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Articolo di un anno fà

Post n°20 pubblicato il 04 Maggio 2007 da salute.tezze
 

20/04/2006 - Giornale di Vicenza

Quattordici operai stroncati da tumori
Ipotesi di reato: omicidio colposo plurimo

Avviso di garanzia all’assessore Rocco Battistella
(il quale sembra ripresentarsi per le prssime elezioni provinciali ndr) Giovedì 20 Aprile 2006 Quattordici operai stroncati da tumori Ipotesi di reato: omicidio colposo plurimo Avviso di garanzia all’assessore Rocco Battistella Era impiegato al reparto cromatura della Tricom L’indagine condotta dagli agenti della Forestale agli ordini dell’ispettore Alberto Spoladori sull’inquinamento da cromo esavalente sta portando a clamorosi risultati. Oltre all’ex sindaco del paese indagati anche i legali rappresentanti della Tricom e della PM Adriano Sgarbozza, Paolo Zampierin e Adriano Zampierin. Tra le ipotesi di reato anche lesioni personali colpose gravi, omissioni di cautele e difese contro disastri e infortuni sul lavoro. Utilizzati quintali di sostanze tossiche con effetti cancerogeni di Davide Moro Nuova bufera giudiziaria sulla Pm Galvanica di Tezze. La Procura di Bassano ha aperto un fascicolo sulle morti sospette di 14 operai che lavorarono nell’azienda di via Tre Case. Nel registro degli indagati sono state iscritte quattro persone, fra le quali l’assessore provinciale Rocco Battistella, 73 anni, residente a Tezze, che nella ditta incriminata, già impiegato nel reparto cromatura. Le ipotesi di reato sono gravissime: omicidio colposo plurimo e aggravato, lesioni personali colpose gravi, omissioni di cautele e difese contro disastri ed infortuni sul lavoro e violazione sulle norme della sicurezza ed igiene negli ambienti di lavoro. Per gli stessi reati sono indagati anche Paolo Zampierin, 61 anni, di Tezze, legale rappresentante della Pm; Adriano Sgarbossa, 61 anni, di Tezze, legale rappresentante della Tricom; e Adriano Zampierin, 62 anni, di Romano, in qualità di responsabile del reparto cromatura e quindi anche del personale lì impiegato. L’inchiesta giudiziaria, denominata Cronak (dal nome di uno dei processi di cromazione), è nata da una segnalazione della Procura di Padova ai colleghi bassanesi, risalente all’aprile di tre anni fa. Le informazioni riguardavano un inquinamento ambientale da cromo esavalente che, tra gli altri effetti, provocò delle anomalie genetiche su delle piantine di margherita in un’abitazione di Tezze, notizia a suo tempo riportata anche dal nostro giornale, e il decesso di una persona, pare, a causa dell’esposizione da cromo avvenuta quando lavorava alla Pm. Inevitavile l’apertura d’ufficio di un fascicolo, alla quale è seguita la delega delle indagini alla sezione di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato di Bassano. Nell’ultimo anno, assieme al sostituto procuratore Giovanni Parolin, del caso si sono occupati l’ispettore superiore Alberto Spoladori, responsabile della polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato, e tre suoi agenti. Gli inquirenti, dalle testimonianze di oltre cento persone e dalle prove raccolte, ritengono che la morte di almeno 14 operai che lavorarono alla Tricom-Pm Galvanica, fra i quali anche una donna, siano riconducibili all’esposizione alle sostanze tossiche impiegate nella ditta di Tezze. I decessi sarebbero avvenuti per neoplasie ai polmoni, all’esofago e ai bronchi. Di tutti è stata ricostruita con accuratezza la storia sanitaria, sia sequestrando le cartelle cliniche conservate negli ospedali di Bassano, Padova e Cittadella, sia interrogando famigliari e conoscenti. Secondo la sezione di polizia giudiziaria della Forestale non ci sarebbero dubbi sulle responsabilità dei quattro. Già dopo alcuni anni dall’avvio dell’impianto di galvanica, avvenuto nel 1975, la maggior parte degli operai accusava iperemie croniche alle mucose nasali, epistassi, bronchiti croniche, tracheiti e le prime perforazioni della mucosa nasale. Danni che, tra l’altro, coincidono perfettamente con quelli che la letteratura scientifica associa alle patologie riscontrate nei lavoratori impegnati nei bagni di cromatura. La Procura ritiene gli indagati responsabili perché nessuno degli operai poi deceduti, pur accusando evidenti patologie, anche certificate, collegabili all’esposizione alle 29 sostanze chimiche utilizzate nell’impianto della Tricom e, dal ’95, della Pm Galvanica (fra le quali acido cromico, acido solforico, cianuri, soda caustica e altre sostanze tutte con effetti cancerogeni), venne dislocato in altri reparti meno a rischio per evitare complicazioni. Secondo l’indagine, nelle 49 vasche sarebbero stati versati 800 chili di soda caustica, mille chili di vari tipi di cianuro, 1080 chili di acido cromico. La soda caustica veniva sostituita completamente ogni cento ore lavorative. Inoltre, risulta che alla Tricom-Pm Galvanica la situazione degli impianti per la prevenzione degli infortuni, come quelli di aspirazione, fosse piuttosto grave. I macchinari per la prevenzione degli infortuni, infatti, o erano insufficienti per il volume di vapori dannosi sprigionati, o addirittura non funzionavano. Per contro, dalle 49 vasche piene di sostanze dannose che costituivano il reparto incriminato i fumi prodotti erano notevoli. Non bastasse, il Cfs ha accertato che la ditta era sempre al corrente dell’imminenza di controlli che gli appositi enti predisponevano, riuscendo quindi a modificare tempestivamente alcune linee di lavorazione, in particolare quella galvanica e lavorativa, e nei pozzetti che a detta degli inquirenti prima c’era un cocktail di sostanze velenifere, all’atto del prelievo veniva trovata acqua che rispettava i valori di legge. Idem per le concentrazioni di sostanze chimiche disperse nell’aria. In merito agli accertamenti sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro, poi, è stato accertato che gli operai erano privi delle protezioni necessarie per lavorare con prodotti altamente tossici. Dopo quasi un anno di lavoro serrato, sfociato in un accurato dossier finito sul tavolo del sostituto procuratore Giovanni Parolin, nei giorni scorsi sono stati notificati ai quattro indagati gli avvisi di garanzia. L’inchiesta comunque non è finita: gli accertamenti vanno avanti e si stanno aprendo altri filoni, sui quali al momento vige però uno stretto riserbo.

 
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