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DUE PAROLE SU VITTORIO MESSORI

Post n°46 pubblicato il 02 Dicembre 2006 da ilsacrista

Vittorio Messori è un intellettuale con i piedi per terra, che guarda dove cammina, poco incline a lanciarsi in astratti voli pindarici. A salvarlo dal grave rischio di diventare uno testa d’uovo disincarnata dalla realtà è stato prima di tutto il giornalismo. Non quello che snocciola elzeviri e “spalle” sociologiche nelle redazioni culturali, ma quello vissuto per strada negli anni giovanili, inseguendo la notizia e riportando i fatti in articoli di cronaca lunghi al massimo 150 parole per le pagine della Stampa di Torino. «La cronaca – ha detto presentando i suoi libri “Emporio Cattolico” e “Ipotesi su Maria” – mi tolse definitivamente dalla tentazione di concedermi a fisime intellettualistiche. Il giornalismo mi ha permesso di conoscere la gente vera e di scrivere articoli “digeribili”». Pezzi “facili” dove i termini “a rischio incomprensione” vengono vagliati con il lemmario di frequenza del CNR. «Se una parola è poco usata, cerco di cambiarla per non scoraggiare il lettore il quale deve avere vita facile. La fatica resta solo a chi scrive». Questo è lo stile di Messori: scorrevole, senza note a fondo pagina, senza ardui ostacoli lessicali e allo stesso tempo elegante variegato, ma non troppo, da quello che lui chiama “un semplice latinetto”. E se a ciò si aggiunge la tenace meticolosità con cui prepara i suoi scritti, la determinazione a sfuggire l’effimero non dovrebbe sorprendere se i suoi volumi  godano di un successo conclamato. “Emporio cattolico” e “Ipotesi su Maria” (gli ultimi usciti) non sono discariche di vecchi articoli pubblicati su quotidiani e riviste, una sorta di rivisitazione destinata a far cassa, ma la decantazione di un lavoro passato attraverso il laboratorio giornalistico e la conseguente risposta dei lettori. Sono libri apologetici, indagano cioè le ragione del credere, setacciano indizi e ricercano prove affinchè la scommessa della fede sia, sì, un salto verso il mistero, ma con addosso il paracadute di una riflessione razionale. Continua così quell’apostolato, paludato da cronista, iniziato nel 1976 con “Ipotesi su Gesù” (più di un milione di copie vendute in Italia), una vera inchiesta, lucida e documentata, sull’uomo di Nazaret. «In quegli anni – dice Messori – avrei potuto occuparmi di politica, ma l’argomento era pane per troppi. Così per una scelta personale, sostenuta anche da una conversione al cristianesimo – una “sberla dall’Alto” che mi ha portato a credere -  ho deciso, per dirla alla San Domenico, di fare partecipe gli altri delle verità che mi è stato concesso di contemplare». In “Emporio cattolico” (480 pagine, 18 Euro, edito da Sugarco) si parte dall’attualità (quella che Messori si impone di conoscere tutti i giorni attraverso la lettura dei giornali al Caffè di Desenzano sul Garda) per tentare indagini storiche e riflessioni che aiutino a ritrovare una prospettiva cristiana, cattolica, sugli eventi. «Il titolo del libro – spiega Messori – è mutuato da quel fantasista della carità dell’Ottocento torinese che è stato il beato Francesco Faà di Bruno il quale chiamò Emporio cattolico il magazzino dove stoccava grandi quantità di merci da rivendere in città a prezzi accessibili. Una sorta di cooperativa sociale scaturita da un Vangelo annunciato che concepiva la vita terrena come una preparazione verso l’aldilà. Non solo pane, ma soprattuto il paradiso voleva Don Bosco per i suoi ragazzi. Un po’ il contrario di quanto succede oggi dove la Chiesa appare come una Croce Rossa con l’hobby del Vangelo con molti “clericali engagées” che trascurano la Messa per dedicarsi politicamente al sociale. Questo nella Torino dei Santi, come Faà di Bruno, Cafasso, Cottolengo, Allamano, Bosco e Murialdo, non succedeva». Un Messori come al solito schietto, senza reticenze. Aspetti dell’autore che troviamo anche in Ipotesi su Maria (543 pagine, 18 Euro, edito da Ares), un volume atteso da molti lettori che in qualche modo colma una lacuna se consideriamo il cristocentrismo di Ipotesi su Gesà dove il nome della Madonna non compare mai. «Questo non per posizione teologica scettica nei confronti di Maria – sottolinea Messori – ma perché chi è accecato dalla luce di Cristo non vede null’altro. E’ stata poi la conoscenza di Gesù che mi ha condotto “in casa” presentandomi la Madre. Si può incontrare Maria solo se si entra in intimità con il Figlio». Il risultato è un libro splendido che racconta le straordinarie epifanie mariane indagandone, nel rispetto del mistero, la loro strategia. Come a dire che la Madonna non appare a caso, ma le sue apparizione (da Lourdes a La Salette, da Fatima e Banneux) avvengono per esortare la fede nel Figlio in particolari frangenti storici. «Maria – conclude Messori – non è una devozione da tollelare in anziani bigotti, ma è la radice di carne della nostra fede. Senza di Lei si perde Gesù». Diceva Mauriac: «Noi non dobbiamo allontanarci da Nostra Signora per avvicinarci a coloro che l’hanno rifiutata o relegata in un angolo. Dobbiamo, anzi, restituirla ad essi, mostrando quale tesoro abbiano perduto. C’è una carità fraterna nell’ecumenismo che va praticata, per quanto attiene a Maria e al suo culto. E’ doveroso spartire la propria ricchezza, non adeguarsi alla povertà altrui».

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