Dalla sacrestia

GLI INDIANI VISITANO ALME'


Sono arrivati su un furgoncino «galoppante» senza archi e frecce, ma con uno strano strumento a fiato e tanta voglia di comunicare tradizioni e cultura ai 158 alunni delle classi medie di Almè accompagnati dalle insegnanti e dal sindaco Bruno Tassetti.Loro sono i cinque indiani della tribù canadese dei Cree (Sage, Bo, Anaela, Dustin e Leo) che hanno accettato l'invito di Gian Battista Scolari alla Riviera (26.000 metri quadrati di verde, frutti e animali domestici con un pavone come mascotte), raggiungibile percorrendo la pista ciclopedonale che porta al fiume Brembo. Hanno esordito sostenendo che il sorriso è la migliore medicina per star bene e che i cartoni animati e i telefilm sugli indiani d'America sono zeppi di imprecisioni. «Quando sentite un tamburo roboante dal ritmo incalzante – hanno spiegato con tanto di dimostrazione pratica – non è un tamburo indiano, ma solo una forzatura della fiction cinematografica. Sui tamburi indiani si batte solo il pulsare del cuore della terra. Dunque se il ritmo che avvertite non assomiglia al battito del vostro petto state certi vi stanno ingannando sul conto degli indiani». Poi hanno indossato i loro costumi tradizionali e davanti agli occhi incuriositi dei ragazzi hanno danzato e cantato. «Abbiamo una canzone per ogni occasione – ha detto Anaela –, se un amore nasce oppure se un sentimento muore i Cree hanno una melodia appropriata». In alcuni balli sono comparsi dei cerchi colorati. «Se li osservate attentamente – ha concluso Leo – potete vedere la natura che ci circonda: un albero, un cavallo o un uccello in volo». Grande l'entusiasmo di Scolari, della moglie Giuliana e delle tre figlie Sara, Marta e Rossana. «Non sono in me dalla gioia – ha detto Scolari –, quando ho comprato questa terra ridotta a una discarica avevo in testa il sogno che si è realizzato oggi. Aprire i cancelli alla gente perché si incontrasse e riscoprisse il valore della natura che ci circonda». «E pensare – ha detto l'assessore con delega all'Ambiente Arturo Albani Rocchetti – che in questo splendido posto con tigli, castagni, noccioli e querce incombe l'idea di costruire un ponte di cemento». Meglio non pensarci e seguire l'invito scritto a caratteri cubitali sulla cancellata di Scolari: «Guardate fratelli: è primavera».