se l'è presa un po' più comoda durante il consueto giro nello spazio: ha perso un secondo tondo tondo. Gli orologi atomici, controllati a vista dagli scienziati di Parigi, massimi esperti internazionali, lo scorso Capodanno hanno aspettato un secondo in più prima di stappare lo champagne che sanciva l'ingresso ufficiale nel 2006. Diciamo subito, per tranquillizzare, che l'indugiare del nostro pianeta rispetto alle rigide tabelle di marcia spaziali dovrebbe costituire un problema solo verso l'anno 1.450.000.000 dopo Cristo. Quindi abbiamo tutto il tempo per prepararci.
Quello che incuriosisce, invece, è la precisione raggiunta dagli orologi ai nostri giorni (colgono fuggenti attimi infinitesimali con l'errore di un secondo ogni 3 milioni di anni) che misurano contando le oscillazioni elettromagnetiche emesse dagli atomi di cesio, idrogeno o rubidio opportunamente "eccitati". Niente a che vedere con gli ingranaggi di rotelle e rotelline, caricate a molla, dei primi orologi meccanici inventati dai monaci durante l'Alto medioevo per dare la sveglia e cadenzare le ore di preghiera. Per quanto precisi, con l'andare del tempo perdevano per strada qualche manciata di secondi, oppure procedevano con passo più spedito rispetto al movimento degli astri. "Difetti temporali" che certamente non precludevano la validità del salmodiare quotidiano ma che, se usati ai giorni nostri, sarebbero fatali in molte circostanze, come l'atterraggio di un aereo o il lancio di un missile: ogni nanosecondo (ovvero ogni miliardesimo di secondo) di errore nella sincronizzazione degli orologi equivale in questi casi a 30 centimetri di scarto: per una bomba intelligente significa sbagliare bersaglio e per un aereo (ad esempio il Jumbo) vuol dire mandare fuori uso gli ammortizzatori quando toccano terra.
Oggi gli orologi sono gli oggetti più guardati al mondo, dopo la nostra immagine allo specchio. Si racconta che prima di essere giustiziata per "abuso di potere regale" la regina Maria Antonietta ne ordinò uno realizzato dal più bravo artigiano francese, dimostrando ai suoi sudditi che si poteva perdere la testa ma non la cognizione del tempo. Gli Australiani hanno tra i loro simboli nazionali un orologio, il più grande del mondo, realizzato nel 2000 per il Queen Victoria Building: appeso al soffitto del palazzo, la sua cupola coperta in oro a 23 carati per rappresentare il tempo si apre a spicchi: è un gioiello di meccanica costato un milione di dollari australiani (circa 800 mila euro).
Ritenuti ormai indispensabili, gli orologi ci accompagnano ovunque, e regolano la nostra vita come un comandante in territorio di guerra: non è una metafora azzardata se pensiamo alla lotta che tutti i giorni ingaggiamo contro il tempo. Questa grandezza fisica, che imbarazza nella sua definizione scienziati e filosofi (Sant'Agostino diceva di conoscere il tempo se nessuno però gliene domandava spiegazione) ci costringe a inseguirla come se fosse, per usare un'immagine di Borges, una tigre che implacabile divora ogni cosa. Sportivi, robusti, subacquei, antigraffio, tecnologici, di lusso, giovanili, classici, sgargianti o vere patacche vendute come rarità, gli orologi mantengono saldo quel rapporto morboso che l'umanità intrattiene con il tempo. Un rapporto relativo, come spiega l'astrofisica Margherita Hack: "Abbiamo la nozione del tempo perché tutto muta, tutto cambia, tutto nasce e muore. Il tempo ha sempre un aspetto soggettivo: dipende dall'età, dalle situazioni, dalle nostre condizioni fisiche. Da bambini un anno di scuola è lunghissimo, da adulti i decenni volano via'". E' la relatività, come ci ha insegnato il grande Einstein, che amava anche lui spiegare la cosa con un esempio divertente: "Provate a stare mezz'ora con una bella ragazza e poi mezz'ora seduti su una stufa accesa: in uno dei due casi il tempo vi sembrerà più lungo".

 
 
 
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